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Avventure nella natura

0rion

Elfe Mécanique
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17 Jan 2014
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382
Le seguente storie sono frutto di fantasia o avvenute in luoghi in cui le sostanze utilizzate sono legali.


1/3/2014 - Villa Pamphili Roma

È il giorno dopo l'esame di Fisica, e finalmente ho un po' di tempo per me.
La mattina mi preparo una pasta fredda, prendo qualcos'altro da mangiare, il necessario (fra cui quaderno e post-it per scrivere) e poi parto per raggiungere villa Phamphili.
Devo prendere due autobus, ma sceso dal primo decido di continuare a piedi. Non ho tabacco: mi metto alla prova e strada facendo chiedo una sigaretta ad un benzinaio che stava fumando (voi direte "E che ci vuole!", ma per me è stata una piccola soddifazione, dato che stò lavorando sul socializzare con le persone).
Cammino, cammino e finalmente arrivo al parco; avevo adocchiato un bel posto qualche giorno prima, dove c'era uno stupendo albero in fiore, con dei petali bianchi; mi sistemo su una panchina sopra una collinetta da cui ho la vista su quest'albero; è 12:15, c'è giusto qualche persona distante coi cani, ma nessuno che mi disturbi; preparo una canna (se non mi sbaglio) unendo due cartine corte con tabacco e cannabis, cosa eccezionale per me; non riesco a finirla tutta e già gli effetti cominciano a farsi sentire. Scrivo qualche appunto, osservando i proprietari che portano in giro i cani e i loro rapporti:
"ora x: perchè non ho mai avuto un rapporto con un animale?->cercare di farsi amico un animale
stò fattissimo, ed è solo mezza canna
qui intorno è bello, sono in mezzo al verde; fra poco mi allontanerò ancora di più dai rumori della strada"

Ho mangiato poi della cioccolata fondente, che ho trovato molto buona; fortunatamente avevo con me un porta-canna, per riporci quel che restava da fumare: è una specie di fialetta che avevo portato con me di ritorno da Amsterdam. Ma per dargli una pulita, l'aveva bagnato con l'acqua ed era rimasta umida.
Cominciano "trip assurdi per scaldare il porta canna" e far evaporare l'acqua; riesco a mantenere la concentrazione focalizzandomi sul respiro; alla fine lo scaldo fra le gambe e in qualche altro modo e riesco ad asiugarla.
"Stavo pensando al fatto che se assumiamo una sostanza fumandolo, faccia un così diverso effetto rispetto all'assumerla in altre maniere" e intuisco che c'è una qualche differenza a livello di assorbimento "legato al respiro e l'atomizzazione negli altri" metodi di assunzione.
Arriva all'improvviso un cane; all'inizio ho un po' di timore, ma dopo un po' comincio a prenderla a ridere; "mi manca ancora molto, ma stò imparando"; passa il padrone e se ne vanno via.
Mi allontano dalla strada, per sfuggire al rumore delle macchine; mi viene un'idea: decido di mettermi a cercare un posto in cui non si sentono.
È "bellissimo camminare nella natura"; supero la collinetta dove ero e mi ritrovo in uno spazio ampissimo, con l'erba sotto i piedi e qualche alberello qui e lì; in fondo, distanti una schiera di alberi più alti. È tutto molto suggestivo; mi sento come dentro un videogioco bellissimo in cui posso scegliere qualunque strada voglio. Procedo immerso in ciò che vedo. Focalizzo l'attenzione sui sensi e rimango in questo stato di percezioni amplificate per quasi tutto il tempo, anche grazie ad uno sforzo volontario.
Ogni gesto mi appare meno banale, ne capisco qualcosa in più, tutto ha un senso: ad esempio l'urinare addosso un'albero e come questo significhi un rilascio di sostanze che in qualche modo marcano il territorio; lo sentono le piante, gli animali che passano.
Ogni nostro gesto modifica l'universo.
Mi accorgo che ora stò scrivendo automaticamente in corsivo gli appunti.
"Sono giunto ad un parco giochi, da dove ho scritto questo ultimo pezzo, sono le 12:57" ( da "Bellissimo camminare")
Voir la pièce jointe 14442
Per me è "molto importante imparare a parlare" con disinvoltura "con le persone, a interagirci liberamente; quante cose in più potrei fare nella vita"; riuscendoci mi si ampliano le possibilità per il mio futuro.
Capisco che voglio fare una vita avventurosa.
Sono seduto ad una panchina, con il parco giochi ancora davanti; c'è il sole che mi colpisce; sento che in qualche modo c'è una verità che non ho accettato e che ho paura di comprendere; ho paura che sia qualcosa di oscuro sulla mia famiglia, ma invece non è niente di questo e mi sembra che sia l'intuizione sulla vita avventurosa.
Comincio a esplorare il parco giochi; mi rendo conto che "hanno tutti una logica, un significato dietro", nella disposizione dei vari pezzi: per esempio il pezzo a destra è il più inaccessibiele, ci si passa solo dalla ragnatela o scalando la struttura in acciaio a sinistra e mi immagino come i bambini che ci giochino la usino come base più impenetrabile. Mi diverto a farlo tutto; voglio fare lo scivolo, ma mi fermo, il posto è un po' umido e non voglio bagnarmi; lo provo a fare accuciato, ma finisco per dare una culata e bagnarmi comunque xD
"Devo cominciare a fidarmi delle scelte inconscie, con le donne, ma un po' in tutto, altrimenti faccio come con lo scivolo", non mi fido e finisco peggio.
Faccio uno schizzo del parco giochi per ricordarmi che era fatto, ma dopo un po' vedo che è troppo lunga e gli faccio una foto.
Mi allontano dal parco giochi e mi avvicino a dei tavolini più a sinistra; faccio un po' di stretching e cerco di rimettermi un po' in sesto dopo la culata.
Mi chiedo "chissà qual'è stato il primo ominide che ha scoperto il tavolino", penso ci debba essere stato un momento in cui da animale che mangia a terra siamo passati ad persone con davati qualcosa di rialzato su cui mangiare.
Sento che ci voleva un'esperienza del genere in mezzo alla natura, anche senza la cannabis, e mi riprometto di provarle di più.
Mangio sopra al tavolo allenandomi a farlo con la mano sinsitra; ma non fa così' caldo e stando fermo sento freddo; cerco di stare sotto al poco sole sentendo "Big Hard Sun" di Eddie Vedder; mi piace molto, ma sento che stona sentire musica con le cuffiette in mezzo ala natura.
Il mangiare mi piace, ma comprendo che devo scegliere meglio anche il cibo che mangio.
Sento gli uccellini che cinguettano e comincio a fischiettare anch'io, dapprima per rispondergli, poi elaboro una melodia (che registro anche).
Riparto alla ricerca del luogo dove non si sentono le macchine; cammino e cammino mentre mi godo la bellezza della natura; raggiungo un laghetto con una piccola cascatella al lato, mi fermo ad ascoltarla: lo scrosciare copre qualsiasi altro rumore.
Attraverso il laghetto tramite un ponticello; salgo sulla collinetta; con sorpresa mi accorgo di essere arrivato al limitare del parco; salgo più in alto che posso lungo una pendenza; raggiungo una recinzione, che vedo in un punto piegata, dopo un po' di indecisione e spinto dalla curiosità, mi avventuro; avanzo un pochettino e vedo che ci sono mucchi di terra, macchinari vari e cumuli di cose senza nessuna persona; torno indietro.
Nel ridiscendere dalla collina penso alla differenza fra le cose inorganiche e gli essere viventi; penso ad una vita frattale, delle piante, che si sviluppano a partire da una struttura, e poi la replicano in dimensioni sempre più grandi ed invece alla vita minerale, di come le rocce vengano con il tempo consumate.
Ragiono sul rapporto che ha l'uomo con le piante: bisogna fare le cose con amore. Le piante sentono tramite "sensori", noi abbiamo i sensi e in più la facoltà di scelta.
Non ricordo perchè non posso scrivere queste considerazioni, mi metto a scieglere una foglia caduta per terra e la porto con me per ricordarmi del ragionamento quando la rivedrò.
Risalgo verso la staccionata, ma più in là passato un pezzo di prato e bosco; intanto (mi sembra) finisco la canna; incontro una tiza in bici; ad un certo punto decido di tagliare trasversalmente il parco e passo nel bosco lungo la discesa; sbuco su un prato e continuo dritto; passo un canaletto d'acqua saltandolo, attraverso una strada e comincio a risalire per un'altro boschetto.
Vedo un bastone colpito da un raggio di luce che mi inspira; lo prendo e con quello mi aiuto a salire e poi continuo ad andarci in giro; arrivo ad un prato in alto, ma ancora c'è il rumore delle macchine.
Ridiscendo per il bosco un po' più in là; prima mi aveva colpito notevolemte un albero semi-caduto e come la vegetazione intorno a quellì'area fosse più fitta, come se quell'albero sdraiato avesse dei cerchi intorno in cui la vegetazione si sviluppa più forte.
Mentre ridiscendo ne trovo un'altro, che si incastra con la vegetazione; mi faccio largo e ci entro dentro; sembra quasi di essere su un'astronave; mi sfilo lo zaino e mi metto comodo; ci rimango un po' ad ascoltare e ascoltarmi; poi vedo a terra un pezzo di qualcosa di un colore strano, ma poi sparisce; mi preoccupo di vedere cose che non esistono, ma dopo un po' riesco a trovarlo.
Me ne vado via, ridiscendo e sbuco in un prato; più in là c'è una costruzione con un giardino accessibile; scavalco una siepe e mi accingo, ancora con il bastone a risalire la stradina del giardino, sperando anche di incontrare qualche cactacea interessante; fra le piante vedo anche alcuni gatti. Mi sento leggero, anche troppo e infatti mi accorgo di non avere più lo zaino.
Ripercorro di fretta i miei passi cercando di ricordare dove possa averlo lasciato; per fortuna ritrovo lo zaino proprio sotto l'albero caduto; cerco di recuperarlo con il bastone senza addentrarmi troppo, ma un'estremità si spezza.
Decido allora di entrare e scambiare lo zaino con il mio bastone, i cui due pezzi pianto a terra.
Ritorno sulla mia strada e percorro tutto il giardino; arrivo al portoncino di una chiesa con molti gatti nei dintorni; mi fermo seduto sulla panchina ad osservarli; alcuni si avvicinano curiosi; mangio una mela e gli lancio dei pezzi, ma non sembrano interessargli; in compenso attirano una marea di piccioni.
Batto a terra il piede leggermente e vedo come i piccioni cambino direzione tutti simultaneamente; lo rifaccio per cercare di far divertire i gatti.
Sulla sinistra c'è un'entrata con un grata di ferro; da sotto la grata esce un gatto, è spelacchiato e dallo sguardo incazzoso; si và a sistemare sullo scalino del portoncino; dò un pezzo di mela anche a lui che la ignora.
Nonostante lo sguardo cattivo cerco di instaurare lo stesso un rapporto. Mi alzo e lui si sposta sulla panchina dove ero. Ne approfitto e mi siedo dove stava lui. Stiamo così per un po', quando comincia un'acquazzone; tiro fuori l'ombrello mentre il gatto và sotto la panchina; riesco a rifugiarmi sotto l'ombrello acucciato, attaccato alla porta, mentre il gatto fugge nella tana oltre la grata. Dopo un poco il tempo si placa; faccio il giro dell'edificio ancora alla ricerca del luogo.
Con mia gran sorpresa andando dietro all'edificio mi ritrovo proprio dove avevo mangiato.
Scambia una battutta con una signora che guardava la nipotina sull'altalena a forma di orsacchiotto.
Mi incammino ancora e raggiungo l'altro lato di villa Pamphili oltre la strada, tramite un sovrapassaggio; trovo degli strumenti per allenarsi e mi ci metto un po'. Poi avanzo lungo un prato per addentrarmi; raggiungo il punto in cui lil terreno comincia a scendere; salgo sul tavolinino che è là e mi godo la vista della cittadina. Mi dedico un po' alla giocoleria.
Poi mi contatta un'amica; vado da lei, che è in lacrime. Parliamo un po', degli amici, delle paure e delle scelte.
Me ne torno a casa con gli effetti che svaniscono.
 

cav

Elfe Mécanique
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22 Oct 2013
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438
Bellissimo, letto tutto! Ma che finale strano..! :)
 

psyco39

Holofractale de l'hypervérité
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16 Mai 2013
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Bravo orion! È sempre bellissimo passare un pomeriggio bella natura e per fortuna dalle mie parti ci sono posti tranquilli dove non si sentono ne auto ne treni. Concordo con cav. Il finale sembra mozzato hihi però se è qualcosa di personale hai fatto bene ad ometterlo ;)
 

boboav

Alpiniste Kundalini
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3 Sept 2012
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670
io vivo in montagna, qui c'è molta più natura che strade
 

0rion

Elfe Mécanique
Inscrit
17 Jan 2014
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382
Grazie a tutti! :mrgreen: La storia continuerebbe anche, ma purtoppo ho appunti dettagliati solo fino a quel momento ed ora non ricordo più bene xD
In città invece trovare di questi posti tranquilli non è un'impresa semplice, bisogna spostarsi fuori.
 
Haut