Ajeje Brazorf
Sale drogué·e
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Vorrei scrivere di un'esperienza avuta pochi giorni fa con i tartufi, un po' perché oggi sto procrastinando e un po' per dare il mio piccolo contributo a questo forum.
Si tratta del mio terzo viaggio in assoluto, al quale sono arrivato per gradi come qualità dei tartufi e dosaggi.
Questa volta la ricetta prevedeva 20 grammi di psilocibe atlantis, un comodo bilocale che si affacciava su una rotonda con in fondo il campanile di Westerkerk, uno stomaco vuoto e un sitter esperto.
I precedenti due viaggi sono stati un ottimo biglietto da visita, mi hanno fatto capire con toni leggeri cosa possono darmi questi tartufi: profonda introspezione e un differente punto di vista.
Vorrei citare uno dei miei scrittori preferiti, Chuck Palahniuk, per descrivere con un po' di arroganza ma con altrettanta sincerità il perché ho intrapreso questo percorso che è praticamente appena cominciato:
Ma veniamo al viaggio in questione
Dopo aver masticato per bene gli Atlantis ed essermi schifato del loro sapore mi son messo sul divano in modo da vedere per bene tutto quello che accadeva fuori dalla finestra. Ero estremamente rilassato perché a causa di un orario infame dell'aereo non dormivo dal mattino precedente, e quel giorno ormai era tarda sera, inoltre il pomeriggio l'avevo speso a fumare quindi ero davvero cotto a puntino. Sia mentalmente che fisicamente.
Stavo chiaccherando con il mio amico con in sottofondo una playlist dei Muse che trovo molto adatti a questo tipo di esperienze, e mentre aspettavo che la sostanza salisse per bene provavo piacere a descrivergli le varie fasi: gli oggetti che dondolano e respirano, i colori che si accentuano, il senso del tempo che inizia a sfuggire...
Guardo fuori dalla finestra e assisto a uno spettacolo meraviglioso!
La rotonda illuminata dai lampioni, le luci dei negozi e dei locali, i fari delle macchine e delle biciclette... tutto ciò che era luce era come connesso da un filo luminoso e si caricava del colore delle sfumature delle insegne.
La tavolozza dei colori sembrava la stessa de "L'architetto del mondo" di Blake
Voir la pièce jointe 13920
Stranamente invece a guardare dentro casa i colori erano solo più accesi, ma assolutamente non spettacolari, e gli oggetti avevano anche smesso di muoversi e respirare. In ogni caso mi sembrava chiaro che fosse ora di staccare l'ipod dalle casse per passare agli auricolari e di andare nell'altra stanza, sotto alle coperte, per vivere il viaggio che stava per scatenarsi.
All'inizio è stata la cosa più bella ed entusiasmante del mondo: i Queen nelle orecchie davano vita a immagini interiori senza pari. Pura psichedelia. Forme tridimensionali inesistenti che si muovevano e mutavano, che si relazionavano tra loro e che si incastravano come ingranaggi... Voli attraverso l'universo!
A un certo punto è partita "We are the champions", e le sensazioni bellissime provate fino a quel momento si sono moltiplicate all'inverosimile! Mi sembrava fossero passate le ore a godere. La felicità nella sua forma più pura, non riuscivo a provare altro. Quando poi mi sono reso conto che la canzone stava finendo ho realizzato che quelle ore di gioia incontenibile non erano altro che tre minuti. Allora ho realizzato davvero quanto è maestoso il nostro pensiero, e l'unico concetto che mi passava per la testa era che TUTTI dovrebbero fare certe esperienze, che TUTTI dovremmo condividere quanto di bello ci capita nella vita.
La musica continua e il viaggio inizia ad assumere un carattere introspettivo, però inizia a succedere qualcosa di strano. Le immagini che stavo vivendo iniziano a tremare come sotto a un terremoto. All'inizio sono disorientato e non capisco molto bene. Più scendo in profondità nel mio Io e più queste scosse si fanno violente e terrificanti. Inizio ad avere paura, molta paura. Avverto un'energia enorme e mostruosa.
C'è da premettere che sono da sempre una persona molto irrequieta, iperattiva ed estremamente razionale, un convintissimo ateo e materialista. Materialista non nel senso che vivo per indebitarmi per comprarmi il macchinone, quanto nel senso che credo che siamo nati per caso, non c'è nulla di esoterico nell'universo e che una volta morti sarà tutto finito.
Eppure riuscivo a dare un solo nome a quella spropositata quantità di energia: Dio.
Ho avuto paura, mi son scoperto a tremare nel letto e a desiderare di non aver mai preso questi maledetti tartufi. La consapevolezza della dilatazione del tempo mi ha trascinato in una paranoia incredibile. Sentivo che la bestia stava per scatenarsi. Sentivo di essere sull'orlo di un crollo psicotico.
Temevo già di "rimanerci sotto".
Aprivo gli occhi e provavo a tornare alla realtà. A occhi aperti capivo che ero ancora nel letto, ma a quel punto non importava perché era tutto dentro. Parlavo. Dicevo ad alta voce (o almeno credo fosse alta voce) frasi come "sono un coglione" "sono un arrogante" "perché ho voluto sfidare qualcosa di così grosso?", ma anche "devo farcela" "devo essere forte" "la testa è mia e allora posso provare a organizzarla in maniera razionale".
Eppure la curiosità non mi ha abbandonato. In quel momento mi sono ricordato che nell'altra stanza c'era una persona a cui chiedere aiuto qualora fosse stato necessario, perché in uno dei tanti livelli della mente che si manifestano in contemporanea durante un trip io mi vedevo davvero sull'orlo di una scarpata pronto a cadere nella follia, ma in quel momento mi sentivo ancora in equilibrio quindi c'era ancora speranza.
Forte di questa consapevolezza ho deciso di andare più a fondo, di vedere questo "Dio" e la sua potenza.
A questo punto è successa una cosa per me incredibile. Ho riconosciuto questa potenza, e in quel preciso istante mi si è palesato per la prima volta il mio inconscio. Conscio e inconscio si stavano relazionando mentre io ero lì a guardare, ma soprattutto ho scoperto che quella forza bestiale e spaventosa ero io. Era una parte di me.
A questo punto il viaggio ha preso un'altra direzione: forte della scoperta di questa componente esoterica al mio interno ho iniziato a capire davvero cosa significhi interconnessione. E in quest'ottica di fusione con il tutto ho compreso cosa sia la sacralità dell'esistenza. Insomma il viaggio era diventato qualcosa di inspiegabile, perché come saltano i confini e le definizioni il racconto diventa impossibile come lo spiegare i diversi colori a un cieco.
E mi dispiace perché la parte che non riesco a raccontare è stata forse la più eclatante e meritevole di essere condivisa con tutti, specialmente con altri psiconauti.
In contemporanea a queste immagini stavo continuando a scavare dentro di me. L'aver riconosciuto ciò che mi intimoriva però non mi aveva calmato né tranquillizzato. Me la stavo ancora vivendo malissimo. Solo dopo svariati ragionamenti e mille visioni ho compreso la natura della mia irrequietezza. Da troppo tempo avevo incatenato la mia parte più primordiale, che negli anni mi stava avvelenando da dentro.
Solo dopo aver accettato questo fatto la situazione ha preso pian piano a migliorare, e davanti agli occhi mi si è formata l'immagine del Tao, del quale solo ora riconosco la bellezza e la verità.
Voir la pièce jointe 13921
È venuto poi il turno di un sacco di considerazioni sulla mia situazione emotiva attuale e si sono evidenziate delle necessità. Ho capito quali sono, tra quelle che mi circondano, le persone che vibrano alla mia stessa frequenza pur suonando un'altra musica.
Ho riflettuto su quello che mi stava tormentando negli ultimi mesi ossia la fine di una relazione durata cinque anni, e son riuscito a capire che ciò che ora mi manca non è la persona nello specifico ma il concetto di amore tipico di una coppia, che è una cosa meravigliosa.
La cosa strana è che non riuscivo a metter becco in questo flusso di pensieri. Non riuscivo a decidere a cosa pensare né a soffermarmi su questo o quell'aspetto.
Ero un fiume in piena e tutto quello che potevo fare era lasciarmi trasportare dalla corrente.
Pian piano gli effetti della sostanza stavano andando ad esaurirsi. Mi sono alzato e sono andato in bagno. Mi sono come battezzato con l'acqua del lavandino e mi sono osservato attentamente allo specchio. Le mie espressioni mutavano. Sono passato dall'essere un sacco di carne vuoto all'essere Dio a essere il Diavolo.
Ho ammirato la bellezza dell'essere umano e la mostruosità che probabilmente in potenza custodiamo tutti all'interno.
Mi sono sentito completo, rinato, vivo e parte di un mondo incredibile che fa parte di un universo ancor più maestoso ed affascinante.
Ho compreso che la vita è l'arte dell'aggiungere qualcosa a questo mondo.
Mi sono affacciato alla finestra. Stava per albeggiare. La città si stava risvegliando e sotto alla mia finestra, su di una panchina, una coppia di ragazzini si stava baciando. Si stavano amando, ed era bellissimo.
La mente è andata alla famosa poesia di Prevert:
Ero stanco ma soddisfatto. In una manciata di ore ho vissuto una girandola di emozioni intensissime e tutte utili.
Ho scoperto cos'è un bad trip, ma sono anche stato in grado di controllarlo grazie alla consapevolezza di non essere solo.
Sono entrato in contatto con una parte di me che nemmeno sapevo esistesse e ho capito che c'è un filo invisibile che lega tutto e tutti. Nulla accade per caso.
Vi ringrazio per la lettura.
Si tratta del mio terzo viaggio in assoluto, al quale sono arrivato per gradi come qualità dei tartufi e dosaggi.
Questa volta la ricetta prevedeva 20 grammi di psilocibe atlantis, un comodo bilocale che si affacciava su una rotonda con in fondo il campanile di Westerkerk, uno stomaco vuoto e un sitter esperto.
I precedenti due viaggi sono stati un ottimo biglietto da visita, mi hanno fatto capire con toni leggeri cosa possono darmi questi tartufi: profonda introspezione e un differente punto di vista.
Vorrei citare uno dei miei scrittori preferiti, Chuck Palahniuk, per descrivere con un po' di arroganza ma con altrettanta sincerità il perché ho intrapreso questo percorso che è praticamente appena cominciato:
Tutti vogliamo essere l'obiettivo che sta dietro l'obiettivo che sta dietro l'obiettivo. L'ultima delle storie. La verità.
Ma veniamo al viaggio in questione

Dopo aver masticato per bene gli Atlantis ed essermi schifato del loro sapore mi son messo sul divano in modo da vedere per bene tutto quello che accadeva fuori dalla finestra. Ero estremamente rilassato perché a causa di un orario infame dell'aereo non dormivo dal mattino precedente, e quel giorno ormai era tarda sera, inoltre il pomeriggio l'avevo speso a fumare quindi ero davvero cotto a puntino. Sia mentalmente che fisicamente.
Stavo chiaccherando con il mio amico con in sottofondo una playlist dei Muse che trovo molto adatti a questo tipo di esperienze, e mentre aspettavo che la sostanza salisse per bene provavo piacere a descrivergli le varie fasi: gli oggetti che dondolano e respirano, i colori che si accentuano, il senso del tempo che inizia a sfuggire...
Guardo fuori dalla finestra e assisto a uno spettacolo meraviglioso!
La rotonda illuminata dai lampioni, le luci dei negozi e dei locali, i fari delle macchine e delle biciclette... tutto ciò che era luce era come connesso da un filo luminoso e si caricava del colore delle sfumature delle insegne.
La tavolozza dei colori sembrava la stessa de "L'architetto del mondo" di Blake
Voir la pièce jointe 13920
Stranamente invece a guardare dentro casa i colori erano solo più accesi, ma assolutamente non spettacolari, e gli oggetti avevano anche smesso di muoversi e respirare. In ogni caso mi sembrava chiaro che fosse ora di staccare l'ipod dalle casse per passare agli auricolari e di andare nell'altra stanza, sotto alle coperte, per vivere il viaggio che stava per scatenarsi.
All'inizio è stata la cosa più bella ed entusiasmante del mondo: i Queen nelle orecchie davano vita a immagini interiori senza pari. Pura psichedelia. Forme tridimensionali inesistenti che si muovevano e mutavano, che si relazionavano tra loro e che si incastravano come ingranaggi... Voli attraverso l'universo!
A un certo punto è partita "We are the champions", e le sensazioni bellissime provate fino a quel momento si sono moltiplicate all'inverosimile! Mi sembrava fossero passate le ore a godere. La felicità nella sua forma più pura, non riuscivo a provare altro. Quando poi mi sono reso conto che la canzone stava finendo ho realizzato che quelle ore di gioia incontenibile non erano altro che tre minuti. Allora ho realizzato davvero quanto è maestoso il nostro pensiero, e l'unico concetto che mi passava per la testa era che TUTTI dovrebbero fare certe esperienze, che TUTTI dovremmo condividere quanto di bello ci capita nella vita.
La musica continua e il viaggio inizia ad assumere un carattere introspettivo, però inizia a succedere qualcosa di strano. Le immagini che stavo vivendo iniziano a tremare come sotto a un terremoto. All'inizio sono disorientato e non capisco molto bene. Più scendo in profondità nel mio Io e più queste scosse si fanno violente e terrificanti. Inizio ad avere paura, molta paura. Avverto un'energia enorme e mostruosa.
C'è da premettere che sono da sempre una persona molto irrequieta, iperattiva ed estremamente razionale, un convintissimo ateo e materialista. Materialista non nel senso che vivo per indebitarmi per comprarmi il macchinone, quanto nel senso che credo che siamo nati per caso, non c'è nulla di esoterico nell'universo e che una volta morti sarà tutto finito.
Eppure riuscivo a dare un solo nome a quella spropositata quantità di energia: Dio.
Ho avuto paura, mi son scoperto a tremare nel letto e a desiderare di non aver mai preso questi maledetti tartufi. La consapevolezza della dilatazione del tempo mi ha trascinato in una paranoia incredibile. Sentivo che la bestia stava per scatenarsi. Sentivo di essere sull'orlo di un crollo psicotico.
Temevo già di "rimanerci sotto".
Aprivo gli occhi e provavo a tornare alla realtà. A occhi aperti capivo che ero ancora nel letto, ma a quel punto non importava perché era tutto dentro. Parlavo. Dicevo ad alta voce (o almeno credo fosse alta voce) frasi come "sono un coglione" "sono un arrogante" "perché ho voluto sfidare qualcosa di così grosso?", ma anche "devo farcela" "devo essere forte" "la testa è mia e allora posso provare a organizzarla in maniera razionale".
Eppure la curiosità non mi ha abbandonato. In quel momento mi sono ricordato che nell'altra stanza c'era una persona a cui chiedere aiuto qualora fosse stato necessario, perché in uno dei tanti livelli della mente che si manifestano in contemporanea durante un trip io mi vedevo davvero sull'orlo di una scarpata pronto a cadere nella follia, ma in quel momento mi sentivo ancora in equilibrio quindi c'era ancora speranza.
Forte di questa consapevolezza ho deciso di andare più a fondo, di vedere questo "Dio" e la sua potenza.
A questo punto è successa una cosa per me incredibile. Ho riconosciuto questa potenza, e in quel preciso istante mi si è palesato per la prima volta il mio inconscio. Conscio e inconscio si stavano relazionando mentre io ero lì a guardare, ma soprattutto ho scoperto che quella forza bestiale e spaventosa ero io. Era una parte di me.
A questo punto il viaggio ha preso un'altra direzione: forte della scoperta di questa componente esoterica al mio interno ho iniziato a capire davvero cosa significhi interconnessione. E in quest'ottica di fusione con il tutto ho compreso cosa sia la sacralità dell'esistenza. Insomma il viaggio era diventato qualcosa di inspiegabile, perché come saltano i confini e le definizioni il racconto diventa impossibile come lo spiegare i diversi colori a un cieco.
E mi dispiace perché la parte che non riesco a raccontare è stata forse la più eclatante e meritevole di essere condivisa con tutti, specialmente con altri psiconauti.
In contemporanea a queste immagini stavo continuando a scavare dentro di me. L'aver riconosciuto ciò che mi intimoriva però non mi aveva calmato né tranquillizzato. Me la stavo ancora vivendo malissimo. Solo dopo svariati ragionamenti e mille visioni ho compreso la natura della mia irrequietezza. Da troppo tempo avevo incatenato la mia parte più primordiale, che negli anni mi stava avvelenando da dentro.
Solo dopo aver accettato questo fatto la situazione ha preso pian piano a migliorare, e davanti agli occhi mi si è formata l'immagine del Tao, del quale solo ora riconosco la bellezza e la verità.
Voir la pièce jointe 13921
È venuto poi il turno di un sacco di considerazioni sulla mia situazione emotiva attuale e si sono evidenziate delle necessità. Ho capito quali sono, tra quelle che mi circondano, le persone che vibrano alla mia stessa frequenza pur suonando un'altra musica.
Ho riflettuto su quello che mi stava tormentando negli ultimi mesi ossia la fine di una relazione durata cinque anni, e son riuscito a capire che ciò che ora mi manca non è la persona nello specifico ma il concetto di amore tipico di una coppia, che è una cosa meravigliosa.
La cosa strana è che non riuscivo a metter becco in questo flusso di pensieri. Non riuscivo a decidere a cosa pensare né a soffermarmi su questo o quell'aspetto.
Ero un fiume in piena e tutto quello che potevo fare era lasciarmi trasportare dalla corrente.
Pian piano gli effetti della sostanza stavano andando ad esaurirsi. Mi sono alzato e sono andato in bagno. Mi sono come battezzato con l'acqua del lavandino e mi sono osservato attentamente allo specchio. Le mie espressioni mutavano. Sono passato dall'essere un sacco di carne vuoto all'essere Dio a essere il Diavolo.
Ho ammirato la bellezza dell'essere umano e la mostruosità che probabilmente in potenza custodiamo tutti all'interno.
Mi sono sentito completo, rinato, vivo e parte di un mondo incredibile che fa parte di un universo ancor più maestoso ed affascinante.
Ho compreso che la vita è l'arte dell'aggiungere qualcosa a questo mondo.
Mi sono affacciato alla finestra. Stava per albeggiare. La città si stava risvegliando e sotto alla mia finestra, su di una panchina, una coppia di ragazzini si stava baciando. Si stavano amando, ed era bellissimo.
La mente è andata alla famosa poesia di Prevert:
I ragazzi che si amano si baciano in piedi
contro le porte della notte
e i passanti che passano li segnano a dito
ma i ragazzi che si amano
non ci sono per nessuno
ed è la loro ombra soltanto
che trema nella notte
stimolando la rabbia dei passanti
la loro rabbia il loro disprezzo le risa la loro invidia
i ragazzi che si amano non ci sono per nessuno
essi sono altrove molto più lontano della notte
molto più in alto del giorno
nell’abbagliante splendore del loro primo amore
Ero stanco ma soddisfatto. In una manciata di ore ho vissuto una girandola di emozioni intensissime e tutte utili.
Ho scoperto cos'è un bad trip, ma sono anche stato in grado di controllarlo grazie alla consapevolezza di non essere solo.
Sono entrato in contatto con una parte di me che nemmeno sapevo esistesse e ho capito che c'è un filo invisibile che lega tutto e tutti. Nulla accade per caso.
Vi ringrazio per la lettura.