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Jackjack

Sale drogué·e
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15 Mar 2010
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arimane a dit:
Madre buona quanti errori... vi prometto che la prossima volta rileggo bene prima di postare :oops:
Va là, non ti preoccupare tanto avrai tanti assidui lettori che ti daranno una mano nella correzione :wink:
 

vimana

Elfe Mécanique
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24 Juil 2010
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Buon lavoro Arimane. Se ti serve una mano che una volta tradotto che lo vuoi mettere su in sito o fare e-book impaginato in pdf con indici e tutto, se vuoi ti posso aiutare. Lo proporrei anche alla casa editrice in cui lavoro, ma a parte che si occupa di un altro settore mi prenderebbero per drughina. Ma con le traduzioni sono proprio una frana....
 

mr_terrorman

Holofractale de l'hypervérité
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8 Mar 2010
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arimane a dit:
Madre buona quanti errori... vi prometto che la prossima volta rileggo bene prima di postare :oops:
almeno ti diamo una mano.. se no che stiamo qui a fare? .. :wink: .
 

aryaman

Holofractale de l'hypervérité
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29 Sept 2008
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Un altro pezzo. Non l'ho riletto granché, essendo stanchissimo e con poco tempo.
Ve lo metto qui. Si parla un po' di come fa Shulgin a testare le sostanze appena sintetizzate, e dei suoi metodi di lavoro in gruppo.


IL PROCESSO DI SCOPERTA

La seconda domanda che mi fanno più di frequente, dopo "Perché fai il lavoro che fai?" è: "Come determini l'attività di una nuova droga?"
Come fa qualcuno a scoprire l'azione, la natura degli effetti sul sistema nervoso centrale, di un composto chimico che è appena stato sintetizzato, ma non ancora testato su di un organismo vivente? Comincio spiegando che deve essere capito che, prima di tutto, la sostanza appena nata è libera da azione farmacologica così come un neonato è libero da pregiudizi.
Al momento del concepimento di un essere umano, molte cose sono già state decise, dalle caratteristiche fisiche al genere e all'intelligenza. Ma molte cose non sono ancora state scelte. Le sfumature della personalità, l'ideologia, e innumerevoli altre caratteristiche non sono già stabilite alla nascita. Negli occhi di ogni neonato, c'è un universo di innocenza e divinità che cambia gradualmente mentre aumenta l'interazione con i genitori, i fratelli e l'ambiente. Il prodotto adulto è modellato dalla ripetuta esperienza di dolori e piaceri e quello che alla fine emerge è il fatalista, l'egocentrico, o il salvatore. E i compagni di viaggio di questa persona durante il suo sviluppo da amorfo infante ad adulto ben definito hanno tutti contribuito e sono stati, a loro volta, modificati da queste interazioni.
Così è con la chimica. Quando l'idea di una nuova sostanza è concepita, non esiste nulla a parte i simboli, un collage di atomi assortiti uniti da legami, tutti scarabocchiati su una lavagna o su un fazzoletto durante la cena. La struttura, ovviamente, e forse alcune caratteristiche spettrali e proprietà fisiche sono ineluttabilmente predefinite. Ma sul suo carattere con l'uomo, la natura della sua azione farmacologica o addirittura la classe di azione che può avere, si può solo tirare ad indovinare. Queste proprietà non possono essere ancora conosciute, non esistendo fino ad un momento prima.
Anche quando un composto si presenta come una nuova sostanza, tangibile, palpabile, pesabile, è ancora una tabula rasa in senso farmacologico, di cui non si sa nulla, niente si può sapere, riguardo la sua azione sull'uomo, dal momento che non sono mai entrati in contatto. È solo con lo sviluppo di una relazione tra le cose testate e il collaudatore stesso che emergerà questo carattere, e il collaudatore contribuisce alla definizione dell'azione della droga quanto la droga stessa. Il processo per stabilire la natura dell'azione di un composto è sinonimo del processo di sviluppo di quell'azione.
Tra gli altri ricercatori che testano il tuo materiale ci saranno alcuni (la maggior parte, speri) che faranno valutazioni indipendenti dopo l'esperienza e concorderanno con le tue valutazioni, e sembrerà che tu abbia definito (sviluppato) accuratamente le proprietà. Altri ricercatori (solo alcuni, speri) non saranno concordi, e tenderanno a chiedersi privatamente perché hanno fallito nella valutazione accurata del materiale. Potresti chiamare questa situazione felice, ed è la ricompensa per il tuo seguire personalmente tutte e tre le parti di questo processo, la concezione, la creazione e la definizione.
Ma bisogna tenere a mente che l'interazione procede in entrambi i sensi; il collaudatore ed il composto testato si influenzano a vicenda.
Io determino l'attività nel modo più antico e onorato nel tempo, stabilito e praticato da migliaia di anni da medicine-man e sciamani che dovevano conoscere gli effetti delle piante che avrebbero potuto rivelarsi utili nella cura. Il metodo si rivela ovvio a chiunque ci pensi su.
Nonostante la maggior parte dei composti su cui ricerco siano creati in laboratorio, e raramente mi capitino piante o funghi trovati in natura, c'è comunque un solo modo per farlo, per minimizzare i rischi, massimizzando la qualità delle informazioni ottenute. Assumo io stesso quel composto. Testo i suoi effetti fisici sul mio corpo e sono attento ad ogni effetto mentale che potrebbe essere presente.
Prima di dare i miei motivi su questo buon vecchio metodo per scoprire l'attività di una nuova droga, lasciatemi spiegare come la penso riguardo i test sugli animali e perché non ne faccio più uso nella mia ricerca.
Io usavo animali, quando lavoravo alla Dole, per determinare la tossicità. Ovviamente, le droghe che sembrano avere un'utilità clinica devono, ed è giusto così, passare attraverso le procedure stabilite dall'IND (Investigation of New Drugs) e studi clinici prima di uno studio in larga scala sugli umani. Ma io non uccido topi sperimentalmente da venti anni, e non ho alcun bisogno di rifarlo. Le mie ragioni contrarie all'uso di test sugli animali sono le seguenti.
Nel periodo in cui testavo regolarmente ogni nuova, potenziale, droga psichedelica sui topi per stabilire l'LD-50 (il dosaggio a cui il 50% degli animali muore), due osservazioni vennero spontanee. Tutti i morti degli LD50 si raggruppavano tra i 50 e i 150 milligrammi per kilo di peso corporeo. Per un topo di 25 grammi, sarebbe dovuto essere sui 5 milligrammi. E, in secondo luogo, il numero non dà alcuna certezza della potenza o del carattere di azione che la droga avrebbe potuto rivelare nell'uomo. Nonostante ciò, molti composti sono stati considerati psichedelici nella letteratura scientifica solo sulla base di test sugli animali, senza che venisse effettuata alcuna valutazione sull'uomo. Sono convinto che reazioni come la costruzione di una tana tra i topi, un disturbo nelle reazioni condizionate, la pulizia, la corsa nei labirinti, o attività motorie non hanno alcun valore nel determinare il potenziale psichedelico di un composto.
Un tipo di studio sugli animali ha in effetti una certa importanza, ed è il monitoraggio cardio-vascolare e l'eventuale esame patologico di un animale da esperimento a cui sia stato dato un crescente dosaggio di un composto. Gli animali che ho usato io erano solitamente cani. Questa forma di test è sicuramente utilissima nel determinare la natura degli effetti tossici, ma non ha alcun valore nel definire gli effetti soggettivi di una droga psicoattiva nell'uomo.
Il mio dosaggio iniziale con una nuova droga, solitamente, è 10 o 50 volte inferiore in peso a quella che so essere la quantità attiva del suo più vicino analogo. Se ho qualche dubbio, abbasso ulteriormente di 10. Alcuni composti che sono molto vicini a droghe ben conosciute di bassa potenza sono stati testati a livello di milligrammi. Ma ci sono altri composti - quelli completamente nuovi, di classi mai esplorate - con i quali ho iniziato a livelli addirittura inferiori al microgrammo.
Non c'è una procedura completamente sicura. Differenti ragionamenti potrebbero portare differenti opinioni sul dosaggio che dovrebbe essere inattivo nell'uomo. Un ricercatore prudente comincia la sua esplorazione al più basso di questi. Ad ogni modo, c'è sempre la domanda "Sì, ma se invece - ?" Qualcuno potrebbe sostenere dopotutto che - in gergo chimico - il gruppo etilico aumenta la potenza del gruppo metilico per la sua lipofilicità, o diminuisce la potenza a causa di una inefficace demetilazione enzimatica. La mia scelta, ad ogni modo, dovrebbe essere un insieme di intuizioni e probabilità.
Ci sono davvero poche droghe che, con un cambio di un singolo atomo di carbonio (è chiamata omologazione) cambiano la loro potenza farmacologica di granché. Ci sono pochissimi composti che sono oralmente attivi a livelli molto inferiori ai 50 microgrammi. E ho scoperto che le pochissime droghe che sono attive sul sistema nervoso centrale che si scoprono essere pericolose per il collaudatore a dosaggi effettivi, hanno solitamente dato segnali di allarme già a dosaggi soglia. Se vuoi rimanere un investigatore vivo, e in salute, devi capire bene questi segnali, e abbandonare immediatamente ulteriori investigazioni di qualunque droga che ti abbia dato questi segnali. Nella mia ricerca, di solito più che segnali di pericolo cerco segnali che mi dimostrino l'inutilità o lo scarso interesse degli effetti di quella nuova droga.
Ad esempio: se sto provando una nuova droga ad un basso dosaggio e mi trovo ad avere segnali di iperreflessia, un'eccessiva sensibilità a stimoli ordinari - quando mi esalto e sento iperattivo per intenderci - questo potrebbe essere un segnale che quella droga potrebbe, a livelli più elevati, causare convulsioni. I convulsionanti sono utilizzati nella ricerca animale e hanno un loro legittimo ruolo in medicina, ma semplicemente non è una cosa che mi riguarda. Una tendenza a scivolare in fantasticherie potrebbe essere un segnale; sognare a occhi aperti è un comportamento normale quando sono annoiato o stanco, ma non quando ho appena preso una briciola di una droga nuova di zecca e sto cercando indicazioni di attività. O magari mi accorgo di essermi addormentato per qualche istante - i micro sonni. Tutti questi segnali potrebbero portarmi a sospettare che questa droga potrebbe essere un sedativo-ipnotico o un narcotico. Queste droghe hanno sicuramente un loro posto nella medicina ma, di nuovo, non sono quello che cerco.
Una volta stabilito che la dose iniziale non ha avuto alcun effetto, aumento il dosaggio a giorni alternati, più o meno del doppio a bassi livelli, e magari aumentando di uno e mezzo a livelli più alti.
Bisogna tenere a mente che, se una droga è testata troppo spesso, si potrebbe sviluppare tolleranza, anche se non viene percepita alcuna attività, così che dosi maggiori possano a torto sembrare inattive. Per minimizzare questa potenziale perdita di sensibilità, nessuna droga va assunta in giorni continui. Peraltro, mi do periodicamente una settimana totalmente priva di droghe. Questo è molto importante se un gran numero di droghe differenti ma con strutture dalle proprietà simili sono state testate nello stesso periodo.
Il problema della tolleranza incrociata - il corpo che diventa tollerante per una recente esposizione ad una droga strettamente correlata - è così evitato.
Negli anni, ho sviluppato un sistema di simboli che si riferiscono esclusivamente alla forza o all'intensità percepita nell'esperienza, e non al contenuto, cosa che è considerata separatamente nel commentario. Si potrebbe applicare anche ad altre classi di droghe psicoattive, come gli ipnoinduttori-sedativi o gli anti-depressivi. Io uso un sistema di cinque livelli di effetto, simboleggiati da più e da meno. C'è un livello aggiuntivo che descriverò, ma è una cosa a sé, e non è comparabile con gli altri.
(-), o Meno. Non c'è alcun effetto percepibile, di nessun tipo, che possa essere ascritto alla droga in questione. Questa condizione è anche chiamata "baseline", che è il mio stato normale. Quindi, se l'effetto della droga è meno, significa che sono esattamente nello stesso stato mentale e fisico in cui stavo prima di prendere la droga sperimentale.
(±) o Più-meno. Sento un movimento dalla baseline, ma non posso essere assolutamente sicuro che sia l'effetto della droga. Ci sono un sacco di falsi positivi in questa categoria, e spesso il mio resoconto conclude che ciò che ho interpretato come segnali di attività erano, di fatto, frutto della mia immaginazione.
Qui, descriverò brevemente una cosa chiamata "allerta". È un piccolo segnale che serve a ricordarmi (nel caso in cui mi sia distratto con una telefonata o una conversazione) che ho, in effetti, preso una droga. Viene all'inizio dell'esperimento ed è il preludio per sviluppi futuri. Ogni membro del nostro gruppo di ricerca ha la sua forma personale di allerta; uno nota una decongestione nasale, un altro ha i brividi dietro la schiena o il collo, o un altro ancora cola un po' dal naso e io, personalmente, mi accorgo che il mio fischio all'orecchio cronico è scomparso.
(+), o Più-uno. C'è un effetto reale, e posso tracciarne la durata, ma non posso dire nulla sulla natura dell'esperienza. In base alla droga, possono essere segnali iniziali di attività, che possono includere nausea, o anche vomito (anche se è estremamente raro). Ci possono essere anche effetti meno fastidiosi, come una sensazione di essere alticcio, sbadigli compulsivi, irrequietezza, o il desiderio di rimanere fermi. Questi primi segnali fisici, se pure si presentano, di solito scompaiono nella prima ora, ma devono essere considerati reali, non immaginari. Ci può essere un cambio mentale, ma non è definibile come carattere. Ci sono raramente falsi positivi in questa categoria
(++), o Più-due. L'effetto della droga è inequivocabile, e non solo la sua durata può essere percepita, ma anche la sua natura. È a questo livello che si possono fare i primi tentativi di classificazione, e nelle mie note si può leggere tipo questa: "C'è una considerabile esaltazione visiva e una grande sensibilità tattile, nonostante una leggera anestesia" (il che significa che, nonostante i miei polpastrelli fossero meno sensibili del solito al caldo, al freddo o al dolore, il mio senso del tatto è decisamente aumentato). A Più-due, guiderei una macchina solo in una situazione di vita o morte. Posso ancora rispondere al telefono con facilità, e gestirmi senza problemi una conversazione, ma preferirei non doverlo fare.
Le mie facoltà cognitive sono intatte, e se accadesse qualcosa di inaspettato potrei reprimere gli effetti della droga senza troppa difficoltà fino a che non avrei risolto.
È in questo stadio, Più-due, che di solito porto un altro soggetto sperimentante, mia moglie Ann. Gli effetti della droga sono sufficientemente chiari a questo livello per permetterle una valutazione, sia fisica che mentale. Ha un metabolismo diverso dal mio, e ovviamente una mente molto differente, quindi le sue reazioni costituiscono un'informazione importante.
(+++), o Più-tre. Questa è la massima intensità degli effetti di una droga. Si realizza il pieno potenziale della droga. Il suo carattere può essere apprezzato con pienezza (sempre che l'amnesia non sia una sua proprietà) ed è possibile definire lo schema cronologico con esattezza. In altre parole, posso dirti quanto presto sento un'allerta, quando finisce lo stadio di transizione, quanto dura il picco - o la piena attività - prima che io possa avvertire la discesa, e precisamente quanto repentino o gentile è il ritorno allo stato di partenza. So quali sono gli effetti della droga sul mio corpo e sulla mia mente. Rispondere al telefono è fuori questione, semplicemente perché richiederebbe uno sforzo eccessivo per me mantenere la normalità nella voce e in ciò che dico. Potrei gestire un'emergenza, ma reprimere gli effetti della droga richiederebbe una enorme concentrazione.
Dopo che Ann ed io abbiamo esplorato l'area Più-tre di una nuova droga, stabilendo i livelli di dosaggio a cui otteniamo quest'intensità, chiamiamo il gruppo di ricerca e condividiamo la droga con loro.
Dirò di più sul gruppo tra poco. È dopo che i membri del nostro gruppo di ricerca hanno dato i loro resoconti dell'esperienza che la sintesi della nuova droga e la sua farmacologia umana sono pronti ad essere scritti ed inclusi in una pubblicazione scientifica.
(++++), o Più-quattro. Questa è una categoria separata e decisamente speciale, una classe a sè. I quattro più non implicano in alcun modo che sia più di un più-tre, non è nemmeno comparabile. È un sereno e magico stato indipendente dalla droga utilizzata - se pure è stata assunta - e può essere chiamata una "esperienza picco" nella terminologia dello psichiatra Abe Maslow. Non può essere ripetuta a volontà con la ripetizione dell'esperimento. Più-quattro è un'esperienza unica, mistica o addirittura religiosa che non sarà mai dimenticata. Tende a portare profondi cambiamenti nella prospettiva o nelle scelte di vita nella persona che ne è graziata.
Circa 30 anni fa, ho condiviso le mie nuove scoperte con un gruppo informale di sette amici; non ci siamo incontrati come un singolo gruppo, ma in gruppetti da tre a cinque, in fine settimana occasionali, quando avevamo del tempo libero. La maggior parte della mia esplorazione, a quel tempo, era fatta da me su di me. Questi sette amici originali sono andati verso altre cose; alcuni di loro se ne sono andati da Bay Area e abbiamo smesso di sentirci, altri sono rimasti buoni amici che vedo di tanto in tanto, ma per cene e parlare dei vecchi tempi, non per esplorazione con le droghe.
L'attuale gruppo di ricerca è una squadra che conta undici persone quando ci sono tutti, ma dal momento che due di loro vivono piuttosto lontano da Bay Area e non possono sempre unirsi a noi, di solito siamo in nove. Sono volontari, alcuni di loro scienziati, alcuni psicologi, tutti piuttosto esperti negli effetti di un gran numero di droghe psicotrope. Conoscono il territorio, e hanno lavorato con me per circa 15 anni. Sono come una famiglia, le cui esperienze in quest'area gli consentono di fare paragoni diversi con altri più familiari stati di coscienza, e paragonare criticamente o considerare uguali alcune particolari proprietà di una droga. Sono loro immensamente grato per avermi dato anni di fiducia nella loro volontà di esplorare territori sconosciuti.
La problematica di un gruppo informato è completamente differente in contesti del genere. Tutti i nostri membri sono coscienti dei rischi, così come dei potenziali benefici, che potranno aspettarsi in ogni esperimento. L'idea di una negligenza o problematica legale non ha alcun senso in questo gruppo di ricerca. Ognuno di noi capisce che ogni forma di danno, sia fisico o psicologico, sofferto dagli altri membri in seguito ad una sperimentazione con una nuova droga, sarà problema di tutti gli altri membri del gruppo, che cercheranno di risolverlo, in ogni modo necessario, e fino a che non si sia riguadagnata la totale salute. Tutti noi daremmo aiuti finanziari, supporto emotivo, e ogni altro tipo di assistenza necessaria, senza alcuna riserva. Ma lasciatemi aggiungere che lo stesso tipo di supporto e di cura la daremmo ad ogni membro del gruppo in caso di necessità, anche in mancanza di circostanze correlate a sperimentazione con le droghe. In altre parole, siamo buoni amici.
Si noti qui che, in questi 15 anni, nessuno del gruppo ha sofferto di alcun danno, fisico o mentale, in seguito ad una sperimentazione con le droghe. Ci sono stati qualche volta problemi mentali ed emotivi, ma le persone si sono sempre rimesse con la fine degli effetti della droga.
Come fa un ricercatore a soppesare l'intensità degli effetti di una droga, come li percepisce lui? Idealmente, questa misura dovrebbe essere oggettiva, libera da opinioni o parzialità da parte dell'osservatore. E il soggetto sperimentale non dovrebbe essere a conoscenza dell'identità e di ciò che ci si aspetta da quella sostanza. Ma in caso di droghe come questa - psicoattiva - gli effetti possono essere visti solo nei sensi del soggetto. Solo lui può osservare e fare un resoconto del grado e la natura dell'azione della droga. Per cui, il soggetto è l'osservatore, e l'oggettività in senso stretto è impossibile. Non ci possono essere studi ciechi [Studi in cui il soggetto non sa nulla di ciò che sta assumendo o testando, N.d.T.].
Il problema degli studi ciechi, specialmente dei doppi ciechi, è il suo essere senza senso e, secondo il mio parere, non è affatto etico, in questo campo di ricerca. Il motivo per uno studio cieco è proteggere il risultato dell'esperimento da possibili parzialità soggettive, e l'oggettività - come ho già detto - non è possibile in questo tipo di esplorazione. Il soggetto potrebbe benissimo entrare in uno stato alterato di coscienza, e considero completamente fuori luogo l'idea di non farglielo sapere.
Dal momento che il soggetto in un esperimento del genere è stato avvisato tanto dell'identità della droga, quanto del tipo di azione che ci si aspetta al dosaggio a cui io ed Ann l'abbiamo trovata attiva, e sapendo il posto e l'ora dell'esperimento, e il suo dosaggio, uso il termine "doppio cosciente" al posto di "doppio cieco". Questo termine è stato coniato dal Dr. Gordon Alles, uno scienziato che pure ha esplorato i reami degli stati alterati con nuove droghe.
Certe regole sono osservate strettamente. Nei tre giorni precedenti non si deve essere fatto uso di alcuna droga; se qualcuno soffre di un qualche tipo di malattia, non importa quanto leggera, e specialmente se prende qualche medicina, non parteciperà all'assunzione della droga sperimentale, anche se può scegliere di essere presente durante la sessione.
Ci vediamo a casa di qualcuno del gruppo, e ognuno di noi porta da mangiare e da bere. Nella maggior parte dei casi l'ospite è preparato ad ospitarci per la notte, e portiamo sacchi a pelo o materassi. Ci devono essere stanze a sufficienza per permettere ad ognuno di noi di separarsi dal resto del gruppo se vuole stare da solo per un po'. Le case che usiamo hanno un giardino dove ognuno di noi può andare a passare del tempo tra le piante e l'aria fresca. Ci sono cassette musicali e libri d'arte per chiunque voglia usarle durante l'esperienza.
Vigono solo due regole. Si sa che le parole "Mani in aria" (sempre accompagnate da un effettiva alzata di mani dell'oratore) dette prima di un qualcosa significano che qualunque cosa detta è un problema basato sulla realtà. Se proclamo "Mani in aria" e poi dico che sento puzza di fumo, vuol dire che sono davvero preoccupato da una puzza di fumo, e non sto facendo qualche gioco o inseguendo un qualche tipo di fantasia. Questa regola è ribadita all'inizio di ogni sessione ed è strettamente osservata.
La seconda è il concetto di veto. Se qualcuno nel gruppo si sente a disagio o ansioso su una qualche proposta particolare su come dovrebbe andare la sessione, il potere di veto è completo e rispettato da tutti.
Ad esempio, se una persona suggerisce di mettere un po' di musica ad un certo momento dell'esperimento, e gli altri sono concordi, si intende che il voto deve essere unanime; se qualcuno si sente a disagio con la musica, nel gruppo nessuno la metterà. Questa regola non dà i problemi che uno potrebbe aspettarsi, perché nella maggior parte delle case che sono abbastanza grandi da accomodare undici persone di solito c'è una camera in più dove si può sentire la musica senza disturbare la quiete delle altre camere.
C'è poi qualcosa da dire sul comportamento sessuale. Nel nostro gruppo, è stato deciso molti anni fa, ed è stato capito e osservato da allora, che non ci saranno azioni dettate da impulsi sessuali o sentimenti che potrebbero nascere durante l'esperimento tra persone che non siano sposate o in una relazione stabile. È la stessa regola che si applica in psicoterapia; gli impulsi sessuali possono essere discussi, se si vuole, ma non si seguiranno fisicamente con un altro membro del gruppo che non sia appropriato. Ovviamente, se una coppia stabile vuole ritirarsi in una stanza privata per fare l'amore, sono liberi di farlo con la benedizione (e forse l'invidia) del resto del gruppo.
Stessa cosa vale per sensazioni di rabbia o impulsi violenti che potrebbero nascere. Questo permette di aprirsi e confidare con sicurezza che, al di là dall'emozione o sentimento che possa comparire inaspettatamente, nessuno si comporterà così, causando imbarazzo o rimpianti in futuro.
I ricercatori si comportano con discordanze o sentimenti negativi nello stesso modo in cui farebbero in una terapia di gruppo - esplorando le ragioni del malessere o dell'irritazione. È stato da tempo capito, da tutti, che l'esplorazione degli effetti psicologici ed emotivi di una droga psicoattiva sono inevitabilmente sinonimi con l'esplorazione delle loro personali dinamiche psicologiche ed emotive.
Se tutti sono in salute, non c'è nessuno nel gruppo che non partecipa. Un'eccezione è stata fatta nel caso di un partecipante di vecchia data, uno psicologo sulla 70ina che ha scelto durante una sessione di esperimento di non prendere più droghe sperimentali. Comunque, ha voluto continuare a partecipare alle sessioni con il resto di noi, e noi abbiamo accolto la sua presenza con entusiasmo. Ha passato bei momenti con quello che è conosciuto come "contatto alterato", fino alla sua morte pochi anni dopo, a seguito di un'operazione al cuore.
Lo abbiamo amato e ci manca tutt'oggi.
È una struttura dichiaratamente strana, ma ha funzionato bene nella valutazione di ognuna delle centinaia di droghe psicoattiva, molte delle quali hanno trovato un'applicazione nella pratica psicoterapeutica di un qualche tipo nuovo e differente.
 

MBDB

Neurotransmetteur
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O Arimane, re delle cose, autor del mondo, arcana malvagità, sommo potere e somma intelligenza, eterno dator dei mali e reggitor del moto, ti adoro solo per il fatto che dedichi del tempo ( e credo che ce ne voglia mooolto) a tradurre Phikal.
 

Mindburn

Alpiniste Kundalini
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I bardi canteranno le tue lodi nei secoli dei secoli arimane :rolleyes:
 

manusha

Elfe Mécanique
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Inviata adesso la revisione di questo capitolo.
Invidiabilissimo un gruppo di sperimentazione come quello descritto dall'autore.

L'effettiva magnitudo di un'esperienza psichedelica è sempre data da sostanza+sperimentatore, per questo un gruppo che comprenda i resoconti di vari tipi di esperti (scienze fisiche, psicologia, arte, mistica e iconografia religiosa, uncinetto, giocoleria, muratura a secco, degustazione di cavallette ecc...) produrrebbe notevoli risultati. Leggendo questo capitolo riflettevo sui reali e fondamentali requisiti che dovrebbe avere uno psiconauta metodico.
Un requisito secondo me dovrebbe essere: non far parte di nessuna religione né avvallare nessun credo o metodo religioso. Nella sperimentazione mostruosamente soggettiva degli psichedelici avere un sistema di fede privilegiato corromperebbe quasi tutto. "Ecco, questo è dio, questo è il nihil, questo è Pan, questa è l'anima, queste sono le anime dei morti, questo è il diavolo, questo è il perdono che mi redime, questo è il karma che si dipana, questo è l'inferno". Renderebbe meno perfetta la ricerca. Non voglio dire che la fede non abbia valore o che conoscerne molte non aiuti nella ricerca (anzi), però averne una radicata alla propria personalità è una discriminante troppo grande.
Sri Aurobindo ha scritto per esempio che la medesima eserienza si manifesta come la vergine ad un occidentale e come Durga ad un indiano, per venire incontro alla loro struttura culturale. Superando la propria struttura però si ha esperienza della verità originale che ne sta dietro. L'avere una cultura troppo radicata nella nostra personalità ci lega eccessivamente al nostro tempo e al nostro luogo. Superandole si hanno esperienze più sintetiche che ci mettono in connessione con cose che erano vere anche in tempi lontani e in luoghi lontani, presso persone totalmente differenti. E questo sarebbe un grande privilegio, un beneficio immenso dell'esperienza psichedelica.

Insomma, per adesso la lettura è piacevole e grazie al tempo libero ci rifletto volentieri sopra...
 

lucagoa

Neurotransmetteur
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arimane sei davvero un grande ti volevo ringraziare per quello che stai facendo....davvero un mito!!!!
 

manusha

Elfe Mécanique
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Complimenti, questo capitolo non doveva essere facile da rendere così bene nella nostra lingua. Chapeau.
 

aryaman

Holofractale de l'hypervérité
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triptamina a dit:
bel progetto! intendi tradurre anche la parte delle sintesi?

Scusa triptamina, non avevo notato il tuo commento!
Sì certo, appena finisco le 450 pagine del primo libro passerei al secondo, che è solo riguardo sostanza-sintesi-sperimentazione-commentario.


Se poi gli altri volessero commentare il testo tradotto o la traduzione in sè man mano che si va avanti, mi fa solo piacere.
Continuo intanto con il capitolo 1: il pollice. Ora parla un po' dell'inizio della carriera scolastica, della passione per la chimica sin da piccolo, di francobolli e di cantine.
Ha un sense of humor molto apprezzabile, quest'uomo. Nel terzo capitolo ho riso come uno scemo =D
 

aryaman

Holofractale de l'hypervérité
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Capitolo 1: Il Pollice [seconda parte]
Ma c'erano altri posti dove potevo andare, per stare nel mio mondo privato. Diventai uno specialista in cantine. Mia madre lo chiamava nascondersi, ma io la vedevo come una fuga. Da cosa? Beh, ad esempio dal dover esercitarmi col pianoforte. Ogni giorno, appena finivo un compito, un esercizio che avrei dovuto eseguire venti volte al giorno, potevo spostare un altro stuzzicadenti dalla scala di Sol acuta della mano destra alla scala bassa della mano sinistra. Ma mia madre non sembrava notare mai la grandezza della pila "completata"; guardava solo la pila del "da fare" che diminuiva. Non sarebbe stato etico muovere uno stuzzicadenti da una pila all'altra - sarebbe stato imbrogliare - ma se uno stuzzicadenti fosse accidentalmente scivolato tra i tasti, la mia coscienza sarebbe stata pulita, e sarebbe sembrato un caso.
Oltre alla cantina di mio zio David, la prima che ho davvero conosciuto bene è stata quella del nostro vicino, il comproprietario della staccionata caprifoglio. Apparteneva ad un vecchio, vecchio uomo il cui nome era signor Smythe, pronunciato con una lunga "i" e un dolce "th", che facesse rima con "blithe" o "scythe".
Era un libraio, era l'agente che rimediava a mio padre i suoi libri in carta di cellulosa. Ma dal signor Smythe aveva ricevuto anche tanti libri di letteratura russa. Ricordo la bibliografia completa di Tolstoj, dozzine di grossi tomi di appunti e memorie e liste di cose da fare, mentre io tra tutto questo riuscivo a comprendere, non essendo in cirillico, solo il nome dell'editore nella prima pagina, e che il libro era delle Edition d'Etat, e pubblicato a Moscou. Il mio precedente vicino viveva con sua figlia e alcuni parenti. Non ho mai conosciuto nessuno di loro.
D'altronde, sicuramente ho conosciuto la collezione di libri della loro cantina, ed era incredibilmente grande. Migliaia di libri, tutti in pile impolverate, in lucidi bauli di legno d'arancio. Ogni angolo e fessura rivelavano qualcosa di nuovo. Ero sempre il benvenuto a ficcare il naso e curiosare, e ogni volta fossi andato dal signor Smythe avrebbe detto "Stringimi la mano, giovane uomo, e potrai dire di aver stretto la mano che ha stretto la mano del signor Lincoln". Pare che quando fosse un ragazzino, suo padre lo abbia portato all'insediamento di Lincoln. Avrei quindi stretto la sua mano, e sorriso, e sarei corso via, attendendo un altro giorno per continuare la mia esplorazione della sua magica collezione.
In quel periodo sviluppai una passione per le collezioni di francobolli.
Visitavo regolarmente i grandi uffici della Banca d'Italia (ora conosciuta come Banca d'America, credo) e le segretarie mi permettevano di setacciare i cestini e staccare e prendere quei francobolli che non arrivavano mai nella posta normale dei miei genitori.
Mia madre aveva conservato molte lettere e cartoline dei tempi del college a Pullman e del suo viaggio in Egitto, e queste avevano dei francobolli davvero vecchi, più vecchi di me, francobolli che con cura staccavo e identificavo nel catalogo di Scott. Poi ho scoperto il cestino vicino la scrivania del signor Smythe, ed era pieno della carta in cui venivano avvolti i libri che riceveva da tutto il mondo. Francobolli dalla Cecoslovacchia, dall'Ungheria, dalla Jugoslavia, e da molti altri posti inimmaginabili.
Il signor Smythe mi scoprì una volta con il naso nel suo cestino. Ero pietrificato dal timore che mi credesse una spia o un maleducato, ma con mio grande sollievo è rimasto stupito che qualcuno potesse trovare valore negli imballaggi dei suoi libri, piuttosto che nei libri in sé. Ha detto che sarebbe stato un piacere per lui tenermi da parte i francobolli dei pacchi e conservarmeli in una piccola scatola che avrebbe messo su uno scaffale vicino la scrivania. Avrei potuto dare un'occhiata alla scatola ogni volta che avessi voluto esplorare un po' i francobolli, ed era sempre piena di meraviglie, con facce strane e da strani paesi. Non penso di aver detto "Grazie", ma di sicuro ho aggiunto molti nuovi paesi sconosciuti alla mia collezione.
Negli ultimi anni ho tenuto una scatolina nell'armadio del mio ufficio, ed ogniqualvolta ho ricevuto un pacco dall'imballaggio interessante, ho preso le mie forbici e ho tagliato via il francobollo, per metterlo nella scatolina. Un giorno verrà da me un ragazzino tra i sei e gli otto anni, eccitato dall'avere appena scoperto le meraviglie dei francobolli. Avrà tutta la scatolina in regalo, da un vecchio uomo ad un giovane ragazzino. Si ricorderà di me solo come quel vecchio brizzolato che aveva un sacco di libri nel suo ufficio e riceveva molta posta da tutto il mondo.
E, forse, gli stringerò la mano, e gli dirò che ora potrà dire di aver stretto la mano che ha stretto la mano di uno che ha stretto la mano del signor Lincoln.
Anche noi avevamo una cantina, in casa. In questo spazio ormai ben conosciuto, ho messo su il mio primo laboratorio chimico. Penso si chiamasse Gilbert Chemistry Set [Set Chimico di Gilbert, N.d.T.], e conteneva veri prodotti chimici, come il bicarbonato di sodio e l'acido acetico diluito, nonché l'incomprensibile legno di Campeche. A tutt'oggi, non ho ancora capito cosa sia il legno di Campeche, o cosa ci si dovrebbe fare. Ma continuavo ad aggiungere qualunque cosa trovassi a questa collezione. Materiale dal supermercato giù al viale, polveri e liquidi che trovavo in ferramenta e garage. Le cose frizzavano, profumavano, e bruciavano, e cambiavano colore. Sapevo che se avessi unito insieme abbastanza sostanze, ogni combinazione sarebbe stata nuova, e avrebbe prodotto nuovi meravigliosi risultati.
Il retro della nostra cantina, l'area sotto la parte frontale della casa, era un posto con un ché di misterioso, e decisamente particolare. Un amico di mio padre, il signor Peremov, faceva affari vendendo un qualche tipo di attrezzatura, e teneva nella nostra cantina grossi sacchi con tavole in legno di diverse grandezze e forme. Quella parte di cantina aveva un pavimento sporco e spoglio, in pendenza, e quei grossi sacchi promettevano ogni sorta di grandi possibilità - ma quando ho provato a mettere a frutto il loro contenuto, mio padre mi ha trovato e mi ha detto che non andavano toccati, per quanto non mi abbia dato alcuna ragione per non farlo. Ho sviluppato una teoria, che le cantine sono posti dove si trovano tesori, siano questi organi a canne, francobolli o tavole in legno, specialmente negli angolini nascosti.
A quattro case da noi c'era un'altra cantina, ed era così scura e spaventosa che ho convinto un amico, Jack, a venire con me. Siamo riusciti a trovare e ad accendere una piccola lanterna al cherosene e abbiamo esplorato tutta la cantina fino al muro di dietro. Non abbiamo trovato nessun tesoro quella volta, ma siamo stati fortunati comunque, considerando che quando mia madre ci ha trovati più tardi eravamo tutti zuppi di cherosene ed è stato un miracolo che non abbiamo preso fuoco.
La passione per le cantine è diminuita parecchio, per un periodo.
Alcuni anni dopo, mi è stata offerta la possibilità di fare un tour privato delle cantine della mia strada, a partire da quella di mio zio. L'invito veniva da una ragazza, un paio di anni più grande di me, ed ero intimorito in un modo completamente nuovo, ma intrigato e pronto ad esplorare quel nuovo tipo di cose misteriose che mi si sarebbero potute rivelare. Ma mia madre ha fatto sentire di nuovo la sua presenza, e il programma è stato annullato.
Uno psicologo con niente di meglio da fare potrebbe divertirsi a spiegare perché mai ho deciso di mettere tre cantine nella casa che ho aiutato i miei genitori a costruire, poco prima della seconda guerra mondiale, qui ad Almond.
Il mio insegnante di violino era un signore russo, un compatriota di mio padre coinvolto nella chiesa ortodossa. Ho dovuto suonare in recite in strani salotti, e girare le pagine per gli accompagnatori alla prima generazione di figlie russo-americane, che cantavano. Il mio insegnante di russo era emigrato con mio padre, e l'ho provocato tanto che alla quarta (e ultima) lezione ha tentato di darmi un calcio (io mi ero riparato dietro il suo tavolo da pranzo) e sono riuscito a dargli un morso. A scatenare tutta questa violenza è stata la sua insistenza nel farmi apprendere la struttura del ganere femminile, ed è stato solo molto più tardi che ho capito tutto e realizzato che, ovviamente, intendeva dire genere.
C'era un'altra fuga che amavo e prendevo anche come sfida personale, ed era provare ad andare da Spruce Street giù a Walnut Street, attraverso Like Oak Park, andando di ramo in ramo sugli alberi, senza mai toccare strada, a eccezione di quando avrei dovuto attraversare la strada per andare dall'altra parte. Una volta, mi sono appeso ad un ramo che non mi ha retto e sono caduto al suolo, sbucciandomi un ginocchio, ma non l'ho detto a nessuno.
Un giorno sono stato nella camera degli uomini, nel parco. C'erano disegni notevoli sulle pareti, e mi sentivo imbarazzatamente colpevole per averli visti. Anche di questo non ho mai parlato con nessuno.
Penso che i miei genitori fossero terrorizzati all'idea che avrei potuto sapere qualcosa che fosse anche solo collegato al tema del sesso. Ognuno di loro trovava che questo aspetto della mia educazione fosse compito dell'altro. Ho provato a capire il possibile dall'ovvio meccanismo della masturbazione, ma non c'era nulla nella libreria dei miei genitori che mi facesse capire la metà femminile della questione. Era un periodo di prudenza e totale modestia, e davvero non capivo e, se pure capivo, non me ne avvedevo.
Dormivo in un largo letto sulla terrazza, nella parte ovest dell'ultimo piano, nella nostra casa a Rose and Spruce. Era per metà aperta agli elementi, e per l'altra metà coperta e protetta. Mio padre dormiva in un letto più piccolo del mio, dall'altra parte del terrazzo. E mia madre aveva il suo letto matrimoniale nella grande camera da letto dentro. Non dormivano mai insieme, che io sappia.
Non avevo amici stretti della mia età, e probabilmente non ero considerato miglior amico da nessuno, ma conoscevo delle persone interessanti, più vecchie di me. Quando avevo circa otto anni, c'era un ragazzo di nome Franklin che viveva ad Oxford Street, ed era proprio un tipico 14enne. Costruiva fantastici modellini di aeroplani fatti di legno di balsa e carta di riso, tenuti insieme da una colla per modellini, che faceva colare dall'alto. Andava poi dall'altra parte della strada, a Live Oak Park, e girava l'elica ancora e ancora, fino a far fare all'elastico interno tre giri, per poi mettere la sua magica paraffina liquida sulla coda, accendere un cerino e appiccare un piccolo fuoco. Quando bruciava bene, lo lasciava andare per poi vedere il lampo arancione attraversare il cielo e schiantarsi infiammato.
Mia madre trovava fosse la cosa migliore mandarmi ad una scuola che riflettesse la dedizione del sistema agli aspetti "moderni" dell'educazione, come tecniche di insegnamento sperimentali e psicologia infantile. C'era una scuola per ogni livello, e io le ho frequentate tutte. La maggior parte di questi esperimenti all'avanguardia sono falliti, insieme ad altri fenomeni sperimentali che erano, e sono ancora, una parte della filosofia di Berkeley.
Come la maggior parte degli altri bambini brillanti, ho imparato a non rispondere volontariamente alle domande in classe quando era ovvio che nessun altro sapeva la risposta. Causava risentimenti e sguardi violenti da parte dei miei compagni di classe, e mi faceva escludere, cosa che non volevo. Quindi mi sono sfidato in un modo che nessun altro sapeva. Avrei tentato di rispondere alle domande dei test senza dare più di un occhiata ai miei libri, basandomi solo su ciò che ho imparato dalla lavagna e dalle discussioni in aula.
Alle scuole medie, i miei unici piaceri erano i corsi di musica e poesia. E disegno tecnico. Non ricordo null'altro.
Alle superiori, andavo bene in tutto ciò che era semplice ed ovvio (come la matematica, la fisica, la chimica e, come ho detto, la musica), che scorreva praticamente senza fatica, mentre tutto ciò che richiedesse organizzazione arbitraria ed illogica (come la grammatica, la storia e lo spelling) mi riuscivano difficili, essendo imprevedibili e capricciose.
Un esempio interessante di questa dicotomia si poteva vedere all'ultimo anno delle superiori, dove ho sostenuto due esami preparatori per il college. Uno era il Soggetto A, un requisito dell'Università della California, dato a chiunque potesse essere effettivamente ammesso all'università, per dare alla commissione la certezza di un'alfabetizzazione di base. Sai fare lo spelling? Sai far concordare verbo e soggetto? Dividi le frasi all'infinito? Sai scrivere un saggio breve? Ho fallito miseramente quest'esame, avendo così il piacere di dover studiare "Inglese per cretini" al primo anno di Berkeley, se fossi poi andato all'Università della California.
Ad ogni modo, il secondo esame era un concorso per una borsa di studio all'università di Harvard. E qui sono riuscito a farcela; in effetti, l'ho passato con un punteggio abbastanza alto da vincere una borsa di studio per tutti i corsi pagati ad Harvard. Ho accettato la borsa di studio e sono andato a Cambridge, Massachusetts. Avevo 16 anni.
 

loco83

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GRAZIE GRAZIE GRAZIE E ANCORA GRAZIEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE,sei veramente un grande arimane avevo già incominciato a leggero con i traduttori online ma così è un altra cosa. :D :D
 

aryaman

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prego. Se poi ti va di commentarlo man mano, mi piacerebbe molto sapere che è di spunto a qualcuno.

Per quanto riguarda eventuali aiuti di traduzione, vi dico come funziona la procedura:

Copia tutto il testo da tradurre
Incollalo sul tuo post
Leggi il testo normalmente e, ogni volta che trovi un errore, correggilo e mettilo in grassetto.


Così non dovrebbe pesare più di una normale lettura, e aiutate =)
 

aryaman

Holofractale de l'hypervérité
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L'ultimo intervento è stato Martedì, quindi pubblicando ora, Venerdì, rispetterei la tabella di marcia.
Lo faccio anche per omaggiare il buon Alexander, che le notizie danno ora ricoverato.

EDIT: prima qui c'era un pezzone di traduzione grezzo. Ora c'è il link al blog

http://pihkal-ita.blogspot.com.au/
 

aryaman

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In questo capitolo, che è stato per ora il più esilarante di tutti (non so se sono riuscito a renderlo in italiano, il freddo e composto umorismo di Shulgin, ma in inglese è stato a suo modo spassoso) si parla degli esperimenti alla Dole con LSD e psilocibina, oltre a un esperienza con l'LSD.
L'ho trovato, come sempre, interessante.

EDIT: prima qui c'era un pezzone di traduzione grezzo. Ora c'è il link al blog

http://pihkal-ita.blogspot.com.au/
 

aryaman

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Qui si parla delle sue esperienze con la TMA, e qualche osservazione interessante sempre riguardo al suo approccio con gli psichedelici.

EDIT: prima qui c'era un pezzone di traduzione grezzo. Ora c'è il link al blog

http://pihkal-ita.blogspot.com.au/
 

aryaman

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magari si potrebbe dividere il lavoro di traduzione fra molti utenti


Ci ho pensato meglio: non serve possedere PIHKAL per aiutarmi. La prima parte la posso fare con molta tranquillità, e se qualcuno volesse lavorare alla seconda parte, magari prendendo qualcuna tra le sostanze che più ama da LA VERSIONE ONLINE DI PIHKAL (meglio non usare Erowid, a volte mancano pezzi), sarebbe meraviglioso.

TIpo che uno si sente attratto da, chessò, BOH, e lo traduce.

Lo dico così, nel caso in cui andasse a qualcuno, e si trovasse con un po' di tempo da devolvere a questa traduzione =)
 
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