Questo è un argomento vasto quanto delicato, formato da infinite sfaccettature sociali e caratteriali, quindi lungi da ma il voler affermare come "uniche e vere" le cose che state per leggere.
Vi parlo un po' di me, affinchè possiate capire il contesto sociale in cui mi muovo. Non sono un fattone e non ho fatto uso di psicoattivi. Il mio "sballo" consiste in 1g al mese di erba e qualche drink se mi capita di essere ad una festa. purtroppo ancora sono minorenne e vivo con i miei, devo volare basso e cercare di non combinare casini.
questo però non mi impedisce di informarmi, frequentare questo forum, leggere di droghe e di ciò che regalano all'uomo.
Ovviamente, non posso non parlare di ciò che leggo ai miei amici, altrimenti che senso ha l'amicizia se devo filtrare gli argomenti di cui si parla ?
Ciò di cui mi sono accorto , per cui mi ritengo molto fortunato, è di aver visto la stessa cosa da due punti dio vista diametralmente opposti. Questo mi permette di sapere cosa prova e sente chi ha un'opinione diversa dalla mia, sapere i problemi, conoscere le soluzioni (almeno, le soluzioni che sono state valide per me).
Ai tempi delle medie, l'identikit del figo era: occhiali da sole, cellulare touch (ehh...come si evolve la tecnologia xD) e sigarette. Poi esisteva un'altra classe sociale,più ristretta e più in cima nella piramide. Era la classe dei "grandi", i ragazzi dell'ultimo anno o del 1 anno di superiori. Questi fumavano erba. inutile dirvi che agli occhi di un 12enne casa-scuola che ascolta i prof e i genitori e da retta a quello che dicono i tg, questi tizi sembravano dei gangsta temibili a cui portare rispetto (ATTENZIONE: non sto parlando di bullismo) e da cui tenersi alla larga il più possibile. crescendo, in 2 superiore ho fumato la mia prima canna. Li ho capito che non solo tutti i fighi e i grandi e i tg e i genitori erano una massa di coglioni, ma lo ero anche io. Perché avevo ricoperto con un'alone maligno e di superiorità persone che non se lo meritavano, alone inculcatomi da bambino. Non avevo la più pallida idea che esistessero altre droghe (oltre all'erba), solo sporadiche nozioni estive in spiaggia sullo "stare attenti se i drogati hanno lasciato le siringhe sotto la sabbia", cosa che mi fece camminare in punta di piedi come un coglione per 3 mesi. E aggiungete a questo agglomerato di paure, informazione sbagliata e pettegolezzi anche i pensieri che questo scatenava nella mente di un ragazzino. E pensavo a che razza di gente dovevano essere le persone che vendevano questa roba. Arrivato alle superiori il mio compagno di banco vendeva cannabis. E? stato come schiantarsi contro un muro, sfondarlo e ripartire, cercando la strada giusta. Ogni mia convinzione era crollata, distrutta dalla realtà che mi trovavo a vivere.
Mentre ora ho imparato a non edificare da solo o per sentito dire i muri, ma aspettare che l'esperienza mi guidi.
Ecco perché mi ritengo fortunato, ho vissuto in prima persona l'indottrinamento e me ne sono liberato.
Tutto questo per arrivare a dire che, se una persona (indipendentemente dall'intelligenza, dagli studi, dalla classe sociale) si trova nello stato in cui ero io alle medie (non è un'offesa, serve a dare un riferimento su me stesso) è difficile se non impossibile farle cambiare idea attraverso il Linguaggio; per due motivi:
1) Non hanno un'idea, sanno solo ciò che gli è stato riferito da amici, parenti, tg ecc... Nessun riferimento personale con cui confrontarsi.
2) Non avendo mai provato sostanze, è inutile parlarne. Io non posso parlare con un maratoneta della fatica che fa durante una gara, posso immaginarla, azzardare un'ipotesi, ma non sarà mai vera e vissuta come che se la gara la facessi io.
Detto questo, lancio una provocazione. Dobbiamo davvero parlarne? Non potremmo farci gli stracazzi nostri e lasciare che il mondo giri come è sempre girato? Credo ché le nostre personalità non dovrebbero né guadagnarci né perderci se venissero associate all'uso di droghe, quindi a che serve "parlarne"?
capisco il bisogno di condividere con chi ci è vicino le nostre esperienze, è giusto che sia così. purtroppo però, ognuno interpreterà la cosa a suo modo, arrivando a sue conclusioni e applicandole a noi. Potete essere presi per il tossico, il fattone, il santone (nel caso in cui parliate di spiritualità ), lo sbandato, il depresso, il pazzo, l'asociale e via dicendo.
Se già è difficile per chi l'ha vissuta, interiorizzare l'esperienza psichedelica, figuratevi per chi ne ha a mala pena sentito parlare! Faranno quello che fa ogni persona quando si trova di fronte a ciò che non conosce, attiva il meccanismo di emergenza. Raschia il cervello alla ricerca del sentito dire e dello stereotipo, ancora di salvezza per chi vuole parlare di cose di cose che non sa. E con questo vi risponderanno. Neanche se ne accorgono, neanche me ne accorgevo.
Smettiamo di cercare di convincere, di convincerci, di dividerci, di schierarci. Amiamoci per come siamo, sbattiamocene delle differenze.
(Sicuramente, come ogni volta che mi metto a scrivere sarò andato OT e avrò detto una marea di minchiate, ma spero che sia passato il concetto.)