DrugO
Neurotransmetteur
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Ciao a tutti, questa è la mia prima discussione sul forum e ho deciso di inaugurarla presentandovi la mia prima esperienza psiconautica.
Domenica 9 giugno 2013
Sono passati due giorni da quando ho avuto la mia prima eperienza, il mio primo viaggio, avvenuto tramite dei tartufi allucinogeni il cui nome è ''Utopia''.
Tante sono le cose che mi girano per la testa da quel giorno, che mi ha portato un grande arricchimento che si estende su vari livelli mentali: moralità, percezione, ragionamenti,...
Vorrei quindi tentare di descrivere ciò che ricordo meglio nel modo più dettagliato possibile.
La sera dell' 8 giugno mi trovavo con un amico in un appartamento che in quei due giorni sarebbe stato libero.
Avevo con me una ustina chiusa in modo che l'aria non passasse, contenente quindici grammi di tartufi allucinogeni Utopia (5/5 in scala di potenza).
Erano le 18:20 circa quando prendemmo la decisione di assumerli: otto-nove grammi li presi io e il restante il mio amico.
Masticammo i tartufi, che avevano un sapore leggermente sgradevole.
Uscimmo subito dopo a prendere due pizze e un bottiglione di Coca-Cola per la cena e tornammo.
Il mio amico andò a farsi una doccia, e io rimasi in salotto.
Ero in piedi quando erano passati circa quindici minuti dall'assunzione ed iniziai a provare una piacevole sensazione su tutto il corpo.
Credendo che fosse tutta autoconvinzione mi misi a sedere sul divano, eppure lentamente cominciavo a sentire che il mio modo di percepire suoni ed emozioni era in mutazione.
Ricordo bene di aver cominciato a fissare il pavimento, un po' come quando ci si fuma uno spinello e lo sguardo si fissa da qualche parte senza che ce ne si renda conto.
Il pavimento, parquet di legno, aveva qualcosa di diverso: cominciavo a notare che le striature del legno scorrevano lungo le assi in modo molto armonico, quasi artistico.
Mi resi conto che la stanza era molto più luminosa e li iniziò il primo effetto davvero convincente: l'euforia.
Cominciai a ridere, a emettere grida come quelle di un bambino: ero emozionatissimo, felicissimo.
Mi sentivo come un bambino che vede per la prima volta il mare o che in quel momento sta facendo qualcosa che gli piace davvero.
Ridevo estasiato da ciò che mi circondava, anche solo il televisore spento davanti a me o il calendario appeso al muro sembravano le cose più belle del mondo.
Nel frattempo, A (il mio amico) era uscito dalla doccia e non sentendo ancora i primi effetti iniziò a chiedermi che sensazioni provavo, se vedevo qualcosa, ecc.
Iniziò poi anche lui a sentire i primi effetti e questo circa dieci minuti dopo di me.
A livello visivo ricordo che più passava il tempo e più tutto si muoveva, respirava.
Volevo esplorare, osservare il modo in cui ciò che mi circondava reagiva sotto il mio sguardo.
Uscimmo in terrazzo (bianco, pavimento in piastrelle di ceramica violacee, attraverso esso si può vedere una strada principale) e lì i colori e le forme si accentuarono: guardando le piastrelle avevo la sensazione che i vari livelli di profondità erano separati: avevo la sensazione di vedere il primo strato di vernice che fluttuava sopra il quadrato di ceramica (purtroppo questa sensazione è quasi impossibile da descrivere) e ognuno di questi livelli di profondità aveva forme particolarissime, come se si guardasse il famoso calendario Maya attraverso un caleidoscopio.
Se mi voltavo invece a guardare le pareti bianche del terrazzo, vedevo i colori delle piastrelle arrampicarvisi come fossero fiamme dense, facilmente immaginabili come la lava di un vulcano, che anzichè scendere, saliva lungo le pareti.
Oramai sia io che A eravamo completamente immersi nel viaggio: tutti i tipi di percezioni sensoriali erano alterati: ho visto passare per almeno trenta secondi lo stesso furgoncino bianco sulla strada, uno dopo l'altro, e a volte alcuni si fermavano al semaforo, mentre a livello uditivo sentivo i suoni andare a scatti oppure a rallentatore: le automobili che passavano producevano un suono simile alle cicale, con lo stesso tipò di intensità, forza e ripetività.
Mi trovai anche ad avere parecchi problemi nel determinare le distanze tra me e tutto il resto: ricordo di aver perso l'equilibrio tentando di afferrare un bicchiere d'acqua che si trovava invece a svariati metri da me.
Ci fu poi un improvviso cambiamento, qualcosa di radicale: se prima tutto era così bello, spettacolare, di colpo sostenevo che prendere i tartufi non era stato altro che un gravissimo errore.
Avevo il terrore di morire, la paranoia si era impadronita di me.
Andai a controllare fuori dalla porta dell'appartamento perchè temevo che si fosse formato un gruppo di inquilini del palazzo che si erano preoccupati sentendo i nostri tonfi e le nostre urla (euforiche), e che con loro c'era anche un poliziotto che non sapeva se irrompere nella stanza o meno.
Volevo alzarmi e correre all'ospedale per chiedere aiuto: dovevo assolutamente concludere li il viaggio.
Tentavo di distendermi a letto per addormentarmi e lasciare che tutto passasse ma anche ad occhi chiusi vedevo forme complesse che si muovevano e perlopiù avevo la tentazione di controllare che tutte le spine fossero staccate: temevo un possibile corto circuito.
Il mio amico A, che aveva giä avuto altre esperienze in passato, riuscì parlandomi a rivoltare velocemente la situazione rendendola di nuovo un'esperienza incredibilmente piacevole.
Cambiare il proprio stato emotivo lungo un viaggio è incredibilmente semplice, consiglio quindi a tutti gli aspiranti di trovarsi un sitter (persona che accompagna lungo il viaggio).
Ritornammo sul terrazzo e li cominciammo a parlare di cose incredibilmente profonde: filosofia, ideali, pensieri...
Eravamo diventati due filosofi, che cercavano di cogliere il senso di qualsiasi cosa, anche la più futile, e credevamo fermamente in ciò che dicevamo.
Apprezzavamo ogni tassello che componeva il viaggio, un viaggio che in quelle poche ore ci aveva regalato una libertà che non si limitava all'apparenza presente invece nella vita reale, ma che poteva quasi essere riconosciuta come cosa concreta, tanto aveva sorpassato il limite imposto dalla realtà.
Si trattava di una libertà costruttiva: non ci sentivamo liberi di nuocere al mondo esterno come oramai è giudicata la libertà attualmente: ci sentivamo invece liberi nelle cose più piccole e semplici (che in quel momento sembravano le più grandi e le più complesse), come il potersi esprimere, il poter parlare, ridere.
Mi resi conto che spesso cerchiamo il limite della libertà dell'individuo arrecando danno a qualcuno o a qualcosa senza invece sfruttare i lati positivi della libertà, privi di limiti.
Lungo quella ora detestammo il materialismo, le masse, l'orgoglio che impedisce alle gente di stare bene con sé stessi.
Mi sentivo il vero superuomo di cui parlava F. Nietzsche, se non mi fermavo a riflettere che l'unico modo per arrivare a quello stato era utilizzare qualcosa di esterno.
Ho fatto del mio meglio per descrivervi il mio primo (e mi auguro NON ultimo
) viaggio.
Posso dire che per la prima volta nella mia vita ho davvero conosciuto e visto che cosa potrebbe essere la definizione di Utopia.
Consiglio davvero a tutti questi tartufi, magari con dosi differenti (a differenza della vostra esperienza propria).
Buona serata a tutti,
DrugO
Domenica 9 giugno 2013
Sono passati due giorni da quando ho avuto la mia prima eperienza, il mio primo viaggio, avvenuto tramite dei tartufi allucinogeni il cui nome è ''Utopia''.
Tante sono le cose che mi girano per la testa da quel giorno, che mi ha portato un grande arricchimento che si estende su vari livelli mentali: moralità, percezione, ragionamenti,...
Vorrei quindi tentare di descrivere ciò che ricordo meglio nel modo più dettagliato possibile.
La sera dell' 8 giugno mi trovavo con un amico in un appartamento che in quei due giorni sarebbe stato libero.
Avevo con me una ustina chiusa in modo che l'aria non passasse, contenente quindici grammi di tartufi allucinogeni Utopia (5/5 in scala di potenza).
Erano le 18:20 circa quando prendemmo la decisione di assumerli: otto-nove grammi li presi io e il restante il mio amico.
Masticammo i tartufi, che avevano un sapore leggermente sgradevole.
Uscimmo subito dopo a prendere due pizze e un bottiglione di Coca-Cola per la cena e tornammo.
Il mio amico andò a farsi una doccia, e io rimasi in salotto.
Ero in piedi quando erano passati circa quindici minuti dall'assunzione ed iniziai a provare una piacevole sensazione su tutto il corpo.
Credendo che fosse tutta autoconvinzione mi misi a sedere sul divano, eppure lentamente cominciavo a sentire che il mio modo di percepire suoni ed emozioni era in mutazione.
Ricordo bene di aver cominciato a fissare il pavimento, un po' come quando ci si fuma uno spinello e lo sguardo si fissa da qualche parte senza che ce ne si renda conto.
Il pavimento, parquet di legno, aveva qualcosa di diverso: cominciavo a notare che le striature del legno scorrevano lungo le assi in modo molto armonico, quasi artistico.
Mi resi conto che la stanza era molto più luminosa e li iniziò il primo effetto davvero convincente: l'euforia.
Cominciai a ridere, a emettere grida come quelle di un bambino: ero emozionatissimo, felicissimo.
Mi sentivo come un bambino che vede per la prima volta il mare o che in quel momento sta facendo qualcosa che gli piace davvero.
Ridevo estasiato da ciò che mi circondava, anche solo il televisore spento davanti a me o il calendario appeso al muro sembravano le cose più belle del mondo.
Nel frattempo, A (il mio amico) era uscito dalla doccia e non sentendo ancora i primi effetti iniziò a chiedermi che sensazioni provavo, se vedevo qualcosa, ecc.
Iniziò poi anche lui a sentire i primi effetti e questo circa dieci minuti dopo di me.
A livello visivo ricordo che più passava il tempo e più tutto si muoveva, respirava.
Volevo esplorare, osservare il modo in cui ciò che mi circondava reagiva sotto il mio sguardo.
Uscimmo in terrazzo (bianco, pavimento in piastrelle di ceramica violacee, attraverso esso si può vedere una strada principale) e lì i colori e le forme si accentuarono: guardando le piastrelle avevo la sensazione che i vari livelli di profondità erano separati: avevo la sensazione di vedere il primo strato di vernice che fluttuava sopra il quadrato di ceramica (purtroppo questa sensazione è quasi impossibile da descrivere) e ognuno di questi livelli di profondità aveva forme particolarissime, come se si guardasse il famoso calendario Maya attraverso un caleidoscopio.
Se mi voltavo invece a guardare le pareti bianche del terrazzo, vedevo i colori delle piastrelle arrampicarvisi come fossero fiamme dense, facilmente immaginabili come la lava di un vulcano, che anzichè scendere, saliva lungo le pareti.
Oramai sia io che A eravamo completamente immersi nel viaggio: tutti i tipi di percezioni sensoriali erano alterati: ho visto passare per almeno trenta secondi lo stesso furgoncino bianco sulla strada, uno dopo l'altro, e a volte alcuni si fermavano al semaforo, mentre a livello uditivo sentivo i suoni andare a scatti oppure a rallentatore: le automobili che passavano producevano un suono simile alle cicale, con lo stesso tipò di intensità, forza e ripetività.
Mi trovai anche ad avere parecchi problemi nel determinare le distanze tra me e tutto il resto: ricordo di aver perso l'equilibrio tentando di afferrare un bicchiere d'acqua che si trovava invece a svariati metri da me.
Ci fu poi un improvviso cambiamento, qualcosa di radicale: se prima tutto era così bello, spettacolare, di colpo sostenevo che prendere i tartufi non era stato altro che un gravissimo errore.
Avevo il terrore di morire, la paranoia si era impadronita di me.
Andai a controllare fuori dalla porta dell'appartamento perchè temevo che si fosse formato un gruppo di inquilini del palazzo che si erano preoccupati sentendo i nostri tonfi e le nostre urla (euforiche), e che con loro c'era anche un poliziotto che non sapeva se irrompere nella stanza o meno.
Volevo alzarmi e correre all'ospedale per chiedere aiuto: dovevo assolutamente concludere li il viaggio.
Tentavo di distendermi a letto per addormentarmi e lasciare che tutto passasse ma anche ad occhi chiusi vedevo forme complesse che si muovevano e perlopiù avevo la tentazione di controllare che tutte le spine fossero staccate: temevo un possibile corto circuito.
Il mio amico A, che aveva giä avuto altre esperienze in passato, riuscì parlandomi a rivoltare velocemente la situazione rendendola di nuovo un'esperienza incredibilmente piacevole.
Cambiare il proprio stato emotivo lungo un viaggio è incredibilmente semplice, consiglio quindi a tutti gli aspiranti di trovarsi un sitter (persona che accompagna lungo il viaggio).
Ritornammo sul terrazzo e li cominciammo a parlare di cose incredibilmente profonde: filosofia, ideali, pensieri...
Eravamo diventati due filosofi, che cercavano di cogliere il senso di qualsiasi cosa, anche la più futile, e credevamo fermamente in ciò che dicevamo.
Apprezzavamo ogni tassello che componeva il viaggio, un viaggio che in quelle poche ore ci aveva regalato una libertà che non si limitava all'apparenza presente invece nella vita reale, ma che poteva quasi essere riconosciuta come cosa concreta, tanto aveva sorpassato il limite imposto dalla realtà.
Si trattava di una libertà costruttiva: non ci sentivamo liberi di nuocere al mondo esterno come oramai è giudicata la libertà attualmente: ci sentivamo invece liberi nelle cose più piccole e semplici (che in quel momento sembravano le più grandi e le più complesse), come il potersi esprimere, il poter parlare, ridere.
Mi resi conto che spesso cerchiamo il limite della libertà dell'individuo arrecando danno a qualcuno o a qualcosa senza invece sfruttare i lati positivi della libertà, privi di limiti.
Lungo quella ora detestammo il materialismo, le masse, l'orgoglio che impedisce alle gente di stare bene con sé stessi.
Mi sentivo il vero superuomo di cui parlava F. Nietzsche, se non mi fermavo a riflettere che l'unico modo per arrivare a quello stato era utilizzare qualcosa di esterno.
Ho fatto del mio meglio per descrivervi il mio primo (e mi auguro NON ultimo

Posso dire che per la prima volta nella mia vita ho davvero conosciuto e visto che cosa potrebbe essere la definizione di Utopia.
Consiglio davvero a tutti questi tartufi, magari con dosi differenti (a differenza della vostra esperienza propria).
Buona serata a tutti,
DrugO