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UNA LEZIONE DI PERDONO (Stanislav Grof)

Abej^a G.

Holofractale de l'hypervérité
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20 Fev 2013
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bellissimo!

..è sempre di Grof?!


JOLLY a dit:
[...]
La pianta possiede una frequenza estremamente alta ed un elevato grado di coscienza della Terra stessa, e di conseguenza offre un’incredibile trasformazione per coloro che scelgono questo obiettivo, e per coloro che sono pronti. Il regno vegetale offre dei portali, ma il portale più importante, vedete, è nel vostro cuore, e lo portate sempre con voi.
 

JOLLY

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21 Juin 2014
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L'INCONTRO DI GROF CON UN GURU INDIANO


Swami Muktananda e il Siddha Yoga


[...]

Muktananda sapeva che avevo lavorato con l'LSD e cominciò a parlare dell'uso di sostanze psicoattive nella pratica spirituale. Espresse la convinzione che le esperienze indotte da queste sostanze fossero in stretta relazione con quelle ricercate nel Siddha Yoga.
"Mi risulta che hai lavorato con l'LSD," disse per mezzo del suo interprete, una giovane donna indiana che molti anni dopo designò come suo successore con il nome di Swami Chitvillasananda. "Noi qui facciamo qualcosa di simile. Ma la differenza consiste nel fatto che nel Siddha yoga insegnamo alle persone non soltanto ad andare in alto, ma anche a rimanere in alto," dichiarò, sicuro di se. "Con l'LSD si possono avere grandi esperienze, ma poi si torna giù. In India ci sono molti seri ricercatori spirituali, bramini e yogi, che usano le piante sacre nella loro ricerca spirituale," continuò Muktananda, "ma non sanno come farlo in modo corretto."
Cominciò poi a parlare della necessità di avere un approccio rituale rispettoso per la coltivazione, la preparazione, il fumo e l'ingestione della canapa indiana (cannabis indica) sottoforma di bhang, ganja o charas, e criticò l'uso casuale e irriverente di marijuana e hashish da parte delle giovani generazioni in occidente.
"Gli yogi fanno crescere, raccolgono e lavorano la pianta con grande consapevolezza e devozione," disse. "Prima la lasciano a bagno nell'acqua per 14 giorni in modo da liberarla da tutti gli ingredienti tossici e poi la seccano. La mettono in un chyloom (una pipa speciale) e la fumano. Poi giacciano nudi in estasi nella neve e nel ghiaccio dell'Himalaya." Mentre parlava del fumo con il chyloom e dell'estasi degli yogi, Muktananda assumeva espressioni, movimenti e posizioni come se stesse vivendo tali esperienze.
Nel corso della discussione, chiesi a Muktananda informazioni sul soma, la pozione sacra dell'antica india che viene citata piu di mille volte nel Rig Veda, e che ha giocato un ruolo cruciale nella religione vedica. Questo simbolo sacro era preparato da una pianta con lo stesso nome, di cui, nel corso dei secoli, si è persa l'identità. Avevo trovato affascinanti i racconti riguardanti il soma e speravo che Muktananda potesse avere conoscenze che portassero alla sua identificazione botanica e a isolarne il principio attivo. Scoprire il segreto del soma era a quel tempo il sogno di molti di noi, impegnati nella ricerca psichedelica.
Parlando del soma, Muktananda scartò l'ipotesi sostenuta dal micologo Gordon Wasson, che la pianta fosse il fungo Amanita Muscarinica. Mi assicurò che non era un fungo, ma una pianta rampicante, il che non mi sorprese molto, dal momento che un altro importante elemento della farmacopea psichedelica era l'ololiqui, il "sacramento" mesoamericano. Si tratta di una preparazione che contiene i semi di Ipomea Violacea, che potrebbe essere considerata una pianta rampicante, dato che cresce con l'aiuto di viticci.
Ma quello che seguì fu per me una grande sorpresa: Muktananda non solo sapeva cosa fosse il soma ma mi assicurò che ancora oggi era usato in India. Sostenne infatti di tenere regolari contatti con i sacerdoti che lo usavano nei loro rituali. E, a quanto diceva, ogni anno alcuni sacerdoti andavano dalle montagne fino a Ganeshpuri, il piccolo villaggio a sud di Bombay dove si trova il suo ashram, per celebrare il suo compleanno e, in quel occasione, si teneva sempre la cerimonia del soma. Alla fine dell'incontro, Muktananda invitò Christina e me a visitare il suo ashram il giorno del suo compleanno e promise di dare istruzioni perchè partecipassimo a questo antico rituale.
Sembrava che il darshan si fosse trasformato in uno scambio di informazioni, quasi professionali, sulle "tecnologie del sacro", ma improvvisamente la situazione prese una svolta inaspettata. Senza nessun preavviso, Muktananda bruscamente allungò la mano per prendere una scatola di dolci che stava sul tavolino al suo fianco. Nell'anshram si trovavano sempre dolci sparsi qua e la, poichè Muktananda aveva spiegato che Shakti, la divina energia femminile, aveva grande affinità con i dolciumi, e il bar abbondava di confezioni di ogni genere. Muktananda tirò fuori dalla scatola due pasticcini, li scartò con grande abilità e me li mise in bacca schiaffeggiandomi le guance piuttosto violentemente; mi colpì quindi sulla fronte e mi diede un calcio negli stinchi.
Poi si alzò facendomi capire che il darshan era finito. Sulla porta, mentre stavamo per uscire, ci guardò e disse: "Avremo due ritiri impegnativi sullo shivaismo del kashmir, siete entrambi invitati come miei ospiti". Prima che lasciassimo la stanza mi guardò intenzionalmente e disse: "sarà per te molto interessante". A quel tempo non sapevo nulla sullo shivaismo, dal nome potevo solo intuire che avesse a che fare con Shiva. Ringraziammo Muktananda, ci salutammo e uscimmo dalla stanza del darshan per entrare nella spaziosa sala dell'ashram riservata alla meditazione.
Fuori c'era una grande folla che aspettava di vederci uscire, per la maggior parte sembravano persone arrivate al Siddha Yoga per le loro esperienze psichedeliche. Sospettando che la mia discussione con Muktananda avesse affrontato l'argomento delle sostanze psichedeliche, volevano sapere se il guru aveva detto qualcosa a riguardo. Dovetti quindi passare attraverso un fuoco incrociato di domande del tipo: "di che cosa avete parlato? Baba ha detto qualcosa sull'acido? Ha detto che le sostanze si possono usare?"
Non avevo alcuna voglia di essere socievole, ed ero consapevole di alcune strane sensazioni del mio corpo, come se qualcosa mi stesse ribollendo in testa. Scusandomi, mi liberai dalla folla e mi indirizzai nella parte piu lontana della sala di meditazione. Li mi sedetti con le gambe incrociate, la schiena premuta contro la parete e gli occhi chiusi. Sentii che era il modo migliore per capire cosa stava accadendo dentro di me.
Gli yogi siddha godevano della reputazione di poter risvegliare con lo shaktipat (tocco del guru), l'energia psichica interiore, e io "sapevo" che quanto Muktananda aveva appena fatto con me era proprio questo. Non mi aspettavo però alcuna reazione significativa visto che non mi consideravo particolarmente suggestionabile. A quel tempo ero convinto che nulla se non una sostanza fortemente psicoattiva, potesse cambiare significativamente la mia coscienza. La mia reazione mi colse di sorpresa.
Pochi secondi dopo aver chiuso gli occhi mi ritrovai in una stato di completa nullità, in un vuoto che aveva dimensioni cosmiche. Per descriverlo, potrei dire che mi sentii sospeso un uno spazio interstellare, un luogo a metà strada tra la Terra e l'Alpha Centauri. Ma questo era soltanto un aspetto molto superficiale dell'esperienza e non comprendeva il senso di profonda pace e tranquillità di questa situazione e le straordinarie intuizioni metafisiche che vi erano associate. Sentii di trovarmi in uno stato che trascendeva tutte le polarità , con una comprensione totale dell'esistenza. Sembrava che questo vuoto cosmico, in qualche modo, contenesse il segreto dell'essere e della creazione. Quando riaprii gli occhi di nuovo mi accorsi che era passata piu di un'ora dalla fine del darshan.
[...]
 

JOLLY

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La seduta DPT di Jesse


Il giorno della seduta psichedelica. Jesse manifestò una paura quasi infantile con molta apprensione per quanto sarebbe potuto accadere. Dopo avergli somministrato 90 mg di DPT per via intramuscolare, dovemmo fare molti sforzi per persuaderlo a mettere la mascherina e le cuffie stereo. L'inizio della seduta fu segnato da un intenza lotta contro l'effetto della droga.
Jesse sembrava aggrapparsi alla realtà con la stessa ansiosa determinazione con cui si attaccava alla vita nella sua battaglia quotidiana contro il cancro. La sua lotta contro l'esperienza fu marcata da un intenza sofferenza fisica, particolarmente tosse e nausea, che alla fine culminò in vomiti ripetuti. Jesse venne sopraffatto dal materiale che si riversava nella sua mente. La musica gli sembrava violenta, forte e distorta e la visse come un attacco. Sentì che se si arrendeva all'esperienza sarebbe morto. In diverse occasioni manifestò un profondo rammarico per aver preso la droga.
Nel corso della sua lotta eroica, passarono davanti ai suoi occhi innumerevoli scene e immagini nelle quali era sia osservatore sia attore. La sua ansia era caratterizzata da immagini di creature grottesche e terrorizzanti di varie forme che lo attaccavano cercando di distruggerlo. Immaginava migliaia di scene di guerra, con aggressioni e distruzioni e altre situazioni in cui la gente moriva e "distruggeva se stessa". Durante un lungo episodio Jesse vide numerose scene di discariche disseminate di cadaveri, carcasse, scheletri, interiora putride e bidoni di spazzatura che emettevano odori disgustosi. In queste scene vide il proprio corpo, avvolto da bende puzzolenti, corroso dal cancro, la pelle spaccata coperta da ulcere cancerose che perdeva liquidi.
Improvvisamente vide una gigantesca palla di fuoco che apparve dal nulla. Tutto il sudiciume fu bruciato dalle fiamme purificatrici e fu consumato. La carne e le ossa di Jesse venne bruciate dal fuoco, ma l'anima sopravvisse. Si trovò nella scena del giudizio universale, dove Dio pesava le azioni buone e cattive. In quello che sembrava un giudizio finale diversi ricordi del suo passato attraversarono la sua mente. Gli aspetti positivi della sua vita furono trovati piu pesanti dei suoi peccati e delle sue trasgressioni. Jesse sentì come se avessero aperto la porta della sua prigione e lui fosse lasciato libero. A quel punto udì una musica celestiale e il canto degli angeli e iniziò a capire il significato della sua esperienza. Un profondo messaggio arrivò a lui tramite qualche canale sovrannaturale, non verbale, che permeò tutto il suo essere: "Quando muori, il tuo corpo sarà distrutto ma tu sarai salvato; la tua anima sarà con te per tutto il tempo. Tu ritornerai sulla terra e vivrai di nuovo, ma tu non sai che cosa sarai sulla prossima terra."
Il risultato di questa esperienza fu che le sofferenze si alleviarono cosi come scomparvero l'ansia e la depressione. Jesse emerse dalla seduta credendo profondamente nella reincarnazione, anche se il concetto era estraneo alla sua tradizione religiosa. Lottò a fondo con i limiti dell'educazione che aveva ricevuto per comunicare la natura e la portata della sua esperienza. Non si rendeva conto che parlando di reincarnazione stava descrivendo un concetto fondamentale del pensiero filosofico orientale e di molte alte tradizioni nel corso dei secoli. Esitò e si scusò piu volte nello spiegarmi la sua nuova convinzione, temendo che io considerassi le sue nuove idee, che erano in conflitto con le credenze accettate dai cristiani, come un sintomo di malattia mentale.
Dopo la seduta Jesse riuscì ad adattarsi alla situazione sviluppando un nuovo atteggiamento nei confronti della morte imminente. La prospettiva di un'altra incarnazione lo liberò dall'attaccamento al suo corpo, quasi distrutto dal cancro: ora lo considerava come un peso e un ingiusta complicazione della vita di Betty e di sua sorella, che avevano accettato il compito di prendersene cura.
Jesse morì serenamente 5 giorni dopo la seduta. Fu quasi come se si affrettasse a ricevere un nuovo corpo nella "prossima terra".
 

Abej^a G.

Holofractale de l'hypervérité
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bello!!!! ancora ancora ancora :pidu:

JOLLY a dit:
Improvvisamente vide una gigantesca palla di fuoco che apparve dal nulla. Tutto il sudiciume fu bruciato dalle fiamme purificatrici e fu consumato. La carne e le ossa di Jesse venne bruciate dal fuoco, ma l'anima sopravvisse. Si trovò nella scena del giudizio universale, dove Dio pesava le azioni buone e cattive.

pensavo subito all'Arca dell'Alleanza (primo link a caso) L'Arca dell'Alleanza -Simboli e Oggetti Leggendari -ACAM.it - Associazione Culturale Archeologia e Misteri -fatta di legno di acacia :mrgreen:-
 

JOLLY

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la seduta LSD di Joan (una paziente malata di cancro)


Circa 20 minuti dopo la somministrazione di 300 microgrammi di LSD cominciai ad avere la sensazione di galleggiare e di vibrare. Mentre ascoltavo il secondo concerto per pianoforte di Brahms, mi vidi nella hall gigantesca di un futuristico aereoporto, aspettando il mio volo. La hall era affollata di passeggeri vestiti alla moda estremamente moderni, una strana sensazione di eccitazione e di attesa sembrava permeare quella folla insolita.
Improvvisamente attraverso gli altoparlanti dell'aeroporto sentii una voce forte: "L'evento che state per sperimentare è voi stessi. Con alcuni sta già accadendo." Mentre guardavo i compagni di viaggio attorno a me, vidi strani cambiamenti nelle loro facce; mentre cominciavano il loro viaggio nel loro mondo interiore i loro corpi si contorcevano con movimenti bruschi assumendo posizioni insolite. A quel punto notai un intenso ronzio consolante e tranquillizzante, come un segnale radio, che mi guidava verso l'esperienza e mi rassicurava. Sembrava come se il mio cervello stesse bruciando molto lentamente, svelando il proprio contenuto un immagine dopo l'altra.
L'immagine di mio padre apparve con grande chiarezza, e la natura del nostro rapporto venne analizzata e indagata con la precisione di un intervento chirurgico. Percepivo il bisogno di mio padre che io fossi qualcosa o qualcuno che non potevo essere. Mi resi conto che dovevo essere me stessa perfino se questo lo avesse deluso. Divenni consapevole dell'intera rete di bisogni degli altri: di mio marito, dei miei figli, dei miei amici. E mi resi conto che i bisogni delle altre persone rendevano piu difficile per me accettare la realtà della morte e arrendermi a questo processo.
Poi il viaggio andò verso l'interno con l'incontro di mostri terrificanti che assomigliavano a immagini di arte asiatica: creature maligne e magre, affamate, surreali, tutte di uno strano verde brillante. Era come se l'intera panoplia di demoni del libro tibetano dei morti fosse stata evocata ed eseguisse una danza selvaggia nella mia testa. Ogni volta che mi muovevo verso loro o in mezzo a loro la paura spariva e l'immagine cambiava in qualcos'altro, in genere piuttosto piacevole. A un certo punto mentre guardavo alcune creature cattive e fangose mi resi conto che erano prodotti della mia mente ed estensioni di me stessa. Borbottai: "uhm, ehm, anche questa sono proprio io".
L'incontro con i demoni fu accompagnato da una lotta intenza in aria e da sensazione di ansia ma fu relativamente breve. Quando fini sentì come una fantastica quantità di energia fluire attraverso il mio corpo. L'energia era talmente grande che nessun singolo individuo la poteva contenere e gestire in modo efficace. Mi divenne chiaro che io ne contenevo cosi tanta da doverla negare, abusare e proiettare su persone della vita di ogni giorno. Ebbi un flash di me stessa in varie fasi della mia vita, in cui provavo diversi ruoli (figlia, amante, moglie, madre, artista) e mi resi conto che non potevano funzionare perchè erano contenitori inadeguati per la mia energia.
L'aspetto più importante di queste esperienza era la loro importanza per la comprensione della morte. Vidi rivelarsi il magnifico disegno cosmico con tutte le sue infinite sfumature e ramificazioni. Ciascun individuo rappresentava un filo nell'ordito della vita e vi giocava un ruolo specifico. Tutti questi ruoli erano necessari per il nucleo centrale dell'energia dell'universo; nessuno era piu importante degli altri. Vidi che dopo la morte l'energia della vita subiva una trasformazione in cui i ruoli erano ricomposti con nuovi attori. Vidi che il mio ruolo in questa vita era quello di essere una malata di cancro ed ero disposta ad accettarlo.
Immaginavo e intuitivamente capivo le dinamiche della reincarnazione che era rappresentata simbolicamente dall'immagine della terra con molti percorsi che conducevano in tutte le direzioni: sembravano tunnel di un gigantesco formicaio.
Ormai mi era chiaro che c'erano state molte vite prima di questa e che molte altre seguiranno. Noi abbiamo il compito e lo scopo di sperimentare tutto quello che ci viene assegnato nella sceneggiatura cosmica. La morte è solo un episodio, un esperienza passeggera all'interno del magnifico dramma perenne.
Lungo tutta la mia esperienza ebbi visioni di dipinti, sculture, manufatti e architetture provenienti da diversi paesi e culture: Egitto, Grecia, Roma, Persia, America precolombiana, Nord, sud e Centro America. Erano accompagnate da intuizioni sulla natura dell'esistenza umana. Attraverso la ricchezza della mia esperienza, scoprii che le dimensioni del mio essere erano decisamente piu grandi di quanto avessi mai immaginato.
Qualunque cosa io percepissi che il mondo stesse facendo, inventarsi nazioni ostili, guerra intestine, odi razziali e tumulti, piani politici corrotti e tecnologie inquinanti, mi vedevo partecipare e proiettare sugli altri le cose che avevo negato a me stessa.
Riuscii a mettermi in contatto con quello che avevo sentito come "essere puro" rendendomi conto che non poteva essere compreso ne aveva bisogno di alcuna giustificazione. E infine venne la consapevolezza che il mio unico compito era quello di mantenere in fluire dell'energia senza cercare di controllarla, come facevo di solito. Il flusso della vita era simboleggiato da molte delle immagini di acqua in movimento e, pesci e piante acquatiche, e deliziose scene danzanti, alcune maestose ed eteree, altre realistiche.
Come risultato di questa esperienza e di queste intuizioni sviluppai un atteggiamento asservito nei confronti della totalità dell'esistenza e qualsiasi cosa capiti nella vita come, in ultima analisi, giusta. Feci molti commenti entusiastici riguardo all'arguzia e alla comicità incredibili infuse nel tessuto dell'esistenza. Mentre lasciavo l'energia della vita fluire attraverso di me aprendomi a essa, il mio intero corpo vibrava dall'eccitazione e dalla gioia. Godetti di questo nuovo modo di essere per un certo tempo e poi mi raggomitolai nella comoda posizione fetale.
Dopo circa 5 ore di seduta, decisi di togliermi la mascherina e le cuffie, di mettermi seduta e in contatto con l'ambiente. Sedetti sul divano con un senso di pace e di rilassamento profondo, ascoltando la musica per la meditazione zen e guardando un bocciolo di rosa nel vaso di cristallo sul tavolo vicino. Di tanto in tanto chiudevo gli occhi e tornavo al mio mondo interiore. Come vidi dopo sul video ripreso durante la seduta, il mio volto era raggiante e aveva l'espressione della tranquilla felicità delle sculture buddiste. Per molto tempo non sperimentai altro che un intenso calore, un incandescenza dorata e nutriente, come una pioggia trascendentale di oro liquido.
A un certo punto notai dell'uva su un vassoio della stanza e decisi di assaggiarla. Aveva il gusto dell'ambrosia e i piccioli degli acini erano così belli che decisi di portarne alcuni a casa come ricordo.
Più tardi, nel pomeriggio, Dick si unì a me nella stanza della seduta. Immediatamente dopo il suo arrivo ci ritrovammo l'uno nella braccia dell'altra e restammo in questo stretto abbraccio per un tempo molto lungo. Dick commentò che sentiva un enorme energia irraggiare da me, riuscii cosi a condividere le mie esperienze con Dick . Uno dei ricordi migliori della seduta fu la doccia che facemmo insieme. Mi sentivo insolitamente sintonizzata con il corpo di Dick, come se fosse il mio, con un senso di squisita sensualità diversa da qualsiasi sensazione provata prima. Per il resto della serata Dick e io restammo insieme tranquilli, sdraiati sul divano ad ascoltare musica stereofonica. Dick fu molto colpito dalla mia franchezza e dalle mie intuizioni. Era convinto che attingessi a qualche fonte genuina di saggezza cosmica a lui vicina. Restò ammirato dalla profondità dei miei racconti e dalla spontaneità con cui parlavo della mia esperienza.
Ero eccitata, raggiante e mi sentivo libera da qualsiasi ansia. La capacità di godere della musica, dei colori e di uno acquazzone era aumentata intensamente. Dick concluse che stare con me era un piacere. Fu un'esperienza talmente contagiosa che Dick espresse il desiderio di fare una seduta psichedelica. Decise di informarsi sulla possibilità di partecipare al programma di formazione LSD per professionisti presso il Centro di ricerca psichiatrica del Maryland. Rimasi sveglia a lungo per parlare con lui e mi svegliai piu volte durante la notte. Feci un sogno. Lavoravo in una biblioteca e sentivo che gli altri dicevano: "Questa faccenda dello zen non ha alcun significato". Sorrisi dentro di me, sapendo che ara troppo semplice per aver un senso per loro.
La mattina dopo la seduta mi sentii fresca, rilassata e assolutamente in sintonia col mondo.
 

Abej^a G.

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Stanislav Grof: la Mente Olotropica



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“Una terrificante dea-scrofa vegliava l’entrata di un mondo sotterraneo: fu la visione culminante sperimentata da Otto, un mio paziente di Praga ossessionato dalla morte, durante una seduta psichedelica. Quando, molti anni dopo in California, ne parlai a Joseph Campbell, il più grande mitologo del ‘900, questi esclamò: ‘E’ la Madre Cosmica Notturna venerata dai Malekula delle Nuove Ebridi, tremenda figura femminile con aspetto di scrofa che siede di guardia al mondo sotterraneo'”. Lo racconta Stanislav Grof, 67 anni, psichiatra, che all’Istituto Esalen di Big Sur (California) studia gli “stati alterati di coscienza”: un uomo che, fin dalle prime ricerche degli anni ’70, è quasi un mito della cultura alternativa del Sud-ovest americano facile alle suggestioni psichedeliche e neospiritualiste, ma che non può essere avvicinato alle mode “new age”, né agli epigoni della letteratura castanediana.

Stanislav Grof è uno psichiatra ceco, cresciuto nella Praga rossa, atea e materialista. Per una serie di eventi, la sua attitudine sperimentale arrivò nell’America psichedelica dei Timothy Leary ma anche dei grandi junghiani Campbell e Hillman: qui Grof ha elaborato vere e proprie tecniche per ottenere “stati non ordinari di coscienza” senza usare le droghe.
“Tutto cominciò – racconta Grof – in una clinica di Praga, quando arrivò un quantitativo di Lsd e decisi di sperimentare la sostanza sotto il controllo di fidati colleghi. Fu un’esperienza che potevo solo paragonare alla letteratura mistica: così, visto che a Praga non si poteva parlare di Freud né di spiritualità, riuscimmo a far accettare l’Lsd come farmaco, a scopo terapeutico. Nacque un gruppo semiclandestino dedito agli studi psichedelici finché, nel ’68, la repressione sovietica non mi sorprese a New York, dove rimasi. Ci saremmo ritrovati solo nel 1993 per un grande convegno sulla psicologia transpersonale, incoraggiato proprio da Havel”.
“Scoprii che in America – prosegue Grof – Freud e la mistica non davano problemi, ma che per l’Lsd si andava in galera, come Timothy Leary”. Così, lo psichiatra di Praga elaborò una serie di tecniche, dette “olotropiche” (che significa “verso la totalità”) e basate sulla respirazione, in grado di provocare stati di coscienza non ordinari.

[dal Corriere della sera, 15.4.00, di Cesare Medail]




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RYAN LATIMER INTERVISTA STANISLAV GROF


Lei è per molti versi uno dei padri della psicologia transpersonale — dopo tutto,è stato lei a darle questo nome. Ce ne può spiegare i fondamenti e accennarci a cosa allude tale appellativo?


Vorrei innanzitutto accennare a come nacque la psicologia transpersonale. Il famoso psicologo americano Abraham Maslow denominava quest’ultima la “Quarta Forza” della psicologia, subito dopo il behaviorismo, la psicoanalisi freudiana e la psicologia umanistica.
Verso la seconda metà del ventesimo secolo la psicologia statunitense era dominata da due scuole principali — il behaviorismo e la psicoanalisi freudiana.
Poiché col tempo nessuna delle due posizioni aveva potuto spiegare in modo esauriente la ricchezza straordinaria implicita nei fenomeni della psiche umana, si sviluppò la psicologia umanistica.
Uno dei maggiori e più eloquenti portavoce di questo movimento rivoluzionario fu il famoso psicologo americano Abraham Maslow.
Egli evidenziò in modo incisivo i limiti del behaviorismo e della psicanalisi e formulò i principi di una nuova psicologia.

Per la psicologia umanistica l’essere umano in quanto soggetto era al centro dell’attenzione: essa esaltava la coscienza e l’introspezione mediante un approccio di ricerca oggettivo, usando quindi un criterio diametralmente opposto a quello dei behavioristi, che mettevano in risalto solo ed esclusivamente la sperimentazione sugli animali, soprattutto su topi e piccioni
Inoltre, mentre la psicoanalisi freudiana traeva le sue conclusioni sulla psiche dallo studio delle psicopatologie ed era propensa a ridurre i processi psicologici a istinti primari, la psicologia umanistica si concentrava su soggetti sani, sullo sviluppo dell’essere umano e delle sue potenzialità, e sulle funzioni più alte della psiche.
Uno dei suoi capisaldi era la necessità di una psicologia sensibile ai bisogni reali dell’uomo e al contempo capace di dare sostegno agli interessi e agli obiettivi della società umana.

In pochi anni dalla sua creazione da parte di Abraham Maslow e Anthony Sutich, l’Associazione di Psicologia Umanistica (AHP) riscosse un favore di pubblico inaspettato.
La sua novità consisteva nel fatto di dare spazio allo sviluppo di un ampio spettro di approcci terapeutici esperienziali molto efficaci, sostituendo le tecniche puramente verbali della psicoterapia tradizionale con l’espressione diretta delle emozioni e il lavoro con e sul corpo (body work).
Malgrado la popolarità della psicologia umanistica, gli stessi fondatori — Maslow e Sutich — rimasero ben presto insoddisfatti del modello concettuale che essi stessi avevano creato.
Si resero conto con sempre maggior impellenza di aver trascurato un elemento di estrema importanza: la dimensione spirituale della psiche umana.

Man mano che rifioriva l’interesse per le varie tradizioni mistiche, per la meditazione, la saggezza antica e quella dei popoli aborigeni, per le filosofie orientali, e a seguito dell’estesa sperimentazione psichedelica nel corso dei burrascosi anni ’60, appariva in modo sempre più chiaro che per essere convincente, compiuta e culturalmente trasversale la psicologia dovesse anche contenere indagini su altri settori, quali gli stati mistici, la coscienza cosmica, le esperienze psichedeliche, gli stati di trance, la creatività e ogni forma di ispirazione religiosa, artistica e scientifica.

Nel 1967 Abe Maslow e Tony Sutich mi invitarono a lavorare in un piccolo gruppo, nel quale c’erano anche James Fadiman, Miles Vich e Sonya Margulies. Questo gruppo si riunì a varie riprese a Menlo Park, in California, con lo scopo di creare una nuova psicologia che prendesse in considerazione l’intera gamma esperienziale umana, compresi gli stati non ordinari di coscienza.

Nel corso di questi incontri, Abe Maslow e Tony Sutich, accogliendo il mio suggerimento, chiamarono questa nuova disciplina “psicologia transpersonale”.
Questo appellativo si sostituì a quello che essi avevano scelto in principio, ossia “transumanistica”.
Poco dopo fondarono l’Associazione di Psicologia Transpersonale (ATP) e diedero inizio alla pubblicazione del Giornale di Psicologia Transpersonale.



Come fu accolta questa nuova psicologia dai circoli accademici?


Malgrado la sua completezza e la presenza di ottime conferme che ne avvaloravano la fondatezza, la psicologia transpersonale si allontanava in modo così radicale dal pensiero accademico in auge nei circoli professionali da non consentirle alcuna intesa con la psicologia tradizionale, né con la psichiatria o con il paradigma newtoniano/cartesiano della scienza occidentale. Di conseguenza, era molto vulnerabile alle accuse di chi la tacciava di essere “irrazionale”, “non scientifica” e perfino “beota”, specie se si trattava di scienziati che non erano a conoscenza del consistente complesso di osservazioni e di materiale sui quali si fondava questo nuovo movimento.

[...!]

Questa situazione mutò in modo drastico nel corso dei due primi decenni di esistenza della psicologia transpersonale.
Sulla scia di nuovi concetti e scoperte in varie discipline scientifiche, la filosofia della scienza tradizionale occidentale, con i suoi presupposti fondamentali e il suo paradigma newtoniano/cartesiano, veniva messa sempre più in discussione

Tra le varie sfide da sostenere vi erano le scoperte e le implicazioni della fisica quantistica e relativistica esposte da Fritjof Capra, Fred Alan Wolf, David Peat e da molti altri; la teoria dell’olomovimento di David Bohm; il modello olografico del cervello proposto da Karl Pribram; Gregory Bateson con la sua brillante sintesi di cibernetica, di teorie dell’informazione e dei sistemi, di logica, psicologia ed altre discipline; il lavoro di Rupert Sheldrake sui campi morfogenetici; gli studi di Ilya Prigogine sulle strutture dissipative e l’ordine mediante fluttuazione; il principio antropico in astrofisica, e così via.

[!!!!!]

Era entusiasmante vedere che tutti questi nuovi sviluppi non erano conciliabili con il pensiero newtoniano/cartesiano del diciassettesimo secolo, né con la filosofia monistica e materialistica della scienza occidentale, ma erano compatibili con la psicologia transpersonale.
Ora è facilmente intuibile che la psicologia transpersonale diverrà, nel futuro prossimo, parte integrante di una nuova visione del mondo più completa, che integri spiritualità e scienza.


[DAJEEEE!!]


Quale modalità usa la psicologia transpersonale per esplorare la psiche umana?


L’immagine della psiche umana e la comprensione della natura della coscienza proprie della psicologia transpersonale si differenziano in modo significativo dai concetti della psichiatria accademica, con implicazioni rilevanti nella pratica.

Nella psicologia transpersonale la coscienza non è vista come un prodotto dei processi neurofisiologici del cervello, ma la si considera una dimensione primaria dell’esistenza.
La mappa della psiche che propone non si limita alla biografia postnatale e all’inconscio individuale freudiano, ma comprende altre due aree: quella perinatale (connessa al trauma della nascita) e quella transpersonale (comprendente memorie ancestrali, razziali, collettive e filogenetiche, esperienze karmiche e dinamiche archetipiche).

La psichiatria e la psicologia tradizionali partono dal presupposto che l’origine dei disordini emotivi e psicosomatici (di natura non organica) sia da rintracciare entro i confini della biografia postnatale, ossia tra i traumi subiti durante la prima infanzia e gli anni successivi.

Secondo la psicologia transpersonale, invece, le radici di questi disordini si spingono molto più in profondità, traendo notevole sostanza dal livello perinatale (trauma della nascita) e da altre compagini transpersonali.

La psicologia accademica si avvale unicamente di meccanismi terapeutici che operano sul materiale biografico, come il far riaffiorare alla memoria eventi dimenticati, l’eliminazione di materiale represso, la ricostruzione del passato attraverso l’analisi dei sogni e dei sintomi nevrotici, il rivivere fatti traumatici del passato, l’analisi del transfert.
Gli psicologi transpersonali hanno scoperto molti altri importanti procedimenti di guarigione e di trasformazione della personalità, di cui si può disporre quando la nostra coscienza giunge ai livelli perinatale e transpersonale; essi utilizzano questi nuovi strumenti nel loro lavoro con i pazienti: il rivivere il momento della nascita ed esperienze di vite passate, l’emersione di elementi archetipici nella coscienza, esperienze di unione con il cosmo ed altri ancora.

Forse il maggior contributo della visione transpersonale è il riconoscimento del fatto che molti episodi spontanei di stati non ordinari della coscienza, solitamente diagnosticati come psicotici (e quindi come manifestazioni di gravi malattie mentali ) e sistematicamente soppressi con psicofarmaci, siano di fatto crisi di apertura spirituale (o “emergenze spirituali”).
Qualora vengano compresi e gli si offra un sostegno adeguato, tali episodi possono sfociare in processi di guarigione profonda e di trasformazione positiva della persona.


So che molto del suo lavoro comprende l’uso di stati non ordinari di coscienza, e più specificatamente di terapia psichedelica e respirazione olotropica.


Come possono queste pratiche aiutarci a capire la nostra psiche?


La psicologia transpersonale ha ricevuto un grande influsso dalle esperienze e dalle osservazioni tratte dallo studio degli stati non ordinari di coscienza, come quelli che si verificano durante le pratiche sciamaniche, i riti di passaggio dei popoli aborigeni, gli antichi misteri di morte e rinascita, le sessioni psichedeliche e altre forme varie di pratica spirituale (comprese varie scuole di yoga, il Buddismo, il Taoismo, le pratiche Sufi, il Misticismo Cristiano, ecc.).
È qui che si inserisce il mio lavoro.
Il mio contributo personale alla psicologia transpersonale deriva da cinque decenni di esplorazione sistematica del potenziale terapeutico, trasformativo ed evolutivo degli stati non ordinari di coscienza.

Ho trascorso quasi venticinque anni a condurre terapie con l’uso di sostanze psichedeliche, prima in Cecoslovacchia, nell’Istituto di Ricerca Psichiatrica di Praga, e poi negli Stati Uniti, presso il Maryland Psychiatric Research Center di Baltimora, dove ho partecipato all’ultimo programma di ricerca psichedelica statunitense.
Dal 1975 in poi ho lavorato con la respirazione olotropica, un metodo terapeutico e di auto-esplorazione molto potente che ho elaborato insieme a mia moglie Christina.
Nel corso degli anni abbiamo aiutato moltissime persone che stavano affrontando delle crisi psicospirituali, o “emergenze spirituali”, come le chiamiamo Christina ed io.

Il comune denominatore di queste tre situazioni è che implicano la presenza di stati non ordinari di coscienza o, più specificatamente, di un’importante sotto-categoria di questi stati, che definisco col termine “olotropico”.
Nella terapia psichedelica questi stati vengono indotti somministrando sostanze o piante che alterano la mente.
Nella respirazione olotropica la coscienza cambia mediante l’uso combinato della respirazione accelerata, di musica evocativa e di un lavoro sul corpo per liberare le eventuali energie bloccate.
Nelle emergenze spirituali gli stati olotropici si verificano in modo spontaneo, nel bel mezzo della vita di tutti i giorni, e la loro causa è ancora spesso sconosciuta.

Mi sono interessato, anche se in maniera più periferica, a molte altre discipline che hanno a che fare più o meno direttamente con gli stati non ordinari di coscienza.
Ho partecipato a cerimonie sacre dei popoli nativi in varie parti del mondo (col peyote, i funghi magici e l’ayahuasca), ho avuto contatti con sciamani nordamericani, messicani e sudamericani, ho scambiato informazioni con molti antropologi. Ho avuto contatti approfonditi anche con rappresentanti di diverse discipline spirituali, quali il Vipassana, lo Zen, il Buddismo Vajrayana, il Siddha Yoga, il Tantra e l’ordine Cristiano Benedettino.

Un altro settore che ha assorbito molta della mia attenzione è la tanatologia, una giovane disciplina che studia le esperienze di pre-morte e gli aspetti psicologici e spirituali della morte e del morire. Verso la fine degli anni ’60 e l’inizio degli anni ’70 ho partecipato ad un vasto progetto che studiava gli effetti della terapia psichedelica su soggetti morenti di cancro. Devo anche aggiungere che ho avuto il privilegio di conoscere personalmente e di lavorare con i più grandi sensitivi e parapsicologi della nostra era, con i pionieri della ricerca sulla coscienza e con i terapisti che hanno elaborato e messo in pratica le forme più potenti di terapia esperienziale che inducono stati non ordinari di coscienza.

Nel mio ultimo libro, Psicologia del Futuro, che offre un compendio delle esperienze e delle osservazioni raccolte per più di mezzo secolo di ricerca sugli stati non ordinari di coscienza, affermo che uno studio sistematico e imparziale di questi stati condurrebbe ad una profonda revisione dei concetti fondamentali della psichiatria e della psicologia, tale da poter esser paragonata, per sua natura e portata, a quello che accadde nei primi tre decenni della nostra era nel campo della fisica, con il passaggio dalla fisica newtoniana a quella di Einstein, con le teorie della relatività, e in seguito a quella quantistica.



Come ci riconnette alla nostra spiritualità questo lavoro?


La scienza materialistica occidentale non lascia spazio ad alcuna forma di spiritualità e di fatto la considera incompatibile con la visione scientifica.
Il fatto di essere spirituali equivale ad essere privi di comprensione scientifica del mondo, è sinonimo di superstizione, di pensiero magico primitivo, di immaturità emotiva. L’esperienza diretta di realtà spirituali è segno di grave malattia mentale.
La ricerca moderna nel campo della coscienza dimostra invece che la spiritualità è una dimensione naturale e legittima della psiche umana e dell’ordine universale delle cose.

Tutte le società umane dell’era preindustriale erano d’accordo sul fatto che il mondo materiale, quello che percepiamo e nel quale operiamo nella vita di tutti i giorni, non è l’unica realtà.
La loro visione del mondo comprendeva l’esistenza di dimensioni nascoste della realtà, abitate da vari dei, demoni, entità disincarnate, spiriti ancestrali e animali di potere.
Le culture preindustriali possedevano una ritualità e una profonda vita spirituale imperniate sulla possibilità di ottenere un contatto esperienziale diretto con questi regni e questi esseri solitamente nascosti, e di ricevere da questi ultimi informazioni importanti o aiuto. Essi credevano che questo fosse un modo utile e importante per influenzare il corso degli eventi materiali.

Le descrizioni delle sacre dimensioni della realtà e l’esaltazione della vita spirituale sono in netto contrasto con il sistema di credenze che domina il mondo industriale. Secondo la scienza accademica dominante in Occidente, solo la materia esiste veramente.
La storia dell’universo è la storia dell’evoluzione della materia.
La vita, la coscienza e l’intelligenza sono epifenomeni più o meno fortuiti e insignificanti di questo sviluppo. Sono apparse sulla scena dopo miliardi di anni di evoluzione di materia inerte e passiva, in un’irrilevante, minuscola parte di un immenso universo. È ovvio che in un universo di questo tipo non vi sia posto per la spiritualità.

Alla luce delle osservazioni tratte dallo studio degli stati olotropici, la consuetudine di ignorare sprezzantemente la spiritualità e di relegarla nel campo delle patologie, tipica del materialismo monistico, è ormai insostenibile.
Negli stati olotropici le dimensioni spirituali della realtà possono essere esperite direttamente, in un modo altrettanto convincente delle esperienze quotidiane nel mondo materiale.
È anche possibile fornire una descrizione graduale, passo dopo passo, dei procedimenti che facilitano l’accesso a queste esperienze.
Lo studio attento delle esperienze transpersonali dimostra che esse sono ontologicamente reali e che ci forniscono informazioni su aspetti importanti dell’esistenza, aspetti ordinariamente nascosti.

In generale, lo studio degli stati olotropici conferma l’intuizione di C. G. Jung, secondo il quale le esperienze che traggono origine nei livelli più profondi della psiche (quelle che nella mia terminologia definisco “perinatali” e “transpersonali”) posseggono una qualità particolare, che egli chiamava “numinosità” (riprendendo un termine usato da Rudolph Otto).
Il termine “numinoso” è relativamente neutro, ed è pertanto preferibile ad altre accezioni simili, quale “religioso”, “mistico”, “magico”, “santo” o “sacro”, che sono spesso state usate in contesti discutibili e sono quindi facilmente fuorvianti.
Il senso della numinosità è fondato sulla comprensione diretta del fatto che stiamo entrando in contatto con una sfera appartenente ad un ordine superiore di realtà, un ordine sacro, radicalmente diverso dal mondo materiale.

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Per evitare malintesi e confusioni, che in passato hanno compromesso dibattiti analoghi, è fondamentale fare una netta distinzione tra la spiritualità e la religione.

La spiritualità è basata sull’esperienza diretta di aspetti e di dimensioni della realtà non ordinari.
Non richiede un posto speciale, né la presenza di una persona ufficialmente preposta alla mediazione con il divino o un contesto Istituzionale .
I mistici non hanno bisogno di chiese o ti templi. Il luogo nel quale fanno esperienza delle dimensioni sacre della realtà, compresa la loro propria divinità, è costituito dal loro stesso corpo e dalla natura.



Lei è il presidente fondatore dell’Associazione Transpersonale Internazionale (ITA). Ci può dire qualcosa su questa organizzazione?


Questa associazione trascende nella sua portata i confini della psicologia, e comprende un’ampia gamma di discipline scientifiche.
Sin dai suoi esordi, verso la fine degli anni ’60, l’Associazione di Psicologia Transpersonale (ATP) ha tenuto regolarmente delle conferenze in California. Grazie all’interesse crescente in questo movimento, che si estendeva ormai al di là della Baia di San Francisco e oltre i confini statunitensi, l’associazione tenne anche alcuni incontri transpersonali internazionali, in varie parti del mondo. I primi due ebbero luogo a Bifrost, in Islanda, il terzo ad Inari, in Finlandia, e il quarto a Belo Horizonte, in Brasile.

Quando si tenne l’incontro in Brasile, nell’estate del ’74, queste conferenze internazionali avevano raggiunto una tale popolarità, richiamando un folto pubblico, che nella sessione plenaria finale ci decise di creare un’istituzione preposta alla loro organizzazione, appunto, l’Associazione Transpersonale Internazionale.
La fondai insieme a Michael Murphy e a Richard Price, i co-fondatori del famoso Esalen Institute di Big Sur, in California, il primo centro di studi sul potenziale umano. Sono anche stato eletto primo presidente dell’ITA, carica che ho ricoperto varie volte in seguito da allora.

Paragonandola con l’Associazione di Psicologia Transpersonale, l’Associazione Transpersonale Internazionale ha una portata apertamente cosmopolita e interdisciplinare.
Come ho detto prima, al momento della sua nascita, la visione transpersonale aveva già fatto la sua apparizione in molti campi della scienza e in altre aree di attività.

Il programma delle conferenze dell’associazione comprendeva non soltanto psicologi, psichiatri e psicoterapeuti, ma anche fisici, astronomi, astronauti, biologi, medici, antropologi, mitologi, filosofi, matematici, artisti, guide spirituali, educatori, politici, economisti e molti altri.

Negli anni seguenti l’associazione ha tenuto conferenze a Boston, a Melbourne, a Bombay, a Davos, a Kyoto, a Santa Rosa in California, a Eugene in Oregon, a Praga, a Killarney, a Santa Clara in California e a Manaus in Brasile.



Lei e sua moglie Christina state lavorando alla prossima conferenza dell’Associazione Transpersonale Internazionale; quale sarà l’argomento trattato?


Un gruppo di pionieri e di eminenti rappresentanti del movimento transpersonale e della moderna ricerca sulla coscienza esploreranno il modo in cui la nuova comprensione della natura e della funzione del mito, espressa nel lavoro di studiosi come C.G. Jung, Marie-Louise von Franz, Joseph Campbell, Mircea Eliade, James Hillman, Marion Woodman ed altri abbia rivoluzionato il pensiero in molti settori della vita moderna: la psichiatria, la psicologia e la psicoterapia, la biologia, l’antropologia, la filosofia, la teologia, la storia, l’economia e la politica.

Secondo questa nuova comprensione, i miti non sono meri prodotti fittizi della fantasia umana, ma riflessi di archetipi, ossia di principi cosmici organizzanti primordiali che formano e informano le dinamiche della psiche, gli eventi ed i movimenti della storia dell’uomo e i processi evolutivi della natura.

Alla luce di queste scoperte, è importante individuare gli schemi mitici e le forze che sottendono la crisi globale attuale, che sta minacciando la sopravvivenza della specie umana. È di vitale importanza ricercare un nuovo mito che possa instillare la convivenza pacifica, la tolleranza, la cooperazione e la sinergia tra i vari gruppi umani, insieme al rispetto per la vita e per gli imperativi ecologici.

Il sedicesimo convegno dell’ITA verterà quindi sull’importanza del mito nella storia dell’uomo e nella società moderna.
Come in altri eventi organizzati dall’associazione, l’ordine dei lavori prevede un ricco insieme di attività, tra cui conferenze, sessioni esperienziali, riti, musica, danza e arti visive.
Il programma comprenderà anche la celebrazione del centesimo anniversario della nascita di Joseph Campbell, uno dei più grandi mitologi del ventesimo secolo.



Durante il convegno a giugno lei condurrà un workshop di respirazione olotropica. Cosa ci si può aspettare da questa esperienza?


La respirazione olotropica è un metodo che utilizza il potenziale di guarigione e trasformazione degli stati non ordinari di coscienza.

Tali stati vengono indotti mediante una combinazione di strumenti molto semplici — respirazione accelerata, musica evocativa e una tecnica di lavoro sul corpo che aiuta a sciogliere eventuali blocchi bioenergetici ed emozionali residuali.
Ci consente di accedere a livelli anche molto profondi della psiche inconscia, quali ricordi rimossi dei primi anni di vita e dell’infanzia, ma anche memorie legate alla nascita e al periodo prenatale e anche ad un’ampia gamma di esperienze definite transpersonali — stati mistici, esperienze di vite passate, incontri con figure archetipiche, visite in sfere mitologiche della psiche, e così via.

Sia nella pratica che nella teoria la respirazione olotropica riunisce ed integra vari elementi tratti da tradizioni antiche e di popoli nativi, dalle filosofie spirituali orientali e dalla psicologia del profondo più specificatamente occidentale.



In quali casi la Respirazione Olotropica può risultare utile e quando no?


La R.O. non può influire su problemi mentali od emotivi che abbiano una chiara origine organica o biologica, quali infezioni cerebrali, cardiovascolari o degenerative, o processi tossici.

Vi sono anche alcune controindicazioni mediche, quali gravi problemi cardiovascolari, malattie debilitanti, gravidanza o epilessia.
In caso di problemi gravi della sfera emotiva, il lavoro con la respirazione deve essere svolto in associazione con un contesto relazionale terapeutico e nell’ambito di un workshop residenziale di almeno 24 ore.

Ma tornando agli aspetti più positivi, abbiamo potuto constatare nel corso degli anni che in molte occasioni i partecipanti ai workshop e ai corsi di formazione sono riusciti a liberarsi da stati depressivi che duravano già da tempo, nonché a superare varie fobie e ad affrancarsi da sentimenti irrazionali particolarmente logoranti, e in generale a migliorare radicalmente la fiducia in se stessi e l’ autostima.

In molti casi siamo anche stati testimoni della scomparsa di dolori psicosomatici gravi, emicranie comprese, e miglioramenti radicali e duraturi; e a volte la completa guarigione dell’asma psicogenica.

Non di rado i partecipanti ai corsi di formazione o ai workshop ( fra i quali molti psicoterapeuti ) paragonano i progressi ottenuti con alcune sedute di R. olotropica ad anni di terapia verbale.

Ho sentito dire che se si verificasse la totale integrazione di scienza e spiritualità il mondo farebbe finalmente un passo in avanti verso un nuovo livello di pensiero e di comprensione.


Lei crede che questo sia possibile? Sta accadendo oggi?


L’integrazione di scienza e spiritualità è l’obiettivo principale della psicologia transpersonale.

Come ho detto prima, i rivoluzionari sviluppi della scienza (spesso definiti il nuovo paradigma) e la psicologia transpersonale hanno ridotto considerevolmente il divario esistente tra scienza e spiritualità.

Sono convinto che una sintesi sia possibile, e che non accadrà in un futuro così remoto.
Credo anche che questo potrebbe rivelarsi un importante fattore di alleviamento dell’odierna crisi globale.



Vuole aggiungere qualcosa riguardo ai prossimi progetti o a libri in preparazione che desidera condividere con i nostri lettori?

L’argomento a cui mi interesso in questo momento è ancora più controverso di quello che riguarda gli stati non ordinari di coscienza e le sostanze psichedeliche.
È il risultato della mia cooperazione con Rick Tarnas, che dura ormai da più di venticinque anni.

Abbiamo scoperto che la natura, il contenuto e lo svolgimento nello spazio/tempo degli stati non ordinari di coscienza sono correlati (sincronici) con specifici transiti astrologici di ciascun individuo.

Penso che il nuovo volume di Rick, Psiche e Cosmo: Suggerimenti per una Nuova Visione del Mondo, darà un importante contributo sia alla psicologia che all’astrologia.

Si tratta però di un argomento complesso, che richiederebbe un’intera intervista: è meglio rimandarlo a quando il libro di Rick sarà disponibile nelle librerie.




traduzione dall'inglese di Anna Paola Maestrini

(per approfondimenti: http://www.riflessioni.it/enciclopedia/psicologia-transpersonale-storia.htm )
 
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