Vi racconto una storia che avrei dovuto raccontare tempo fa.
Qualche mese fa decido di andare a trovare un amico, P., che non vedo da tanto e che abita vicino ad un luogo dove ci si perde per definizione.
Mi presento con due blotter venduti come lsd, comprati ad una festa da alcuni amici, ma di ignota portata.
Decidiamo di perderci in questo bel luogo, io prendo, nel corso del pomeriggio, 3 quartini. Il mio amico invece, appartenente al funclub della speed e poco affine agli psichedelici, a cui è fin troppo sensibile, solo uno.
Sento un sapore metallico e informo P che non è quello che pensavamo. Non mi sono mai informata molto sul modo di prendere gli Nbome, quindi i tre quartini non li ho presi tutti insieme ma a distanza di tempo.
Dopo più di un'ora inizio a sentirne gli effetti, e così il mio amico. Abbiamo dispercezioni non troppo forti, le piante si muovono e i contorni delle piante si fondono, il tutto ondeggia in un modo piacevole e gestibile. I colori sono accesi e i rami sono particolarmente divertenti.
Camminiamo e vaghiamo per questi alti e freschi corridoi di piante finchè non decidiamo di sederci su una panchina e di mangiare delle ciliegie che mi sono portata dietro.
Per tutto il tempo trascorso in questo posto abbiamo parlato, ma parlato tantissimo! E non quei discorsi vuoti che si fanno un po' a caso, tanto per... un po' per il fatto che da soli non ci eravamo mai visti, un po' per la sostanza che rende veramente semplice parlare di cose anche intime, abbiamo trascorso il tempo parlando di noi, dei blocchi che ognuno può avere. Di come sia io che lui non ci lasciamo conoscere davvero pur essendo piuttosto socievoli.
Per tutto il tempo in cui siamo stati in questo posto ho trovato difficile deglutire.
Usciamo e andiamo in giro per la sua città, mi mostra un po' di monumenti, di parchi, di palazzi che donne "si son fatte costruire a suon di pompini" (è un poeta) e finiamo in un parchetto sconosciuto ad entrambi.
Siamo veramente meravigliati di trovare un parco così bello dopo una porta mezza distrutta e in una via dove immagineresti di trovare tutto tranne che un'oasi verde e ci sdraiamo sul prato.
Il bodyload inizia a farsi sentire e non è troppo spiacevole: sentiamo, sia io che P, un sorriso di plastica comparirci in faccia e una tensione muscolare strana, come se la gola fosse un po' gonfia, la parte sotto la lingua fino alla gola particolarmente dura, tant'è che P ad un certo punto si gira e mi dice: "non è che sembro una papera?".
Siamo sdraiati in un prato e continuiamo a parlare, lo stato alterato è come se comparisse a leggere ondate. Non ti sembra di sentire nulla e ad un tratto gli effetti ricompaiono, almeno per quanto riguarda l'effetto "amfetaminico".
Assomiglia in parte all'Md, un po' di empatia, anche se in misura minore, ma molta più chiarezza mentale. E' facile vedere lo sviluppo diretto dei pensieri senza doversi sforzare di darli un seguito.
Tempo dopo saluto il mio amico e prendo il treno.
Sitting: 40 gradi, finestrini che non si aprono, persone che dal caldo collassano sui sedili.
Decido di distrarmi per non prendermi male, sono un po' claustrofobica, e prendo colori e pennarelli che mi ero portata dietro e inizio a colorare. Decido cosa disegnare e come colorare ancora prima di pensarlo coscientemente, è veramente strano e divertente.
Attraverso i colori mi faccio un viaggio su come le persone non si conoscano e non vogliano farlo, su come anche io sia all'inizio di un percorso spirituale e personale che può far male, perchè scavare non sempre è piacevole, ma che non può essere che positivo.
Penso a cosa significhi conoscere sè stessi (sempre disegnando e mediante i colori), quanto sia senza senso che Noi non conosciamo Noi stessi e mi chiedo quando questa lontananza e non conoscenza sia iniziata.
Torno a casa e mi prendo un po' male perchè non c'è nessuno, sono tutti via ed è buio. Senza luce però mi accorgo che ci sono molte più allucinazioni di quelle che pensavo, forme e figure che ruotano e si muovono, quasi frattaliche.
Seguo il flusso di pensieri, sui mezzi ho visto un bimbo e realizzo che forse siamo davvero in linea con il nostro Io solo quando siamo piccoli, ma veramente piccoli: prima che ci insegnino che quello che vediamo si chiama cielo, albero, riflesso; prima di entrare in contatto con la società; prima di capire come dovremmo comportarci. Forse nella vita quello che dobbiamo fare per vivere bene con noi e dunque con gli altri è rientrare in contatto con quello che eravamo. Mi addormento.
Mi son fatta una mezza idea su quello che potrebbe essere ma non ne sono sicura, non so magari a voi è più chiaro.
Successivamente l'ho ripreso come si deve, non deglutendo etc-, e le allucinazioni sono state molto più marcate, anche se sempre più che altro dispercezioni.
Qualche mese fa decido di andare a trovare un amico, P., che non vedo da tanto e che abita vicino ad un luogo dove ci si perde per definizione.
Mi presento con due blotter venduti come lsd, comprati ad una festa da alcuni amici, ma di ignota portata.
Decidiamo di perderci in questo bel luogo, io prendo, nel corso del pomeriggio, 3 quartini. Il mio amico invece, appartenente al funclub della speed e poco affine agli psichedelici, a cui è fin troppo sensibile, solo uno.
Sento un sapore metallico e informo P che non è quello che pensavamo. Non mi sono mai informata molto sul modo di prendere gli Nbome, quindi i tre quartini non li ho presi tutti insieme ma a distanza di tempo.
Dopo più di un'ora inizio a sentirne gli effetti, e così il mio amico. Abbiamo dispercezioni non troppo forti, le piante si muovono e i contorni delle piante si fondono, il tutto ondeggia in un modo piacevole e gestibile. I colori sono accesi e i rami sono particolarmente divertenti.
Camminiamo e vaghiamo per questi alti e freschi corridoi di piante finchè non decidiamo di sederci su una panchina e di mangiare delle ciliegie che mi sono portata dietro.
Per tutto il tempo trascorso in questo posto abbiamo parlato, ma parlato tantissimo! E non quei discorsi vuoti che si fanno un po' a caso, tanto per... un po' per il fatto che da soli non ci eravamo mai visti, un po' per la sostanza che rende veramente semplice parlare di cose anche intime, abbiamo trascorso il tempo parlando di noi, dei blocchi che ognuno può avere. Di come sia io che lui non ci lasciamo conoscere davvero pur essendo piuttosto socievoli.
Per tutto il tempo in cui siamo stati in questo posto ho trovato difficile deglutire.
Usciamo e andiamo in giro per la sua città, mi mostra un po' di monumenti, di parchi, di palazzi che donne "si son fatte costruire a suon di pompini" (è un poeta) e finiamo in un parchetto sconosciuto ad entrambi.
Siamo veramente meravigliati di trovare un parco così bello dopo una porta mezza distrutta e in una via dove immagineresti di trovare tutto tranne che un'oasi verde e ci sdraiamo sul prato.
Il bodyload inizia a farsi sentire e non è troppo spiacevole: sentiamo, sia io che P, un sorriso di plastica comparirci in faccia e una tensione muscolare strana, come se la gola fosse un po' gonfia, la parte sotto la lingua fino alla gola particolarmente dura, tant'è che P ad un certo punto si gira e mi dice: "non è che sembro una papera?".
Siamo sdraiati in un prato e continuiamo a parlare, lo stato alterato è come se comparisse a leggere ondate. Non ti sembra di sentire nulla e ad un tratto gli effetti ricompaiono, almeno per quanto riguarda l'effetto "amfetaminico".
Assomiglia in parte all'Md, un po' di empatia, anche se in misura minore, ma molta più chiarezza mentale. E' facile vedere lo sviluppo diretto dei pensieri senza doversi sforzare di darli un seguito.
Tempo dopo saluto il mio amico e prendo il treno.
Sitting: 40 gradi, finestrini che non si aprono, persone che dal caldo collassano sui sedili.
Decido di distrarmi per non prendermi male, sono un po' claustrofobica, e prendo colori e pennarelli che mi ero portata dietro e inizio a colorare. Decido cosa disegnare e come colorare ancora prima di pensarlo coscientemente, è veramente strano e divertente.
Attraverso i colori mi faccio un viaggio su come le persone non si conoscano e non vogliano farlo, su come anche io sia all'inizio di un percorso spirituale e personale che può far male, perchè scavare non sempre è piacevole, ma che non può essere che positivo.
Penso a cosa significhi conoscere sè stessi (sempre disegnando e mediante i colori), quanto sia senza senso che Noi non conosciamo Noi stessi e mi chiedo quando questa lontananza e non conoscenza sia iniziata.
Torno a casa e mi prendo un po' male perchè non c'è nessuno, sono tutti via ed è buio. Senza luce però mi accorgo che ci sono molte più allucinazioni di quelle che pensavo, forme e figure che ruotano e si muovono, quasi frattaliche.
Seguo il flusso di pensieri, sui mezzi ho visto un bimbo e realizzo che forse siamo davvero in linea con il nostro Io solo quando siamo piccoli, ma veramente piccoli: prima che ci insegnino che quello che vediamo si chiama cielo, albero, riflesso; prima di entrare in contatto con la società; prima di capire come dovremmo comportarci. Forse nella vita quello che dobbiamo fare per vivere bene con noi e dunque con gli altri è rientrare in contatto con quello che eravamo. Mi addormento.
Mi son fatta una mezza idea su quello che potrebbe essere ma non ne sono sicura, non so magari a voi è più chiaro.
Successivamente l'ho ripreso come si deve, non deglutendo etc-, e le allucinazioni sono state molto più marcate, anche se sempre più che altro dispercezioni.