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Alpiniste Kundalini
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Bene, ormai mi sono presentato e ho anche già aperto un thread per fare una domanda, ho più volte accennato che ho già avuto le prime esperienze coi tartufi, quindi penso sia il caso di raccontarle. Mi piace molto leggere quelle altrui, magari a qualcuno potrebbe piacere leggere le mie...oggi ho messo giù un'introduzione e il racconto del primo viaggio, senza ancora commenti a seguire, ma l'introduzione comprende idee che mi si sono chiarite dopo le esperienze stesse. Abbiate pazienza, non so scrivere e non lo faccio mai, in più ho pensato di darmi un aiutino per essere più spensierato :weed:...insomma scusate il pippone. E' scritto come un diario, perché quello è ciò che ho deciso di fare per me, ma è fatto in modo da essere adatto anche ad essere letto da altri, o almeno ci ho provato. E allora andiamo. Spero vi vada di leggerlo, spero non vi annoi e soprattutto spero che avrete qualcosa da dirmi. Ovviamente andrebbe in "Esperienze", ma ancora non ho 20 messaggi, ma so che i moderatori possono spostare il thread se lo credono opportuno.
Giovedì 9 ottobre 2014
Sono in attesa di partire con un treno per tornare a casa, ho davanti a me almeno due ore e mezza di ozio. E' una bella giornata autunnale, ho trovato un posto dove nessuno mi darà noia e sono gonfio, ma solo un pochino. Sto ascoltando The Doors attraverso le cuffiette. Ho deciso che è il momento perfetto per provare a mettere per iscritto i miei primi viaggi psichedelici e i pensieri annessi, dopo averli lasciati sedimentare per qualche mese e aver nel frattempo letto tante esperienze, alcuni libri, visto film e documentari sul tema.
Tutte queste esperienze sono avvenute fuori dall'Italia, in un Paese in cui ho vissuto circa sei mesi per lavoro; per una serie di coincidenze, la stessa sorte è toccata al mio grande amico M., con il quale ho condiviso i primi tre dei quattro viaggi. Non un amico qualsiasi, e questo è stato fondamentale per la decisione di lasciarmi andare a questa esperienza e per la sua riuscita: il nostro è un legame molto forte e ha reso i viaggi dei momenti di stupenda condivisione, in poche parole invece di un sitter ho avuto un perfetto compagno di viaggio.
Perfetto anche perché molto più esperto di me, che fino ad un anno fa avevo solo fumato meno che saltuariamente e poi, di colpo, ho deciso che non c'era poi motivo di infliggermi tale privazione, visto è una cosa che mi ha sempre dato piacere. La curiosità per sostanze più potenti è qualcosa a parte, è sempre stata direi forte e latente allo stesso tempo: da ragazzino (10 e passa anni fa!) mi interrogavo in merito, ma non avrei mai preso nulla. Avevo fatto un patto con me stesso: il mio cervello mi sarebbe servito nella vita, e non volevo giocarmelo. Quindi avrei vissuto una vita priva di vizi psichedelici per poi sfogarmi una volta in pensione. Sì, è decisamente più malato che prendersi direttamente lo psichedelico che ti interessa.
Ma non divaghiamo…M. mi ha raccontato molte sue esperienze e quelle coi funghetti erano state le sue preferite; tuttavia, col senno di poi, ammetto che i suoi racconti non rendevano giustizia all'esperienza, ne capisco anche il perché ed è anche la ragione per cui mi dilungherò molto.
Mi ha sempre lasciato capire che non avrebbe più assunto sostanze che non fossero erba tanto facilmente, ma mi capita di finire sul discorso per caso e gli faccio notare quanto sarebbe facile procurarceli, viste le circostanze. E' il 13 aprile, domenica. Mi lancia uno sguardo malizioso e mi dice che ne riparleremo dopo aver finito di mangiare. Finiamo, ne parliamo. Dieci minuti e la decisione è presa, se tutto va bene vivremo una Pasqua un po' alternativa, la settimana dopo.
L'approccio di M quando era più giovane doveva essere molto più ludico del mio attuale e credo che un po' lo sia rimasto. Mi piace però credere che quello sguardo e ciò che ne è seguito siano stati dovuti al fatto che stavolta sembrassi più pronto e consapevole di volerlo fare. Può darsi che invece siano state le circostanze, un po' complicate da qualche magagna per lui nei giorni precedenti, e che si trattasse quindi di solo desiderio di svago. Fatto sta che alla fine è successo. Non una settimana dopo, perché non siamo riusciti a procurarceli per tempo, ma nel mentre abbiamo fatto scorta e avuto un paio di assaggi della, ehm, flora locale. Ottima.
Sabato 26 aprile abbiamo tutto ciò che ci serve, e da qui inizia l'avventura.
Penso che un'ulteriore premessa sia necessaria. Io e M, con tutte le numerose differenze che ci distinguono, siamo due persone estremamente razionali. Appassionati di scienza e scienziati per lavoro, o meglio, ci proviamo. Come ho detto, M credo li prendesse e li abbia presi tuttora non riflettendo sul loro potenziale (come me fino a dopo aver fatto le esperienze stesse, dopotutto). Ciò che gli interessava erano gli effetti, ma soprattutto la lotta con la sostanza, per dimostrare di avere la capacità di tenerle testa. Lo capisco bene, ma per me, per la mia situazione e per ciò che ho vissuto, si tratta ora di una ricerca dentro la propria coscienza.
Non è quindi nella mia natura conferire un significato mistico nemmeno alle esperienze che più vi si prestano. Per me il mondo è un posto meraviglioso anche così, governato da tante leggi che ancora sfuggono alla nostra comprensione ma forse, all'origine di tutto, solo dal caso. E per me non serve pensare di avere una fortuna speciale ad essere senzienti, e di dover parlare col divino per capire il senso della nostra vita. Il senso della vita di qualsiasi essere è quello di essere al suo posto in ogni momento, fare ciò che serve per seguire le leggi che ci dà la Natura, seguire l'entropia, far progredire le specie, essere centrati sul proprio presente, mantenere questo pianeta un piccolo gioiello nell'universo, finché il Sole non diventerà una gigante rossa e lo inghiottirà. Questo è naturale per gli animali, le piante, i microorganismi, almeno per quanto ne sappiamo: non hanno una coscienza nel senso in cui la intendiamo noi, svolgono il loro ruolo per istinto, e perciò non possono sbagliare. Noi, evolvendoci, abbiamo fatto un passo in più, di cui possiamo godere il vantaggio ovvio della coscienza ma dobbiamo sopportare lo svantaggio più grande, nonché la fonte stessa del nostro progresso: l'enorme mole di domande che ne segue.
Penso sia per questo che molti di noi stanno male, non nel senso che devono lottare per sopravvivere, ma che si trovano a chiedersi che significato abbia. La capacità di non lasciarsi sovrastare da questa domanda è direttamente proporzionale alla serenità di un essere umano, so che naturalmente siamo molto più complessi di così, ma questa per me è una possibile verità. Non per nulla, l'ascesi è privazione di pensiero, non il contrario.
E' per questo, secondo me, che provando sentimenti di connessione con la natura come quelli procurati dagli psichedelici, la si percepisce come custode di una sapienza: lo è, il resto della Natura sa ancora come assolvere al suo compito serenamente. Noi no, abbiamo una coscienza, ed è anche molto ristretta, o sarebbe la nostra fine. Gli stati di meraviglia e stupore, di empatia e amore eccessivi devono essere rimossi, o saremmo succubi degli eventi. Alcune letture (non molto originali, vedrete), messe assieme, fanno pensare che davvero nella nostra mente vi sia una parte a cui non possiamo, per ora, accedere volontariamente. Lo sapevano Freud, Jung e Huxley. E tutti e tre hanno capito che in quella parte noi mettiamo tutto ciò che interferirebbe con la nostra sopravvivenza, ma forse per l'uomo moderno quello sgabuzzino sta iniziando a diventare angusto. Freud capì che è lì che seppelliamo i nostri eventi rimossi, quelli che ci farebbero male, per cui preferiamo metterli lì e lasciarli solo potenzialmente trapelare come un percolato, nei casi di nevrosi. Loro sono la cause dei bad trip, ci costringono a guardare anche quello che di nero c'è in noi e li combattiamo con le unghie e con i denti in quel mondo magico e psichedelico...un'esperienza mai provata ma ne ho letto resoconti stupendi, paurosa eppure così liberatoria ed illuminante allo stesso tempo. Jung comprese che c'è di più: ci sono dei contenuti arcaici, anzi archetipici, che caratterizzano molti dei nostri sogni. E io penso che siano questi contenuti che si fanno sentire nell'immensa ammirazione che si prova per la natura, il senso di appartenenza e comunione con essa, che ci fanno immaginare antichi rituali e scene tribali. Huxley volle strafars...ehm, strafare e dopo la sua prima esperienza con la mescalina decise che in quel ripostiglio ci stava qualcosa ancora: la nostra capacità di vedere la realtà in un modo pieno di stupore, una, due o mille diverse maniere di avere coscienza di sé stessi e del mondo. Le teorie di Freud e Jung, con tutte le dovute modifiche e successivi ritocchi, sono dimostrate ogni giorno dai risultati ottenibili con la psicanalisi, che non è una scienza esatta, eppure non me la sentirei mai di dire che non funzioni. Le teorie di Huxley non sono dimostrate solo dai fatti dell'esperienza psichedelica descritta da chi la prova, ma anche dai recenti studi sulla psilocibina, basati su brain imaging, portati avanti dall'Imperial College di Londra.
Insomma là dentro c'è un grande ammasso di esperienze personali, esperienze dell'umanità dalla sua origine ed esperienze che aspettano di essere liberate per la prima volta, tutte chiuse insieme. E la sostanza psichedelica è la chiave della porta di quel rispostiglio, la porta della percezione. E' un'espressione che ho sentito molte volte, ma solo ora inizio ad intravederne il significato, ed è magnetico e affascinante. Irresistibile.
Tutto questo per dire una cosa: io la penso così, la scienza mi basta e tutto questo, scienza, lo è. Non perché io (spero, almeno) sia arido, ma perché la scienza sa essere molto profonda, per me in maniera più che sufficiente da evitarmi di avere bisogno del misticismo, almeno per ora.
Primo Viaggio.
Dicevamo, è sabato 26 aprile, è una bellissima mattinata molto tiepida per la stagione e le giornate qua iniziano a diventare straordinariamente lunghe. Pranziamo, ognuno per conto suo, molto presto, un'insalata leggerissima e verso le 14.30 vado da M.
Casa sua è il setting ideale, è un appartamentino indipendente costruito in un complesso che sta in un grande parco, molto bello.
Sono sul vialetto principale per arrivare a casa sua dalla fermata del bus, ammiro il paesaggio...e a pochi metri da me compare un leprotto, che si ferma sul marciapiede mentre proseguo verso di lui. Dopo qualche secondo riparte, non posso fare a meno di pensare ad Alice nel Paese delle Meraviglie e mentre lui sparisce nei cespugli io proseguo, canticchiando "White Rabbit". Un po' cliché, lo so, ma che ci vuoi fare.
Arrivo da lui e ci dividiamo i tartufi secondo le dosi decise. Io prendo metà dei 15 g di Mexicana e mangio anche tre sclerozi di Tampanensis, masticati bene (bleurgh) e mandati giù con un succo tropicale. M prende 7.5 g di Mexicana e circa 7.5 di Tampanensis (pesa quasi 20 kg più di me ed è già familiare con le sostanze psichedeliche, penso che di meno gli sembrasse privo di senso). Rolliamo due canne per dopo, con un'erba decisamente atomica e usciamo di casa per fare un giro nel parco mentre gli effetti iniziano a manifestarsi.
Dopo una mezz'ora dall'assunzione arriviamo in un angolo di parco con un bel prato in mezzo a piccole casette, ognuna col suo giardino recintato. Ci sediamo sulle panchine di un tavolo da picnic e guardiamo i denti di leone e le margherite che sotto il sole sono molto belli. Belli davvero, forse un po' troppo: ci siamo. La prima fase è estremamente euforica, ridiamo per ogni nonnulla per cinque o dieci minuti, poi ci alziamo e proseguiamo il giro avviandoci verso casa; tolgo gli occhiali da sole (graduati) e ho una serie di piccole sorprese. La mia miopia - non molto forte in realtà - non c'è più, ci vedo ad alta definizione. E la mia abituale fotofobia, sparita anche lei. Il paesaggio è luminosissimo e colorato, ma è come se fosse la luce a non esserci. Proprio così, un paesaggio illuminato ma con la totale assenza della luce vera e propria, cosa che lasciava la bellezza intatta e miei occhi riposati. Tutto sembra lievemente azzurrino ora, e io mi sento altissimo, le mie mani sembrano distanti. M ha già dei visuals, le piante vibrano, ma devono essere i Tampanensis e la dose comunque più alta. Io vedo tutto uguale al solito e tutto diverso allo stesso tempo: percepisco il vialetto troppo sinuoso, le piante più maestose del solito, i colori più vividi, ma se cerco di concentrarmi per capire cosa sia veramente diverso non ci riesco, è la percezione che è cambiata.
--- Inciso…non scrivo mai, non l'ho mai fatto e non ne sono capace, ma così, con le cuffie nelle orecchie, ancora un po' storto mentre cerco di descrivere esperienze così toccanti, capisco il fascino che spinge coloro che lo fanno a compiere lo sforzo. Sì, è anche un po' una faticaccia per uno che non vi è tanto portato.
Ora comunque sto ascoltando Eddie Vedder.---
Noto queste cose camminando e nel frattempo arriviamo a casa, prendiamo un bel telo, una confezione di succo di frutta, qualcosa di dolce e i due joint e usciamo di nuovo a buttarci in un prato. Col senno di poi, eravamo a due metri da un vialetto dove poteva passare (e passava) un po' chiunque e probabilmente quando siamo arrivati iniziavamo a sembrare fatti come due cammelli, ma la cosa sul momento non ci interessava molto. Davanti a noi vedevamo un bel prato e delle casette un po' più in là.
Adesso mi sembra di vivere dentro un diorama ad alta definizione, i piani prospettici sembrano staccati tra loro. Il tutto è un po' fiabesco e un po' cartone animato, i colori sono molto caldi, con gli occhiali da sole diventa tutto un super HD. Il sole è tiepido, ci sono solo poche nuvolette bianche, gli uccellini cinguettano, insomma è il momento di farsi una canna. E' buona, più del solito, il fumo sembra leggerissimo da aspirare e i primi tiri ci rilassano molto. I seguenti, invece, scatenano il viaggio vero e proprio. Ci sdraiamo e chiudiamo gli occhi: l'ultima cosa che vedo è il bianco del telo e dopo aver chiuso gli occhi, essendo in pieno sole, percepisco ancora molta luce. Da questo parte il mio primo viaggio, sono su una superficie liscia e ondulata, bianca, immensa, immerso in una luce eterea, fluttuo in un posto senza spazio e senza tempo. Ci navigo per un po' e poi riesco a dire solo "è bellissimo". Riapro gli occhi. Meraviglia. Il cielo è quasi blu e ci sono piccole nubi batuffolose, i classici cumuli del bel tempo, ovviamente si distribuiscono su quote lievemente diverse. Il cielo improvvisamente diventa un oceano e io sto volando sopra la superficie terrestre, le nubi più basse sono in realtà la sommità di nubi osservate dall'alto. Quelle più alte, meno brillanti, sono isole e continenti. Viaggio così per un po', la sensazione è di una bellezza fuori dal comune, ma con un tono di solennità a cui non sono abituato nello stato di coscienza abituale, dove è qualcosa di riservato a situazioni studiate per essere suggestive, come sanno essere cerimonie religiose propriamente svolte, anche per un ateo come me.
Per un breve momento il cielo cambia e sembra un letto di popcorn giganteschi, e torno per un attimo lucido. Cerco di comunicare con M, ma probabilmente lui sta viaggiando più forte di me e il viaggio procede ad onde, ma visto che parliamo pochissimo siamo completamente fuori sincronia. Credo che sia qui che ci rialziamo seduti per un po' e approfittiamo del lato leggero che può avere un'esperienza del genere, giochiamo come due bambini scambiandoci gli occhiali da sole, sovrapponendoli, continuando a metterli e toglierli e stupendoci ogni volta di quanto tutto sia stupendo. Sicuramente è tempo buttato agli occhi di uno psiconauta serio, ma regalarsi qualche minuto da bambini può essere un bellissimo gesto per sé stessi.
Finiamo di fumare la seconda cannetta da dividerci e ci rilassiamo ancora un po' sdraiandoci. Giro la testa guardando da un lato un po' all'indietro e mi accoglie uno spettacolo meraviglioso: una enorme parete di nubi luminosissime e striate, non hanno nulla di minaccioso ma sono enormi. Non enormi per essere nubi, enormi nel senso che stavano lì nel sistema solare e la Terra andava loro incontro. Niente di preoccupante, anzi stupendo. Mi alzo seduto e le guardo: erano un piccolo banco di altocumuli, le classiche nuvolette del cielo a pecorelle, illuminate dalla luce del sole. In quel momento io e M comunichiamo meglio, le vede anche lui dopo il mio suggerimento e come me rimane basito nel riguardarle per il verso giusto e notare quanto piccole siano.
Le sensazioni sono bellissime, il tempo è espanso. E qui parte il primo vero viaggio fatto realmente insieme, perché ci viene voglia di chiacchierare. Su quant'è strano questo fatto della bellezza e dei tempi dilatati. Di solito quando ci si diverte, quando si sta bene, il tempo sembra correre più veloce. Stiamo eludendo una delle più note e verificate leggi del nostro cervello. M fa un po' fatica a seguirmi, perché lui deve avere una bella bottarella, io viaggio mentalmente ad onde ma riesco a tenere vivo il discorso e a farlo seguire anche a lui. Come sarebbe il mondo, la nostra vita, se tutto fosse identico a come è con la sola differenza che quando stiamo bene e ci divertiamo sembra anche durare tanto, sembra essere così pienamente soddisfacente come questa esperienza? E se in aggiunta a questo, quando viviamo momenti duri e difficili il tempo volasse e noi sapessimo che per quanto duro sembri sul momento, quando sarà passato l'avrà fatto in un batter d'occhio? Non credo che avremo mai risposta, siamo riusciti a seguire il discorso per un pezzo ma non eravamo nelle condizioni di inventarci anche una vera risposta. Credo che abbiamo comunque concluso che non sarebbe molto funzionale per la vita nel nostro mondo. Se ci si pensa, non è diverso da ciò che diceva Huxley: la nostra mente ha anche un "retro", dove risiedono percezioni della realtà molto diverse, ma disfunzionali perché ci renderebbero troppo vulnerabili. E le sostanze psichedeliche sono la chiave per la porta di questa stanza sempre chiusa, l'intensità e la profondità dipendono da quanto noi la esploriamo. Quel piccolo assaggio è abbastanza per capirlo, ma ora, con una differita di cinque mesi e mezzo. (Sì, la parte su Freud, Jung e Huxley più sopra l'ho aggiunta a posteriori, ma non mi va di cambiare questa frase.)
Gli alberi sono bellissimi, solenni, hanno un'aria forte e protettiva, fresca e luminosa, viste le foglie spuntate da poco. Quel prato con le casette in fondo non ci stufa mai, lo consumiamo. Le nuvole sopra di noi cambiano forma, come tutte le nubi, ma lo fanno quasi vibrando, come se fossero un proliferare di vita. Ormai sono passate le 17-17,30, la gente passa col materiale da bbq, qui si cena presto. Ad un certo punto sento una melodia, una voce femminile...sta cantando "Let it go", dal film animato "Frozen". Mi giro, una ragazza bionda cammina spensierata per il prato, volteggiando, cantando e portando il cane a spasso. "M, la vedi e la senti anche tu vero? Ah ecco, bene...".
Più o meno a questo punto ci alziamo, il sole tramonterà tra un bel po' ma in questa stagione rimane ancora basso sull'orizzonte. Ripassiamo da casa, mettiamo giù tutto, prendiamo qualcos'altro da bere, il succo di prima è finito insieme e una scatola di barrette di muesli. La merenda ha contribuito a smorzare un poco il viaggio, che durava da tre ore circa dalla salita; prendiamo anche un pacchetto di patatine fritte al bacon e giriamo ancora nel parco. Alla fine saliamo su una piccola collinetta, sarà alta meno di 10 metri, con una panchina in cima. Sgranocchiamo guardando il paesaggio piattissimo e quindi sconfinato se visto dall'alto, alla luce radente del sole che si abbassa. E' una fase riflessiva, viaggiamo ancora ad onde ma siamo molto più presenti a noi stessi, commentiamo la tenerezza di due bambine che simulano un té elegante sul tavolo da picnic poco lontano, sotto la collinetta. Gli effetti scemano, torniamo ancora una volta verso casa. Mangiamo voracemente cose che ci sembrano buonissime, beviamo una birretta e quando mi sento del tutto a posto, ormai è buio, rientro. Un cannino di hash e via a letto, dove i sogni somigliano molto ai trip regalati dai funghi poche ore prima, vanno ad onde, uno dopo l'altro, ma dormo bene e il giorno dopo mi sveglio come nuovo.
I racconti degli altri viaggi seguiranno, magari edito proprio questo primo post qua sopra man mano. E' anche la prima volta che produco qualcosa da "gonfio", e mi ci sono divertito veramente tanto. Grazie a chi ha avuto la pazienza di arrivare fino qui in fondo!
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Martedì 14 ottobre 2014
ore 20:25
Sono seduto in terrazza e aspetto l'arrivo di un altro temporale, sono felice per la mitezza di queste serate.
Non sono certo di riuscire a dare il giusto ordine cronologico agli eventi di questo secondo racconto.
Secondo viaggio.
E' sabato 12 maggio, data per cui io e M abbiamo pianificato il nostro secondo viaggio insieme. Venerdì pioveva, quindi non ci potremo godere il prato, perché non è uscito il sole nemmeno oggi e non potrà essere asciutto. Rimango - se ricordo bene - a digiuno dopo uno spuntino verso metà mattina; vado da M verso le 13 e ci spartiamo equamente tutti i Tampanensis rimasti, l'equivalente di circa 18.5 - 19 g a testa. Rolliamo quattro canne con un'erba buona ma più leggera di quella della prima volta e usciamo a fare un giro. La giornata è quasi fresca, il sole va e viene ma nel pomeriggio potrebbe peggiorare, lo sappiamo ma abbiamo deciso di provare anche questa.
Dopo una mezz'oretta dall'ingestione iniziamo a sentirci le mani sudate, a me sembra sempre che sudino anche i baffi! Gli effetti stanno per salire, ci sediamo ad un tavolo da picnic in una piccola radura circondata da cespugli coperti di fiori bianchi a cinque petali. Le nuvole sono molto varie nella forma e nelle sfumature già di loro, c'è da aspettarsi che daranno spettacolo.
Stiamo morendo di fame quindi ci spariamo un paio di snack, pensiamo che mangiarli dopo sarebbe più deleterio, visto che ormai gli effetti sono saliti: il tempo scorre in modo strano, erba e alberi iniziano a sembrare più vivi e luminosi. Ci sdraiamo sulle panchine e sopra di noi staziona uno stormo vorticoso di moscerini…inutile dire quanto questo catturi la nostra attenzione e generi le prime speculazioni un po' strane.
Decidiamo di passeggiare ancora un po', ci alziamo, le siepi che ci circondano sembrano enormi rispetto a noi, M ha le mani e piedi grandi come in un fumetto Disney. Giriamo un po' nel parco, perdendoci di continuo in strade che in realtà conosciamo benissimo. A questo punto, se ben ricordo, rientriamo a posare qualcosa, ad esempio la coperta che non ci serve, visto che i prati sono ancora bagnati. Usciamo subito, gli effetti si fanno sentire e abbiamo voglia di stare fuori, la differenza di dose si nota: io sto già viaggiando quasi come l'altra volta dopo aver fumato, e ancora non abbiamo toccato nulla. Camminare inizia a diventare un'esperienza degna di nota, piccole discese sembrano lunghissime e a strapiombo, il sentiero si incurva, i vialetti alberati trasudano magia. Arriviamo ad un bivio da cui il sentiero si divide e il ramo sinistro scende sinuosamente verso il prato dove ci siamo seduti all'inizio l'altra volta: in questo momento c'è un po' più di luce e sembra di essere in una fiaba, i bordi del vialetto sono affiancati da alberi di melo in fiore, i colori sono incredibilmente vividi. Giriamo tutto il parco almeno un paio di volte, non riusciamo a decidere quale sia il posto migliore per fermarci (un classico direi), alla fine ci viene in mente quella bella collinetta su cui siamo stati un po' di tempo l'altra volta. Dalla cima, seduti sulla panchina, si domina un bel panorama, e anche il prato sotto al fianco destro della collina è tutto costellato di meli in fiore. Alla base ci sono due dei soliti tavoli, uno proprio sotto i meli e uno di fronte alla panchina sulla sommità. Attraversiamo il prato bagnato e decidiamo di metterci su questo, praticamente siamo in piena vista in un punto del tutto sgombro da alberi, ma la cosa non ci disturba molto, in fondo che fastidio possiamo dare?
Il cielo ora è decisamente nuvoloso e la luce molto meno brillante, il che favorisce comunque un viaggio forse meno estroverso, in accordo con le "pietre filosofali" che abbiamo nello stomaco. Io fatico a rendermi conto di quanto la realtà sia distorta, quando M mi chiede cosa vedo tendo a rispondere che in fondo è tutto normale, eppure sto viaggiando discretamente…è chiaro che quel che dico ha poco senso, col senno di poi capirò quanto ora mi trovi già in un mondo completamente distorto.
Ci sembra il momento buono per una fumatina. Accendiamo e fumiamo con calma, come la scorsa volta il fumo sembra fresco e quasi balsamico, tutt'altro che irritante. Ad ogni tiro la sento salire, la sento, che pian piano si allea coi funghi e ne potenzia l'effetto, mi preparo a qualcosa di impegnativo. M finisce la canna, a me rimangono un paio di tiri ma per ora mi basta così, la lascio spegnere e mi predispongo ad affrontare ciò che mi spetta. I minuti che seguono saranno sicuramente i più intensi tra tutte le mie (per ora pochissime) esperienze psichedeliche e non. I viaggi della mente si fanno intensi e frequenti, vedo e sento tutto andare ad onde; è come se in realtà la mia percezione cambiasse completamente ad ogni "trip" e ogni trip durasse però solo un istante. Nulla è familiare e le onde le vedo e le sento con ogni parte di me. Sto provando una specie di mal di mare della coscienza.
Guardo M, che fluttua in qualche modo davanti a me, la mia parte lucida capisce che anche lui sta tirando di scherma con la sua mente, e lui d'altra parte comprende lo stesso per me. Io non mi preoccupo, so che lui è molto più esperto di me, a lui invece viene giusto in mente di chiedermi come va. "Come va?" "Eh, sto trippando di brutto." Proprio così, l'ho detto, e chissà con che tono e che voce. M mi prende in giro e io sono fiero della mia uscita tamarra, sono contento perché "non è da me" e anche questo ogni tanto ci vuole. Nel frattempo l'esperienza rimane intensa, ora mi sorprendo a riuscire a separare i pensieri della mia parte lucida dalle grida dei funghi, ma lì per lì è impossibile. Non credo di avvicinarmi nemmeno più di tanto a quello che potrebbe essere un bad trip, M molto premurosamente mi consiglia, col tono di uno spot pubblicitario, di dare una bella sorsata di succo…la cosa mi diverte nonostante non ci stia capendo proprio granché del mondo, in questo istante. In realtà penso che il problema sia proprio lui che mi parla in questo momento, perché mi costringe a concentrarmi per rispondere e lì i viaggi si gonfiano e scoppiano nel cervello come immense bolle di sapone, mentre un branco di scimmie suona i piatti. Ok, per un attimo quasi mi sfugge di mano, penso "calma, sono loro, è ovvio che il parco si sciolga, si muova e stia fermo allo stesso tempo, ti sei buttato giù quasi 20 g di tartufi e ti sei appena fatto un cannone. Va tutto bene, anzi goditela". Molto rassicurante. "Certo che ce la siamo anche cercata, 'sta stronzata!" dice M di colpo, ridendo. Molto meno rassicurante.
Il momento è stato intensissimo, non dico che l'ho acchiappata tutto ma potrei iniziare a rilassarmi. Naturalmente ora è il momento in cui si deve presentare l'imprevisto della giornata, sotto forma di due ragazzini in motorino, col quale attraversano il prato e parcheggiano a due metri da noi. Imparanoiarsi è un attimo, ecco hanno visto che stavamo fumando e vorranno chiederci qualcosa. Sembrano anche mediorientali, quindi ci parleranno in inglese ma con un accento incomprensibile. Perché stanno smanettando col motorino? Su venite a romperci le balle ora così poi stiamo in pace…e invece no. Vogliono solo salire sulla collina e bersi una birretta seduti sulla sommità, scendere e andarsene sgommando col loro scooter. Molto più ovvio, peccato che io riesca a convincermente giusto un paio di minuti dopo che sono già andati, sono un attimo stanchino dalla perigliosa navigazione di prima. M, molto giustamente, mi fa notare che magari sdraiarsi ci rilasserà del tutto. Mi sdraio e guardo in alto. Meraviglia, le nubi sono incredibili. E non è che lo diventino, lo sono, erano già così e io lo vedo solo ora, ma senza percepire alcuna trasformazione. Sono piene di vortici che si arricciano, ma soprattutto sono pieni di frattali stupendi. Esprimo la mia meraviglia ad alta voce e M ne è felice, ma credo che lui abbia molti meno visuals con le nubi che col resto. Naturalmente finora abbiamo parlato non poco, ma non sono proprio in grado di ricostruire granché, se non i momenti di interazione più salienti.
Questa è la fase in cui io sono pigro e M vuole andare in giro, ma visto che ho sottovalutato quanto freddo può venirmi in queste situazioni (anche solo fumando a volte), sto un po' congelando e mi accollo la camminata, che si rivela molto divertente. Io vedo tutto distorto ma nessun visual specifico, se tolgo gli occhiali da sole i colori sono diversi dal solito, ma sono graduati e forse non ho nemmeno dietro gli occhiali, ma poi se esce il sole…insomma me li tengo. M invece vede le piante come vive, vibrano, soprattutto un tipo di arbusti con le foglie striate (veramente) di rosso. Camminando gli stimoli esterni sono moltiplicati, perché ci muoviamo e il panorama cambia di continuo. La sensazione è sempre quella che ogni viaggio sia come una bolla di realtà che si gonfia ed esplode quando un'altra ti ha già inghiottito. Per chi l'ha visto è un po' come in "Waking life", che ho guardato proprio con M tre settimane prima.
Penso che potrebbe essere un viaggio incredibilmente introspettivo se fossimo fermi in un posto quieto e comodo, ma camminare lo rende la cosa più dinamica e proiettata verso l'esterno che si possa immaginare. Giriamo e ci perdiamo ancora, sempre nello stesso parco, chissà quante volte l'abbiamo girato e attraversato, pur non essendo piccolo. M propone di spingerci in una zona un po' boscosa che io non ho mai visto e mi lascio anche convincere (con che coraggio!), ma c'è da attraversare una strada. Qua il traffico non è esattamente intenso, nemmeno moderato, eppure le poche macchine che passano mi fanno una pessima impressione. Se sapessi di essere con qualcuno di lucido mi fiderei, forse la percezione errata è la mia, ma mi pare che M la faccia troppo facile. Cioè una strada a due corsie eh. E di fronte c'è un supermercato (proprio lì sì, tra un parco e dei boschetti) con gente che gira. Il mio entusiasmo è così scarso e la mia fiducia di arrivare vivi dall'altro lato così minima, che anche M si convince che non sia una buona idea e torniamo verso la collina, arrivando dal lato dei meli.
Quando arriviamo c'è un attimo di sole e sul momento non crediamo ai nostri occhi. Eravamo lì da soli non poi tantissimo prima, e ora un gruppo di ragazze vestite di tuniche bianche e leggere danzano tenendosi per mano intorno alla collina. "Ma…ci sono davvero anche queste?" "Eh sì". Compare poi una tizia con una videocamera, ok, stanno girando qualcosa, ma che impressione! Ce ne andiamo, non siamo proprio nelle condizioni migliori per avvicinarci e magari interagire, giriamo ancora e finiamo di nuovo lì dopo chissà quanto, ma non c'è più nessuno. Il momento in cui passo sotto i rami dei meli accanto al sentiero è incredibile e vale da solo tutta la fatica dell'esperienza: mentre passo mi sembra che formino un bellissimo arco fiorito e in quell'istante il mondo esplode in una specie di cartone animato, per un attimo pieno di personaggi di ogni sorta, accompagnati da una musica e da un chiasso che si addice a un luna park. Impossibile da descrivere a parole, almeno per me, potrei dire di aver assaggiato per un attimo non una realtà diversa dal solito, ma proprio tutta un'altra realtà, per quanto pervasa da un'atmosfera un po' frivola.
Il tempo sta peggiorando e decidiamo di sederci un po' sotto gli alberi, prima che si metta a piovere. Io ho sempre gli occhiali da sole, ma non fanno proprio il loro dovere: sono marroncini, dovrebbero dare colori caldi. Se li tolgo mi rendo conto che comunque il problema non è loro. Davanti a me o M e dietro di lui c'è il prato della collina. L'erba è direi sul grigio-blu, e io vedo M come una di quelle vecchie illustrazioni 3D da guardare con gli occhiali rossi e blu: circondato, appunto, da due specie di aloni sfalsati, rosso e blu. Lui mi vede come fatto da tanti strati di cartone sovrapposti che scorrono tra loro permettendomi di muovermi.
Inizia a piovere, il nostro viaggio dura da qualcosa che ci sembra un'eternità, ma in realtà sono da poco passate le 16 o qualcosa del genere, saranno due ore che viaggiamo. Rientriamo a casa e ci buttiamo sdraiati. La parte più potente degli effetti è passata, col senno di poi sarebbe il momento buono per un secondo cannone, ma non ci pensiamo e rimaniamo a contemplare la stanza. Questa parte è molto introspettiva, moltissimo, per un sacco di tempo non parliamo, ognuno di noi pensa alle sue cose, ma come ho detto la parte più potente è passata, la porta non è più spalancata come poteva essere prima. Meglio così, perché io non sono certo pronto per una cosa del genere.
La scanalatura che attraversa il soffitto diventa un arcobaleno e poi il soffitto stesso diventa di neve, "ne sono convinto, è di neve", dico a M cercando di persuaderlo. Ma come fa a essere di neve, il soffitto? E la parete? Ma è ovvio, noi stiamo volando a pancia in giù - eh sì, evidentemente volare mi piace- poco sopra il suolo innevato, è nevicato molto. E qualcuno ha costruito un igloo quadrato, ecco perché qui sotto c'è questa parete di neve.
Insomma, il tempo passa, vola e non scorre mai contemporaneamente, fatto sta che smette di piovere e M suggerisce che quasi quasi potremmo fare ancora un giretto. BAM! Come il mio cervello considera l'idea io sono partito, stiamo camminando per il parco, lo rivedo tutto, i sentieri perimetrali e quelli interni, non esattamente riprodotti ma insomma: in un secondo mi faccio mezz'ora di camminata nel parco senza muovermi dal letto su cui sono buttato. Cerco di spiegare la cosa a M, la trova divertente e ci mettiamo a disquisire (sì, anche stavolta) su come sia possibile ottenere delle percezioni del genere. E' il nostro flusso di pensieri che in quel secondo, grazie alla psilocibina, accelera così tanto da farci vivere in pochi istanti tempi lunghissimi come accade coi sogni? Oppure sono come dei flash di impressione la cui memoria viene poi costruita a posteriori, mentre cerchiamo di pensare cosa abbiamo vissuto durante quel brevissimo viaggio? Non lo sapremo mai, probabilmente nessuna delle due considerazioni partorite dalle menti, è il caso di dirlo, distorte di questi due simpatici fattoni.
Ci spariamo dei panini, seduti sul letto, nonostante abbiamo a disposizione tavolo, sedie e quant'altro. Ormai è passato un bel po' di tempo e la fase di discesa sarebbe iniziata, mangiare le dà una mano e il viaggio si attenua moltissimo. M dice che gli è passato tutto quanto di colpo con l'ultimo boccone, ma io capisco benissimo che vede e sente ancora tutto distorto, ma così meno intensamente di prima che gli sembra la norma. Basta uscire e chiacchierare un po' per rendersene conto. Ci sediamo vicino a un laghetto circondato da alberi e ci accendiamo le due canne che abbiamo preparato apposta per il relax della discesa. La pace che provo in questo momento è indescrivibile, fumo avidamente, ogni tiro mi fa stare meglio. Finisco fino all'ultimo millimetro anche quella di prima, me ne andrebbe un'altra ma dovrei sdrumare del fumo e decido di tenermela per la buonanotte.
Torniamo a casa, ci spariamo un paio di birre a testa, o meglio, io lascio a metà la seconda (sono da 8 gradi e io sono 65 kg per 1.78 m, gonfio e di ritorno da un viaggio nel retro della mente!), ceniamo e ci rilassiamo, ormai è buio (piove? Non piove? Ora non lo saprei dire), M mi accompagna alla fermata e lasceremo le considerazioni per i giorni a venire.
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Venerdì 24 ottobre 2014
ore 19:17
Avendone tempo e voglia, è il momento giusto per provare a finire questi resoconti. Stavolta sono un po' più sobrio, vediamo cosa viene fuori.
Terzo viaggio.
E' sabato 7 giugno 2014 e, nonostante l'intensità dell'ultimo viaggio, la voglia di sperimentare ancora è tornata, forse più forte di prima, il richiamo del mondo le cui porte vengono aperte dalla psilocibina è molto forte.
M ha già fatto la sua esperienza solitaria con 15 g di Mexicana presi da soli, per me quello sarà invece il quarto viaggio; io non ho più assunto psilocibina dal 12 maggio e sono impaziente di vedere cosa mi riserverà questa volta. Ieri ho affrontato un viaggio abbastanza lungo e stancante e stamattina, dopo una colazione leggera, io e M abbiamo dovuto sbrigare alcune commissioni prima del nostro viaggio, incluso fare la spesa per essere preparati al meglio, all'ora di pranzo sono parecchio affamato e mi sento anche un po' stanco. Stavolta abbiamo deciso di cambiare setting, saremo in un bel parco a circa dieci minuti di cammino da casa mia; dopo la spesa andiamo da me, prepariamo dei panini, mettiamo negli zaini una coperta, un cartone di succo e un po' di snack. Verso le 13-13.30 è l'ora di spartirci i tartufi: 7.5 g a testa di Mexicana e 7.5 g a testa di Pajaritos, questi lievemente più forti ma sempre di intensità bassa, quindi ci aspettiamo un viaggio tranquillo; rolliamo quattro canne e ci avviamo verso il parco.
La giornata è bella e ormai il verde degli alberi ha la classica ricchezza estiva, il parco verso cui siamo diretti ha anche delle zone boscose e una bella collina che domina piuttosto bene i dintorni; l'unico difetto è che il parco è in buona parte, in realtà, un campo da golf, ma non ci preoccupiamo troppo della cosa, perché siamo al limite della città e il parco finisce direttamente in campagna, in una zona priva di abitazioni. Una volta arrivati iniziamo ad esplorare, lo attraversiamo senza girare troppo e ci avventuriamo nella campagna adiacente, lungo un sentiero circondato da prati con l'erba molto alta. Ci rendiamo conto che sono un po' troppo selvaggi, la vegetazione è un po' troppo alta e ci sono anche dei piccoli stagni qua e là, non riusciamo a trovare il posto ideale per essere solo noi e la nostra mente, quindi decidiamo di tornare verso il parco, proprio mentre gli effetti salgono. Mentre le mani sembrano sempre più sudate e i colori iniziano a farsi più brillanti, troviamo un gruppo di piccole casette ai limiti del parco, dietro una sottile striscia di bosco, sembrano case dei personaggi delle fiabe, piccolissime e ciascuna con un giardinetto recintato pieno di fiori e camini per le grigliate.
Rientriamo nel parco e lo giriamo per bene, cercando un posto che non fosse proprio in mezzo al green, visto che non sarebbe carino farci insultare in una lingua sconosciuta proprio mentre siamo in uno stato di totale alterazione; io mi sento decisamente stanco e anche la fame non accenna a lasciarmi in pace, ma so che non è certo il momento migliore per mangiare. Troviamo una zona di prato libera, di fronte a un anfiteatro di pietra anch'esso coperto di erba, il tutto circondato da alberi. Anche se siamo vicini a un piccolo sentiero (tanto per cambiare) ci sembra il posto giusto e ci stendiamo. Gli effetti si sono fatti sentire abbastanza in fretta, gradisco molto sdraiarmi e stavolta sento che sarei a posto così, senza fumare, probabilmente la stanchezza e il digiuno fanno la loro parte e per qualche minuto mi limito a contemplare il cielo osservando i miei pensieri che si fanno più rapidi e sciolti. M si accende una canna e mi invita a fare qualche tiro, io ci penso su un pochino e penso che alla fine "perché no". La prendo da sdraiato, il primo tiro mi sembra la cosa più buona che abbia mai sentito, mi rilassa in pochi secondi. Penso che se questo è l'effetto riuscirò a fumare poco, e ho ragione. Faccio un paio di tiri di seguito, mentre guardo il cielo: dopo il terzo succede una cosa incredibile, la mia visione del mondo cambia completamente in un secondo, come se la mia mente avesse spalancato un occhio in più. Non voglio parlare di terzo occhio o cose del genere, proprio molto concretamente ciò che vedo è completamente diverso dal solito, anche se sempre uguale a prima, ed è accaduto in un istante, durante il quale ho sentito anche una musica che aveva qualcosa di strano, non direi celestiale ma è la parola che più vi si avvicina, come un delicato accordo di organo. Tengo la canna in mano ma si spegne e io non ci penso nemmeno più, M mi fa notare che potrei ripassargliela in modo che se la possa finire, cosa che fa con calma e godendosela molto. Mi guardo attorno, gli alberi sono maestosi e i colori lievemente alterati, per la prima volta vedo il prato respirare, percorso da delle onde. Non so per quanto stiamo sdraiati lì, ma è parecchio tempo ed è principalmente per mia volontà, sia perché il cielo come sempre mi incanta, sia perché sono davvero troppo stanco per pensare di andare in giro. Rivedo l'oceano, le isole e le nubi dall'alto della prima volta, approfitto della quiete per provare a pensare, ma i miei bisogni fisici mi tengono troppo ancorato al corpo, è quasi il contrario di un bad trip, nel senso che invece che far fatica a rimanere ancorato alla realtà che mi è famigliare, fatico a distaccarmene. La cosa peggiora quando mi rendo conto che M come sempre sta bevendo molto e io ho scordato la mia acqua, e so che avrò sete e sono così lucido, nella mia pur fortissima alterazione, che per metà del tempo penso a come potremmo organizzarci per tornare a casa, prendere quel che ci manca e tornare lì…impossibile. Tanto più che adesso sono veramente spalmato a terra e se anche solo vedessi il mio letto non credo mi muoverei più.
M mi propone di finirmi la cannetta per rilassarmi del tutto ma non c'è verso, sono troppo stanco e affamato e soprattutto so che se fumo mi viene facilmente sete e non voglio rimanere senza nulla da bere dopo. Tuttavia, vederlo rilassato e non preoccupato da tutte le cose a cui penso mi aiuta e decido di provare a lasciare andare, in fondo se servirà muoverci potremo sempre farlo dopo e sicuramente saremo messi meglio, visto che ora siamo nel picco. Guardo il cielo e sgombro la mente, lascio che la psilocibina sleghi i nessi tra tutte le mie preoccupazioni, fame, sete, sonno spariscono e il viaggio si fa profondo, profondissimo. Se lasciassi andare del tutto diventerebbe una di quelle esperienze che fanno capire la potenza di questa sostanza, ne sono sicuro, nonostante il dosaggio di per sé non fosse alto. La mia visione si concentra sempre di più sulle nubi, invece dei frattali stavolta le vedo brulicare di vita e ad un certo punto assumono una struttura a nido d'ape, che mi sembra bella e ovvia, giusta. Non distolgo lo sguardo e lascio che i pensieri siano guidati da ciò che vedo, sto veramente viaggiando lontano senza allo stesso tempo riflettere su nulla di profondo, mi basta ciò che ho attorno. Purtroppo è chiaro che non sono pronto per spingermi così a fondo, nel momento in cui in una nube compare una figura caleidoscopica rotante, dall'aria geometrica e tutt'altro che naturale (e curiosamente in bianco e nero), sebbene non sia nulla di spettacolare rispetto ad altre percezioni che ho già sperimentato, qualcosa mi colpisce al punto da scuotermi, perché mi fa capire dove sto arrivando. Non so spiegare meglio questo istante, è come se quella figura fosse l'avviso che sto varcando una soglia e senza nemmeno volerlo torno nel nostro mondo, o meglio, in questa sua versione un po' più psichedelica.
Nei viaggi precedenti ho manifestato una certa ossessione, proporzionale alla potenza del viaggio, a sapere dove mi trovo esattamente e che ore siano; ora però non so quanto tempo è passato da quando siamo qui, in quasi totale silenzio e profonda introspezione, ma M cerca insistentemente di convincermi ad alzarmi, vuole vedere com'è camminare per questo nuovo parco. Per una mezz'ora gli chiedo di rimandare, ma poi mi lascio convincere volentieri e ci alziamo, non senza vacillare un pochino.
--- continuo il 25 ottobre, ore 16.15 ---
Ci incamminiamo e "guido" io, M non ha un senso dell'orientamento particolarmente buono, specie sotto allucinogeni; attraversiamo una parte del parco, che come al solito sembra molto più fiabesco che in realtà, tagliando direttamente il green e propongo di salire in cima alla piccola collina. La strada che la costeggia sembra lunghissima e io vedo solo quella, non ho più in mente la collina, il panorama eccetera, c'è solo la strada e il pendio accanto che sembra uno strapiombo, nonostante sia solo la collinetta di un parco. Arrivati in cima, un nuovo strano personaggio ci accoglie. Ne darò la descrizione per ciò che ho visto io, che in questo caso è stato curiosamente diverso da ciò che è apparso a M. In cima alla salita c'è uno spiazzo di terra battuta, con in mezzo un ceppo rimasto dal taglio di un albero; seduto su questo c'è un uomo mulatto, vestito in maniera semplice ma che ricorda un po' un cow-boy per via del gilet e del cappello, che suona la chitarra. La melodia è molto dolce, lui ha occhi chiari e sereni, che accompagna con un sorriso mentre ci segue con lo sguardo intanto che passiamo. Sorridiamo anche noi, ma non abbiamo il coraggio di dire niente, siamo decisamente troppo distaccati dalla realtà per avere una conversazione. La cosa che più mi stupisce era lo sguardo consapevole di ciò che stavamo provando e il sorriso che sembrava complice e pieno di approvazione; lo stesso atteggiamento mi pare l'abbia colto M, solo che per lui il suo aspetto era leggermente luciferino e la musica più sensuale e maliziosa, un personaggio positivo ma in due modi totalmente opposti. Credo che M vedesse anche dei colori diversi dai miei, per quel che ho potuto capire.
Scendiamo e seguiamo il sentiero, che attraversa un piccolo pezzo di bosco, uno dei luoghi più magici che ci sembra di aver attraversato, sebbene siano in realtà solo poche decine di metri e si tratti semplicemente di un boschetto di un parco alla periferia di una città. Siamo così catturati dall'esperienza che arrivati in fondo non dobbiamo nemmeno discuterne e decidiamo di ripercorrere quel tratto per riviverne la magia.
Pian piano torniamo verso il punto in cui eravamo sdraiati prima e ci buttiamo di nuovo giù; ormai il viaggio dura da un po' e pensiamo sia ora di fare uno spuntino, idea che accolgo con felicità, forse recuperando energie mi godrò il resto del viaggio ancora di più. Osservo M e mi rendo conto che la sua barba e i suoi capelli sono fucsia, tutti gli altri colori sono più vividi ma normali in questo momento, trovo la cosa divertente, soprattutto perché per quanto mi muova e avvicini lo sguardo vedo come se fossero fucsia sul serio.
Qui faccio un errore e scelgo l'unico panino che contiene un roast beef che abbiamo preso perché piace a M, ma non a me, ma in un momento del genere il mio interesse per il cibo è veramente nullo; in più stare sdraiato mi toglie di nuovo le forze. Masticare è un'impresa, il movimento ripetitivo della mandibola mi risuona in testa e il ciclo masticatorio praticamente ora guida i miei pensieri e i viaggi mentali; l'idea di deglutire è del tutto superflua, mi rendo conto che praticamente non so più farlo, se fosse per me, una volta finito di masticare, sputerei tutto. Riesco a deglutire solo buttando giù una sorsata di succo e impiego circa mezz'ora a mangiare mezzo tramezzino! M non sembra avere i miei problemi e, dopo essersi saziato, si accende il suo secondo cannone, insistendo perché io mangi un altro panino, possibilmente uno che mi piaccia in modo che mi risulti più semplice. Non ha affatto torto, il secondo va giù che è un piacere e le forze tornano sul serio, insieme al desiderio di farmi anche io una fumatina. Decidiamo di approfittare delle ritrovate energie e camminare ancora, adesso il panorama è di una bellezza mozzafiato, quasi commovente, questa vista da sola varrebbe tutta la fatica del viaggio (perché riposante non è certo un aggettivo adeguato, specie per questo in particolare). Non resisto più e mi accendo una cannetta, per me è la prima, ho solo fatto tre tiri da quella che M mi ha passato all'inizio; lui dal canto suo me ne scrocca tre o quattro ora ma si sente ormai a posto. Tuttavia la stanchezza si fa sentire, vogliamo iniziare ad avviarci a casa quindi lascio che si spenga a metà e me la tengo per dopo.
Uscire dal parco e riemergere in mezzo alle casette della periferia fa un effetto stranissimo, ma soprattutto i dieci minuti di strada che ci separano da casa mia sembrano non finire mai: la strada è lunghissima davanti a noi, non ne vediamo la fine e ogni piccola pendenza, ogni dosso, ci mostrano curvature ancora innaturali ed esacerbate.
Sembra che tutto fili liscio, ma sarebbe troppo bello. Al contrario di M, io sono finito ad abitare in un posto dove è molto più facile stringere amicizia e, proprio mentre sto per aprire la porta, ci si para davanti una ragazza tedesca che ormai conosco abbastanza bene. Già chiacchierona di suo, sembra particolarmente desiderosa di conversare, ovviamente in inglese, in piedi sotto il sole. Per fortuna non ho finito quella canna prima. Non so come, riesco a sostenere una conversazione quasi decente, ma lei non vede l'ora di sapere tutto sul mio amico e vuole saperlo da lui. M è in uno stato pietoso, la guarda con disperazione, la testa un po' storta e due occhiaie incredibili, mentre ciondola con la mano gli occhiali da sole, che farebbe molto meglio a tenere indosso. "Scusa, ci siamo appena fatti una canna e vorremmo davvero entrare e risposarci un po'", è tutto ciò che lui riesce a dirle. Eroe. Siamo liberi.
Il resto del pomeriggio passa con la discesa del viaggio e noi buttati malamente a letto per ripigliarci: io finisco la canna di prima, accendo la seconda e dopo che M va via, non tanto più tardi, mangio l'ultimo panino che è avanzato e me ne rullo una terza con smania incredibile, prima di rilassarmi al punto tale che non ho praticamente più alcun ricordo.
Giovedì 9 ottobre 2014
Sono in attesa di partire con un treno per tornare a casa, ho davanti a me almeno due ore e mezza di ozio. E' una bella giornata autunnale, ho trovato un posto dove nessuno mi darà noia e sono gonfio, ma solo un pochino. Sto ascoltando The Doors attraverso le cuffiette. Ho deciso che è il momento perfetto per provare a mettere per iscritto i miei primi viaggi psichedelici e i pensieri annessi, dopo averli lasciati sedimentare per qualche mese e aver nel frattempo letto tante esperienze, alcuni libri, visto film e documentari sul tema.
Tutte queste esperienze sono avvenute fuori dall'Italia, in un Paese in cui ho vissuto circa sei mesi per lavoro; per una serie di coincidenze, la stessa sorte è toccata al mio grande amico M., con il quale ho condiviso i primi tre dei quattro viaggi. Non un amico qualsiasi, e questo è stato fondamentale per la decisione di lasciarmi andare a questa esperienza e per la sua riuscita: il nostro è un legame molto forte e ha reso i viaggi dei momenti di stupenda condivisione, in poche parole invece di un sitter ho avuto un perfetto compagno di viaggio.
Perfetto anche perché molto più esperto di me, che fino ad un anno fa avevo solo fumato meno che saltuariamente e poi, di colpo, ho deciso che non c'era poi motivo di infliggermi tale privazione, visto è una cosa che mi ha sempre dato piacere. La curiosità per sostanze più potenti è qualcosa a parte, è sempre stata direi forte e latente allo stesso tempo: da ragazzino (10 e passa anni fa!) mi interrogavo in merito, ma non avrei mai preso nulla. Avevo fatto un patto con me stesso: il mio cervello mi sarebbe servito nella vita, e non volevo giocarmelo. Quindi avrei vissuto una vita priva di vizi psichedelici per poi sfogarmi una volta in pensione. Sì, è decisamente più malato che prendersi direttamente lo psichedelico che ti interessa.
Ma non divaghiamo…M. mi ha raccontato molte sue esperienze e quelle coi funghetti erano state le sue preferite; tuttavia, col senno di poi, ammetto che i suoi racconti non rendevano giustizia all'esperienza, ne capisco anche il perché ed è anche la ragione per cui mi dilungherò molto.
Mi ha sempre lasciato capire che non avrebbe più assunto sostanze che non fossero erba tanto facilmente, ma mi capita di finire sul discorso per caso e gli faccio notare quanto sarebbe facile procurarceli, viste le circostanze. E' il 13 aprile, domenica. Mi lancia uno sguardo malizioso e mi dice che ne riparleremo dopo aver finito di mangiare. Finiamo, ne parliamo. Dieci minuti e la decisione è presa, se tutto va bene vivremo una Pasqua un po' alternativa, la settimana dopo.
L'approccio di M quando era più giovane doveva essere molto più ludico del mio attuale e credo che un po' lo sia rimasto. Mi piace però credere che quello sguardo e ciò che ne è seguito siano stati dovuti al fatto che stavolta sembrassi più pronto e consapevole di volerlo fare. Può darsi che invece siano state le circostanze, un po' complicate da qualche magagna per lui nei giorni precedenti, e che si trattasse quindi di solo desiderio di svago. Fatto sta che alla fine è successo. Non una settimana dopo, perché non siamo riusciti a procurarceli per tempo, ma nel mentre abbiamo fatto scorta e avuto un paio di assaggi della, ehm, flora locale. Ottima.
Sabato 26 aprile abbiamo tutto ciò che ci serve, e da qui inizia l'avventura.
Penso che un'ulteriore premessa sia necessaria. Io e M, con tutte le numerose differenze che ci distinguono, siamo due persone estremamente razionali. Appassionati di scienza e scienziati per lavoro, o meglio, ci proviamo. Come ho detto, M credo li prendesse e li abbia presi tuttora non riflettendo sul loro potenziale (come me fino a dopo aver fatto le esperienze stesse, dopotutto). Ciò che gli interessava erano gli effetti, ma soprattutto la lotta con la sostanza, per dimostrare di avere la capacità di tenerle testa. Lo capisco bene, ma per me, per la mia situazione e per ciò che ho vissuto, si tratta ora di una ricerca dentro la propria coscienza.
Non è quindi nella mia natura conferire un significato mistico nemmeno alle esperienze che più vi si prestano. Per me il mondo è un posto meraviglioso anche così, governato da tante leggi che ancora sfuggono alla nostra comprensione ma forse, all'origine di tutto, solo dal caso. E per me non serve pensare di avere una fortuna speciale ad essere senzienti, e di dover parlare col divino per capire il senso della nostra vita. Il senso della vita di qualsiasi essere è quello di essere al suo posto in ogni momento, fare ciò che serve per seguire le leggi che ci dà la Natura, seguire l'entropia, far progredire le specie, essere centrati sul proprio presente, mantenere questo pianeta un piccolo gioiello nell'universo, finché il Sole non diventerà una gigante rossa e lo inghiottirà. Questo è naturale per gli animali, le piante, i microorganismi, almeno per quanto ne sappiamo: non hanno una coscienza nel senso in cui la intendiamo noi, svolgono il loro ruolo per istinto, e perciò non possono sbagliare. Noi, evolvendoci, abbiamo fatto un passo in più, di cui possiamo godere il vantaggio ovvio della coscienza ma dobbiamo sopportare lo svantaggio più grande, nonché la fonte stessa del nostro progresso: l'enorme mole di domande che ne segue.
Penso sia per questo che molti di noi stanno male, non nel senso che devono lottare per sopravvivere, ma che si trovano a chiedersi che significato abbia. La capacità di non lasciarsi sovrastare da questa domanda è direttamente proporzionale alla serenità di un essere umano, so che naturalmente siamo molto più complessi di così, ma questa per me è una possibile verità. Non per nulla, l'ascesi è privazione di pensiero, non il contrario.
E' per questo, secondo me, che provando sentimenti di connessione con la natura come quelli procurati dagli psichedelici, la si percepisce come custode di una sapienza: lo è, il resto della Natura sa ancora come assolvere al suo compito serenamente. Noi no, abbiamo una coscienza, ed è anche molto ristretta, o sarebbe la nostra fine. Gli stati di meraviglia e stupore, di empatia e amore eccessivi devono essere rimossi, o saremmo succubi degli eventi. Alcune letture (non molto originali, vedrete), messe assieme, fanno pensare che davvero nella nostra mente vi sia una parte a cui non possiamo, per ora, accedere volontariamente. Lo sapevano Freud, Jung e Huxley. E tutti e tre hanno capito che in quella parte noi mettiamo tutto ciò che interferirebbe con la nostra sopravvivenza, ma forse per l'uomo moderno quello sgabuzzino sta iniziando a diventare angusto. Freud capì che è lì che seppelliamo i nostri eventi rimossi, quelli che ci farebbero male, per cui preferiamo metterli lì e lasciarli solo potenzialmente trapelare come un percolato, nei casi di nevrosi. Loro sono la cause dei bad trip, ci costringono a guardare anche quello che di nero c'è in noi e li combattiamo con le unghie e con i denti in quel mondo magico e psichedelico...un'esperienza mai provata ma ne ho letto resoconti stupendi, paurosa eppure così liberatoria ed illuminante allo stesso tempo. Jung comprese che c'è di più: ci sono dei contenuti arcaici, anzi archetipici, che caratterizzano molti dei nostri sogni. E io penso che siano questi contenuti che si fanno sentire nell'immensa ammirazione che si prova per la natura, il senso di appartenenza e comunione con essa, che ci fanno immaginare antichi rituali e scene tribali. Huxley volle strafars...ehm, strafare e dopo la sua prima esperienza con la mescalina decise che in quel ripostiglio ci stava qualcosa ancora: la nostra capacità di vedere la realtà in un modo pieno di stupore, una, due o mille diverse maniere di avere coscienza di sé stessi e del mondo. Le teorie di Freud e Jung, con tutte le dovute modifiche e successivi ritocchi, sono dimostrate ogni giorno dai risultati ottenibili con la psicanalisi, che non è una scienza esatta, eppure non me la sentirei mai di dire che non funzioni. Le teorie di Huxley non sono dimostrate solo dai fatti dell'esperienza psichedelica descritta da chi la prova, ma anche dai recenti studi sulla psilocibina, basati su brain imaging, portati avanti dall'Imperial College di Londra.
Insomma là dentro c'è un grande ammasso di esperienze personali, esperienze dell'umanità dalla sua origine ed esperienze che aspettano di essere liberate per la prima volta, tutte chiuse insieme. E la sostanza psichedelica è la chiave della porta di quel rispostiglio, la porta della percezione. E' un'espressione che ho sentito molte volte, ma solo ora inizio ad intravederne il significato, ed è magnetico e affascinante. Irresistibile.
Tutto questo per dire una cosa: io la penso così, la scienza mi basta e tutto questo, scienza, lo è. Non perché io (spero, almeno) sia arido, ma perché la scienza sa essere molto profonda, per me in maniera più che sufficiente da evitarmi di avere bisogno del misticismo, almeno per ora.
Primo Viaggio.
Dicevamo, è sabato 26 aprile, è una bellissima mattinata molto tiepida per la stagione e le giornate qua iniziano a diventare straordinariamente lunghe. Pranziamo, ognuno per conto suo, molto presto, un'insalata leggerissima e verso le 14.30 vado da M.
Casa sua è il setting ideale, è un appartamentino indipendente costruito in un complesso che sta in un grande parco, molto bello.
Sono sul vialetto principale per arrivare a casa sua dalla fermata del bus, ammiro il paesaggio...e a pochi metri da me compare un leprotto, che si ferma sul marciapiede mentre proseguo verso di lui. Dopo qualche secondo riparte, non posso fare a meno di pensare ad Alice nel Paese delle Meraviglie e mentre lui sparisce nei cespugli io proseguo, canticchiando "White Rabbit". Un po' cliché, lo so, ma che ci vuoi fare.
Arrivo da lui e ci dividiamo i tartufi secondo le dosi decise. Io prendo metà dei 15 g di Mexicana e mangio anche tre sclerozi di Tampanensis, masticati bene (bleurgh) e mandati giù con un succo tropicale. M prende 7.5 g di Mexicana e circa 7.5 di Tampanensis (pesa quasi 20 kg più di me ed è già familiare con le sostanze psichedeliche, penso che di meno gli sembrasse privo di senso). Rolliamo due canne per dopo, con un'erba decisamente atomica e usciamo di casa per fare un giro nel parco mentre gli effetti iniziano a manifestarsi.
Dopo una mezz'ora dall'assunzione arriviamo in un angolo di parco con un bel prato in mezzo a piccole casette, ognuna col suo giardino recintato. Ci sediamo sulle panchine di un tavolo da picnic e guardiamo i denti di leone e le margherite che sotto il sole sono molto belli. Belli davvero, forse un po' troppo: ci siamo. La prima fase è estremamente euforica, ridiamo per ogni nonnulla per cinque o dieci minuti, poi ci alziamo e proseguiamo il giro avviandoci verso casa; tolgo gli occhiali da sole (graduati) e ho una serie di piccole sorprese. La mia miopia - non molto forte in realtà - non c'è più, ci vedo ad alta definizione. E la mia abituale fotofobia, sparita anche lei. Il paesaggio è luminosissimo e colorato, ma è come se fosse la luce a non esserci. Proprio così, un paesaggio illuminato ma con la totale assenza della luce vera e propria, cosa che lasciava la bellezza intatta e miei occhi riposati. Tutto sembra lievemente azzurrino ora, e io mi sento altissimo, le mie mani sembrano distanti. M ha già dei visuals, le piante vibrano, ma devono essere i Tampanensis e la dose comunque più alta. Io vedo tutto uguale al solito e tutto diverso allo stesso tempo: percepisco il vialetto troppo sinuoso, le piante più maestose del solito, i colori più vividi, ma se cerco di concentrarmi per capire cosa sia veramente diverso non ci riesco, è la percezione che è cambiata.
--- Inciso…non scrivo mai, non l'ho mai fatto e non ne sono capace, ma così, con le cuffie nelle orecchie, ancora un po' storto mentre cerco di descrivere esperienze così toccanti, capisco il fascino che spinge coloro che lo fanno a compiere lo sforzo. Sì, è anche un po' una faticaccia per uno che non vi è tanto portato.
Ora comunque sto ascoltando Eddie Vedder.---
Noto queste cose camminando e nel frattempo arriviamo a casa, prendiamo un bel telo, una confezione di succo di frutta, qualcosa di dolce e i due joint e usciamo di nuovo a buttarci in un prato. Col senno di poi, eravamo a due metri da un vialetto dove poteva passare (e passava) un po' chiunque e probabilmente quando siamo arrivati iniziavamo a sembrare fatti come due cammelli, ma la cosa sul momento non ci interessava molto. Davanti a noi vedevamo un bel prato e delle casette un po' più in là.
Adesso mi sembra di vivere dentro un diorama ad alta definizione, i piani prospettici sembrano staccati tra loro. Il tutto è un po' fiabesco e un po' cartone animato, i colori sono molto caldi, con gli occhiali da sole diventa tutto un super HD. Il sole è tiepido, ci sono solo poche nuvolette bianche, gli uccellini cinguettano, insomma è il momento di farsi una canna. E' buona, più del solito, il fumo sembra leggerissimo da aspirare e i primi tiri ci rilassano molto. I seguenti, invece, scatenano il viaggio vero e proprio. Ci sdraiamo e chiudiamo gli occhi: l'ultima cosa che vedo è il bianco del telo e dopo aver chiuso gli occhi, essendo in pieno sole, percepisco ancora molta luce. Da questo parte il mio primo viaggio, sono su una superficie liscia e ondulata, bianca, immensa, immerso in una luce eterea, fluttuo in un posto senza spazio e senza tempo. Ci navigo per un po' e poi riesco a dire solo "è bellissimo". Riapro gli occhi. Meraviglia. Il cielo è quasi blu e ci sono piccole nubi batuffolose, i classici cumuli del bel tempo, ovviamente si distribuiscono su quote lievemente diverse. Il cielo improvvisamente diventa un oceano e io sto volando sopra la superficie terrestre, le nubi più basse sono in realtà la sommità di nubi osservate dall'alto. Quelle più alte, meno brillanti, sono isole e continenti. Viaggio così per un po', la sensazione è di una bellezza fuori dal comune, ma con un tono di solennità a cui non sono abituato nello stato di coscienza abituale, dove è qualcosa di riservato a situazioni studiate per essere suggestive, come sanno essere cerimonie religiose propriamente svolte, anche per un ateo come me.
Per un breve momento il cielo cambia e sembra un letto di popcorn giganteschi, e torno per un attimo lucido. Cerco di comunicare con M, ma probabilmente lui sta viaggiando più forte di me e il viaggio procede ad onde, ma visto che parliamo pochissimo siamo completamente fuori sincronia. Credo che sia qui che ci rialziamo seduti per un po' e approfittiamo del lato leggero che può avere un'esperienza del genere, giochiamo come due bambini scambiandoci gli occhiali da sole, sovrapponendoli, continuando a metterli e toglierli e stupendoci ogni volta di quanto tutto sia stupendo. Sicuramente è tempo buttato agli occhi di uno psiconauta serio, ma regalarsi qualche minuto da bambini può essere un bellissimo gesto per sé stessi.
Finiamo di fumare la seconda cannetta da dividerci e ci rilassiamo ancora un po' sdraiandoci. Giro la testa guardando da un lato un po' all'indietro e mi accoglie uno spettacolo meraviglioso: una enorme parete di nubi luminosissime e striate, non hanno nulla di minaccioso ma sono enormi. Non enormi per essere nubi, enormi nel senso che stavano lì nel sistema solare e la Terra andava loro incontro. Niente di preoccupante, anzi stupendo. Mi alzo seduto e le guardo: erano un piccolo banco di altocumuli, le classiche nuvolette del cielo a pecorelle, illuminate dalla luce del sole. In quel momento io e M comunichiamo meglio, le vede anche lui dopo il mio suggerimento e come me rimane basito nel riguardarle per il verso giusto e notare quanto piccole siano.
Le sensazioni sono bellissime, il tempo è espanso. E qui parte il primo vero viaggio fatto realmente insieme, perché ci viene voglia di chiacchierare. Su quant'è strano questo fatto della bellezza e dei tempi dilatati. Di solito quando ci si diverte, quando si sta bene, il tempo sembra correre più veloce. Stiamo eludendo una delle più note e verificate leggi del nostro cervello. M fa un po' fatica a seguirmi, perché lui deve avere una bella bottarella, io viaggio mentalmente ad onde ma riesco a tenere vivo il discorso e a farlo seguire anche a lui. Come sarebbe il mondo, la nostra vita, se tutto fosse identico a come è con la sola differenza che quando stiamo bene e ci divertiamo sembra anche durare tanto, sembra essere così pienamente soddisfacente come questa esperienza? E se in aggiunta a questo, quando viviamo momenti duri e difficili il tempo volasse e noi sapessimo che per quanto duro sembri sul momento, quando sarà passato l'avrà fatto in un batter d'occhio? Non credo che avremo mai risposta, siamo riusciti a seguire il discorso per un pezzo ma non eravamo nelle condizioni di inventarci anche una vera risposta. Credo che abbiamo comunque concluso che non sarebbe molto funzionale per la vita nel nostro mondo. Se ci si pensa, non è diverso da ciò che diceva Huxley: la nostra mente ha anche un "retro", dove risiedono percezioni della realtà molto diverse, ma disfunzionali perché ci renderebbero troppo vulnerabili. E le sostanze psichedeliche sono la chiave per la porta di questa stanza sempre chiusa, l'intensità e la profondità dipendono da quanto noi la esploriamo. Quel piccolo assaggio è abbastanza per capirlo, ma ora, con una differita di cinque mesi e mezzo. (Sì, la parte su Freud, Jung e Huxley più sopra l'ho aggiunta a posteriori, ma non mi va di cambiare questa frase.)
Gli alberi sono bellissimi, solenni, hanno un'aria forte e protettiva, fresca e luminosa, viste le foglie spuntate da poco. Quel prato con le casette in fondo non ci stufa mai, lo consumiamo. Le nuvole sopra di noi cambiano forma, come tutte le nubi, ma lo fanno quasi vibrando, come se fossero un proliferare di vita. Ormai sono passate le 17-17,30, la gente passa col materiale da bbq, qui si cena presto. Ad un certo punto sento una melodia, una voce femminile...sta cantando "Let it go", dal film animato "Frozen". Mi giro, una ragazza bionda cammina spensierata per il prato, volteggiando, cantando e portando il cane a spasso. "M, la vedi e la senti anche tu vero? Ah ecco, bene...".
Più o meno a questo punto ci alziamo, il sole tramonterà tra un bel po' ma in questa stagione rimane ancora basso sull'orizzonte. Ripassiamo da casa, mettiamo giù tutto, prendiamo qualcos'altro da bere, il succo di prima è finito insieme e una scatola di barrette di muesli. La merenda ha contribuito a smorzare un poco il viaggio, che durava da tre ore circa dalla salita; prendiamo anche un pacchetto di patatine fritte al bacon e giriamo ancora nel parco. Alla fine saliamo su una piccola collinetta, sarà alta meno di 10 metri, con una panchina in cima. Sgranocchiamo guardando il paesaggio piattissimo e quindi sconfinato se visto dall'alto, alla luce radente del sole che si abbassa. E' una fase riflessiva, viaggiamo ancora ad onde ma siamo molto più presenti a noi stessi, commentiamo la tenerezza di due bambine che simulano un té elegante sul tavolo da picnic poco lontano, sotto la collinetta. Gli effetti scemano, torniamo ancora una volta verso casa. Mangiamo voracemente cose che ci sembrano buonissime, beviamo una birretta e quando mi sento del tutto a posto, ormai è buio, rientro. Un cannino di hash e via a letto, dove i sogni somigliano molto ai trip regalati dai funghi poche ore prima, vanno ad onde, uno dopo l'altro, ma dormo bene e il giorno dopo mi sveglio come nuovo.
I racconti degli altri viaggi seguiranno, magari edito proprio questo primo post qua sopra man mano. E' anche la prima volta che produco qualcosa da "gonfio", e mi ci sono divertito veramente tanto. Grazie a chi ha avuto la pazienza di arrivare fino qui in fondo!
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Martedì 14 ottobre 2014
ore 20:25
Sono seduto in terrazza e aspetto l'arrivo di un altro temporale, sono felice per la mitezza di queste serate.
Non sono certo di riuscire a dare il giusto ordine cronologico agli eventi di questo secondo racconto.
Secondo viaggio.
E' sabato 12 maggio, data per cui io e M abbiamo pianificato il nostro secondo viaggio insieme. Venerdì pioveva, quindi non ci potremo godere il prato, perché non è uscito il sole nemmeno oggi e non potrà essere asciutto. Rimango - se ricordo bene - a digiuno dopo uno spuntino verso metà mattina; vado da M verso le 13 e ci spartiamo equamente tutti i Tampanensis rimasti, l'equivalente di circa 18.5 - 19 g a testa. Rolliamo quattro canne con un'erba buona ma più leggera di quella della prima volta e usciamo a fare un giro. La giornata è quasi fresca, il sole va e viene ma nel pomeriggio potrebbe peggiorare, lo sappiamo ma abbiamo deciso di provare anche questa.
Dopo una mezz'oretta dall'ingestione iniziamo a sentirci le mani sudate, a me sembra sempre che sudino anche i baffi! Gli effetti stanno per salire, ci sediamo ad un tavolo da picnic in una piccola radura circondata da cespugli coperti di fiori bianchi a cinque petali. Le nuvole sono molto varie nella forma e nelle sfumature già di loro, c'è da aspettarsi che daranno spettacolo.
Stiamo morendo di fame quindi ci spariamo un paio di snack, pensiamo che mangiarli dopo sarebbe più deleterio, visto che ormai gli effetti sono saliti: il tempo scorre in modo strano, erba e alberi iniziano a sembrare più vivi e luminosi. Ci sdraiamo sulle panchine e sopra di noi staziona uno stormo vorticoso di moscerini…inutile dire quanto questo catturi la nostra attenzione e generi le prime speculazioni un po' strane.
Decidiamo di passeggiare ancora un po', ci alziamo, le siepi che ci circondano sembrano enormi rispetto a noi, M ha le mani e piedi grandi come in un fumetto Disney. Giriamo un po' nel parco, perdendoci di continuo in strade che in realtà conosciamo benissimo. A questo punto, se ben ricordo, rientriamo a posare qualcosa, ad esempio la coperta che non ci serve, visto che i prati sono ancora bagnati. Usciamo subito, gli effetti si fanno sentire e abbiamo voglia di stare fuori, la differenza di dose si nota: io sto già viaggiando quasi come l'altra volta dopo aver fumato, e ancora non abbiamo toccato nulla. Camminare inizia a diventare un'esperienza degna di nota, piccole discese sembrano lunghissime e a strapiombo, il sentiero si incurva, i vialetti alberati trasudano magia. Arriviamo ad un bivio da cui il sentiero si divide e il ramo sinistro scende sinuosamente verso il prato dove ci siamo seduti all'inizio l'altra volta: in questo momento c'è un po' più di luce e sembra di essere in una fiaba, i bordi del vialetto sono affiancati da alberi di melo in fiore, i colori sono incredibilmente vividi. Giriamo tutto il parco almeno un paio di volte, non riusciamo a decidere quale sia il posto migliore per fermarci (un classico direi), alla fine ci viene in mente quella bella collinetta su cui siamo stati un po' di tempo l'altra volta. Dalla cima, seduti sulla panchina, si domina un bel panorama, e anche il prato sotto al fianco destro della collina è tutto costellato di meli in fiore. Alla base ci sono due dei soliti tavoli, uno proprio sotto i meli e uno di fronte alla panchina sulla sommità. Attraversiamo il prato bagnato e decidiamo di metterci su questo, praticamente siamo in piena vista in un punto del tutto sgombro da alberi, ma la cosa non ci disturba molto, in fondo che fastidio possiamo dare?
Il cielo ora è decisamente nuvoloso e la luce molto meno brillante, il che favorisce comunque un viaggio forse meno estroverso, in accordo con le "pietre filosofali" che abbiamo nello stomaco. Io fatico a rendermi conto di quanto la realtà sia distorta, quando M mi chiede cosa vedo tendo a rispondere che in fondo è tutto normale, eppure sto viaggiando discretamente…è chiaro che quel che dico ha poco senso, col senno di poi capirò quanto ora mi trovi già in un mondo completamente distorto.
Ci sembra il momento buono per una fumatina. Accendiamo e fumiamo con calma, come la scorsa volta il fumo sembra fresco e quasi balsamico, tutt'altro che irritante. Ad ogni tiro la sento salire, la sento, che pian piano si allea coi funghi e ne potenzia l'effetto, mi preparo a qualcosa di impegnativo. M finisce la canna, a me rimangono un paio di tiri ma per ora mi basta così, la lascio spegnere e mi predispongo ad affrontare ciò che mi spetta. I minuti che seguono saranno sicuramente i più intensi tra tutte le mie (per ora pochissime) esperienze psichedeliche e non. I viaggi della mente si fanno intensi e frequenti, vedo e sento tutto andare ad onde; è come se in realtà la mia percezione cambiasse completamente ad ogni "trip" e ogni trip durasse però solo un istante. Nulla è familiare e le onde le vedo e le sento con ogni parte di me. Sto provando una specie di mal di mare della coscienza.
Guardo M, che fluttua in qualche modo davanti a me, la mia parte lucida capisce che anche lui sta tirando di scherma con la sua mente, e lui d'altra parte comprende lo stesso per me. Io non mi preoccupo, so che lui è molto più esperto di me, a lui invece viene giusto in mente di chiedermi come va. "Come va?" "Eh, sto trippando di brutto." Proprio così, l'ho detto, e chissà con che tono e che voce. M mi prende in giro e io sono fiero della mia uscita tamarra, sono contento perché "non è da me" e anche questo ogni tanto ci vuole. Nel frattempo l'esperienza rimane intensa, ora mi sorprendo a riuscire a separare i pensieri della mia parte lucida dalle grida dei funghi, ma lì per lì è impossibile. Non credo di avvicinarmi nemmeno più di tanto a quello che potrebbe essere un bad trip, M molto premurosamente mi consiglia, col tono di uno spot pubblicitario, di dare una bella sorsata di succo…la cosa mi diverte nonostante non ci stia capendo proprio granché del mondo, in questo istante. In realtà penso che il problema sia proprio lui che mi parla in questo momento, perché mi costringe a concentrarmi per rispondere e lì i viaggi si gonfiano e scoppiano nel cervello come immense bolle di sapone, mentre un branco di scimmie suona i piatti. Ok, per un attimo quasi mi sfugge di mano, penso "calma, sono loro, è ovvio che il parco si sciolga, si muova e stia fermo allo stesso tempo, ti sei buttato giù quasi 20 g di tartufi e ti sei appena fatto un cannone. Va tutto bene, anzi goditela". Molto rassicurante. "Certo che ce la siamo anche cercata, 'sta stronzata!" dice M di colpo, ridendo. Molto meno rassicurante.
Il momento è stato intensissimo, non dico che l'ho acchiappata tutto ma potrei iniziare a rilassarmi. Naturalmente ora è il momento in cui si deve presentare l'imprevisto della giornata, sotto forma di due ragazzini in motorino, col quale attraversano il prato e parcheggiano a due metri da noi. Imparanoiarsi è un attimo, ecco hanno visto che stavamo fumando e vorranno chiederci qualcosa. Sembrano anche mediorientali, quindi ci parleranno in inglese ma con un accento incomprensibile. Perché stanno smanettando col motorino? Su venite a romperci le balle ora così poi stiamo in pace…e invece no. Vogliono solo salire sulla collina e bersi una birretta seduti sulla sommità, scendere e andarsene sgommando col loro scooter. Molto più ovvio, peccato che io riesca a convincermente giusto un paio di minuti dopo che sono già andati, sono un attimo stanchino dalla perigliosa navigazione di prima. M, molto giustamente, mi fa notare che magari sdraiarsi ci rilasserà del tutto. Mi sdraio e guardo in alto. Meraviglia, le nubi sono incredibili. E non è che lo diventino, lo sono, erano già così e io lo vedo solo ora, ma senza percepire alcuna trasformazione. Sono piene di vortici che si arricciano, ma soprattutto sono pieni di frattali stupendi. Esprimo la mia meraviglia ad alta voce e M ne è felice, ma credo che lui abbia molti meno visuals con le nubi che col resto. Naturalmente finora abbiamo parlato non poco, ma non sono proprio in grado di ricostruire granché, se non i momenti di interazione più salienti.
Questa è la fase in cui io sono pigro e M vuole andare in giro, ma visto che ho sottovalutato quanto freddo può venirmi in queste situazioni (anche solo fumando a volte), sto un po' congelando e mi accollo la camminata, che si rivela molto divertente. Io vedo tutto distorto ma nessun visual specifico, se tolgo gli occhiali da sole i colori sono diversi dal solito, ma sono graduati e forse non ho nemmeno dietro gli occhiali, ma poi se esce il sole…insomma me li tengo. M invece vede le piante come vive, vibrano, soprattutto un tipo di arbusti con le foglie striate (veramente) di rosso. Camminando gli stimoli esterni sono moltiplicati, perché ci muoviamo e il panorama cambia di continuo. La sensazione è sempre quella che ogni viaggio sia come una bolla di realtà che si gonfia ed esplode quando un'altra ti ha già inghiottito. Per chi l'ha visto è un po' come in "Waking life", che ho guardato proprio con M tre settimane prima.
Penso che potrebbe essere un viaggio incredibilmente introspettivo se fossimo fermi in un posto quieto e comodo, ma camminare lo rende la cosa più dinamica e proiettata verso l'esterno che si possa immaginare. Giriamo e ci perdiamo ancora, sempre nello stesso parco, chissà quante volte l'abbiamo girato e attraversato, pur non essendo piccolo. M propone di spingerci in una zona un po' boscosa che io non ho mai visto e mi lascio anche convincere (con che coraggio!), ma c'è da attraversare una strada. Qua il traffico non è esattamente intenso, nemmeno moderato, eppure le poche macchine che passano mi fanno una pessima impressione. Se sapessi di essere con qualcuno di lucido mi fiderei, forse la percezione errata è la mia, ma mi pare che M la faccia troppo facile. Cioè una strada a due corsie eh. E di fronte c'è un supermercato (proprio lì sì, tra un parco e dei boschetti) con gente che gira. Il mio entusiasmo è così scarso e la mia fiducia di arrivare vivi dall'altro lato così minima, che anche M si convince che non sia una buona idea e torniamo verso la collina, arrivando dal lato dei meli.
Quando arriviamo c'è un attimo di sole e sul momento non crediamo ai nostri occhi. Eravamo lì da soli non poi tantissimo prima, e ora un gruppo di ragazze vestite di tuniche bianche e leggere danzano tenendosi per mano intorno alla collina. "Ma…ci sono davvero anche queste?" "Eh sì". Compare poi una tizia con una videocamera, ok, stanno girando qualcosa, ma che impressione! Ce ne andiamo, non siamo proprio nelle condizioni migliori per avvicinarci e magari interagire, giriamo ancora e finiamo di nuovo lì dopo chissà quanto, ma non c'è più nessuno. Il momento in cui passo sotto i rami dei meli accanto al sentiero è incredibile e vale da solo tutta la fatica dell'esperienza: mentre passo mi sembra che formino un bellissimo arco fiorito e in quell'istante il mondo esplode in una specie di cartone animato, per un attimo pieno di personaggi di ogni sorta, accompagnati da una musica e da un chiasso che si addice a un luna park. Impossibile da descrivere a parole, almeno per me, potrei dire di aver assaggiato per un attimo non una realtà diversa dal solito, ma proprio tutta un'altra realtà, per quanto pervasa da un'atmosfera un po' frivola.
Il tempo sta peggiorando e decidiamo di sederci un po' sotto gli alberi, prima che si metta a piovere. Io ho sempre gli occhiali da sole, ma non fanno proprio il loro dovere: sono marroncini, dovrebbero dare colori caldi. Se li tolgo mi rendo conto che comunque il problema non è loro. Davanti a me o M e dietro di lui c'è il prato della collina. L'erba è direi sul grigio-blu, e io vedo M come una di quelle vecchie illustrazioni 3D da guardare con gli occhiali rossi e blu: circondato, appunto, da due specie di aloni sfalsati, rosso e blu. Lui mi vede come fatto da tanti strati di cartone sovrapposti che scorrono tra loro permettendomi di muovermi.
Inizia a piovere, il nostro viaggio dura da qualcosa che ci sembra un'eternità, ma in realtà sono da poco passate le 16 o qualcosa del genere, saranno due ore che viaggiamo. Rientriamo a casa e ci buttiamo sdraiati. La parte più potente degli effetti è passata, col senno di poi sarebbe il momento buono per un secondo cannone, ma non ci pensiamo e rimaniamo a contemplare la stanza. Questa parte è molto introspettiva, moltissimo, per un sacco di tempo non parliamo, ognuno di noi pensa alle sue cose, ma come ho detto la parte più potente è passata, la porta non è più spalancata come poteva essere prima. Meglio così, perché io non sono certo pronto per una cosa del genere.
La scanalatura che attraversa il soffitto diventa un arcobaleno e poi il soffitto stesso diventa di neve, "ne sono convinto, è di neve", dico a M cercando di persuaderlo. Ma come fa a essere di neve, il soffitto? E la parete? Ma è ovvio, noi stiamo volando a pancia in giù - eh sì, evidentemente volare mi piace- poco sopra il suolo innevato, è nevicato molto. E qualcuno ha costruito un igloo quadrato, ecco perché qui sotto c'è questa parete di neve.
Insomma, il tempo passa, vola e non scorre mai contemporaneamente, fatto sta che smette di piovere e M suggerisce che quasi quasi potremmo fare ancora un giretto. BAM! Come il mio cervello considera l'idea io sono partito, stiamo camminando per il parco, lo rivedo tutto, i sentieri perimetrali e quelli interni, non esattamente riprodotti ma insomma: in un secondo mi faccio mezz'ora di camminata nel parco senza muovermi dal letto su cui sono buttato. Cerco di spiegare la cosa a M, la trova divertente e ci mettiamo a disquisire (sì, anche stavolta) su come sia possibile ottenere delle percezioni del genere. E' il nostro flusso di pensieri che in quel secondo, grazie alla psilocibina, accelera così tanto da farci vivere in pochi istanti tempi lunghissimi come accade coi sogni? Oppure sono come dei flash di impressione la cui memoria viene poi costruita a posteriori, mentre cerchiamo di pensare cosa abbiamo vissuto durante quel brevissimo viaggio? Non lo sapremo mai, probabilmente nessuna delle due considerazioni partorite dalle menti, è il caso di dirlo, distorte di questi due simpatici fattoni.
Ci spariamo dei panini, seduti sul letto, nonostante abbiamo a disposizione tavolo, sedie e quant'altro. Ormai è passato un bel po' di tempo e la fase di discesa sarebbe iniziata, mangiare le dà una mano e il viaggio si attenua moltissimo. M dice che gli è passato tutto quanto di colpo con l'ultimo boccone, ma io capisco benissimo che vede e sente ancora tutto distorto, ma così meno intensamente di prima che gli sembra la norma. Basta uscire e chiacchierare un po' per rendersene conto. Ci sediamo vicino a un laghetto circondato da alberi e ci accendiamo le due canne che abbiamo preparato apposta per il relax della discesa. La pace che provo in questo momento è indescrivibile, fumo avidamente, ogni tiro mi fa stare meglio. Finisco fino all'ultimo millimetro anche quella di prima, me ne andrebbe un'altra ma dovrei sdrumare del fumo e decido di tenermela per la buonanotte.
Torniamo a casa, ci spariamo un paio di birre a testa, o meglio, io lascio a metà la seconda (sono da 8 gradi e io sono 65 kg per 1.78 m, gonfio e di ritorno da un viaggio nel retro della mente!), ceniamo e ci rilassiamo, ormai è buio (piove? Non piove? Ora non lo saprei dire), M mi accompagna alla fermata e lasceremo le considerazioni per i giorni a venire.
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Venerdì 24 ottobre 2014
ore 19:17
Avendone tempo e voglia, è il momento giusto per provare a finire questi resoconti. Stavolta sono un po' più sobrio, vediamo cosa viene fuori.
Terzo viaggio.
E' sabato 7 giugno 2014 e, nonostante l'intensità dell'ultimo viaggio, la voglia di sperimentare ancora è tornata, forse più forte di prima, il richiamo del mondo le cui porte vengono aperte dalla psilocibina è molto forte.
M ha già fatto la sua esperienza solitaria con 15 g di Mexicana presi da soli, per me quello sarà invece il quarto viaggio; io non ho più assunto psilocibina dal 12 maggio e sono impaziente di vedere cosa mi riserverà questa volta. Ieri ho affrontato un viaggio abbastanza lungo e stancante e stamattina, dopo una colazione leggera, io e M abbiamo dovuto sbrigare alcune commissioni prima del nostro viaggio, incluso fare la spesa per essere preparati al meglio, all'ora di pranzo sono parecchio affamato e mi sento anche un po' stanco. Stavolta abbiamo deciso di cambiare setting, saremo in un bel parco a circa dieci minuti di cammino da casa mia; dopo la spesa andiamo da me, prepariamo dei panini, mettiamo negli zaini una coperta, un cartone di succo e un po' di snack. Verso le 13-13.30 è l'ora di spartirci i tartufi: 7.5 g a testa di Mexicana e 7.5 g a testa di Pajaritos, questi lievemente più forti ma sempre di intensità bassa, quindi ci aspettiamo un viaggio tranquillo; rolliamo quattro canne e ci avviamo verso il parco.
La giornata è bella e ormai il verde degli alberi ha la classica ricchezza estiva, il parco verso cui siamo diretti ha anche delle zone boscose e una bella collina che domina piuttosto bene i dintorni; l'unico difetto è che il parco è in buona parte, in realtà, un campo da golf, ma non ci preoccupiamo troppo della cosa, perché siamo al limite della città e il parco finisce direttamente in campagna, in una zona priva di abitazioni. Una volta arrivati iniziamo ad esplorare, lo attraversiamo senza girare troppo e ci avventuriamo nella campagna adiacente, lungo un sentiero circondato da prati con l'erba molto alta. Ci rendiamo conto che sono un po' troppo selvaggi, la vegetazione è un po' troppo alta e ci sono anche dei piccoli stagni qua e là, non riusciamo a trovare il posto ideale per essere solo noi e la nostra mente, quindi decidiamo di tornare verso il parco, proprio mentre gli effetti salgono. Mentre le mani sembrano sempre più sudate e i colori iniziano a farsi più brillanti, troviamo un gruppo di piccole casette ai limiti del parco, dietro una sottile striscia di bosco, sembrano case dei personaggi delle fiabe, piccolissime e ciascuna con un giardinetto recintato pieno di fiori e camini per le grigliate.
Rientriamo nel parco e lo giriamo per bene, cercando un posto che non fosse proprio in mezzo al green, visto che non sarebbe carino farci insultare in una lingua sconosciuta proprio mentre siamo in uno stato di totale alterazione; io mi sento decisamente stanco e anche la fame non accenna a lasciarmi in pace, ma so che non è certo il momento migliore per mangiare. Troviamo una zona di prato libera, di fronte a un anfiteatro di pietra anch'esso coperto di erba, il tutto circondato da alberi. Anche se siamo vicini a un piccolo sentiero (tanto per cambiare) ci sembra il posto giusto e ci stendiamo. Gli effetti si sono fatti sentire abbastanza in fretta, gradisco molto sdraiarmi e stavolta sento che sarei a posto così, senza fumare, probabilmente la stanchezza e il digiuno fanno la loro parte e per qualche minuto mi limito a contemplare il cielo osservando i miei pensieri che si fanno più rapidi e sciolti. M si accende una canna e mi invita a fare qualche tiro, io ci penso su un pochino e penso che alla fine "perché no". La prendo da sdraiato, il primo tiro mi sembra la cosa più buona che abbia mai sentito, mi rilassa in pochi secondi. Penso che se questo è l'effetto riuscirò a fumare poco, e ho ragione. Faccio un paio di tiri di seguito, mentre guardo il cielo: dopo il terzo succede una cosa incredibile, la mia visione del mondo cambia completamente in un secondo, come se la mia mente avesse spalancato un occhio in più. Non voglio parlare di terzo occhio o cose del genere, proprio molto concretamente ciò che vedo è completamente diverso dal solito, anche se sempre uguale a prima, ed è accaduto in un istante, durante il quale ho sentito anche una musica che aveva qualcosa di strano, non direi celestiale ma è la parola che più vi si avvicina, come un delicato accordo di organo. Tengo la canna in mano ma si spegne e io non ci penso nemmeno più, M mi fa notare che potrei ripassargliela in modo che se la possa finire, cosa che fa con calma e godendosela molto. Mi guardo attorno, gli alberi sono maestosi e i colori lievemente alterati, per la prima volta vedo il prato respirare, percorso da delle onde. Non so per quanto stiamo sdraiati lì, ma è parecchio tempo ed è principalmente per mia volontà, sia perché il cielo come sempre mi incanta, sia perché sono davvero troppo stanco per pensare di andare in giro. Rivedo l'oceano, le isole e le nubi dall'alto della prima volta, approfitto della quiete per provare a pensare, ma i miei bisogni fisici mi tengono troppo ancorato al corpo, è quasi il contrario di un bad trip, nel senso che invece che far fatica a rimanere ancorato alla realtà che mi è famigliare, fatico a distaccarmene. La cosa peggiora quando mi rendo conto che M come sempre sta bevendo molto e io ho scordato la mia acqua, e so che avrò sete e sono così lucido, nella mia pur fortissima alterazione, che per metà del tempo penso a come potremmo organizzarci per tornare a casa, prendere quel che ci manca e tornare lì…impossibile. Tanto più che adesso sono veramente spalmato a terra e se anche solo vedessi il mio letto non credo mi muoverei più.
M mi propone di finirmi la cannetta per rilassarmi del tutto ma non c'è verso, sono troppo stanco e affamato e soprattutto so che se fumo mi viene facilmente sete e non voglio rimanere senza nulla da bere dopo. Tuttavia, vederlo rilassato e non preoccupato da tutte le cose a cui penso mi aiuta e decido di provare a lasciare andare, in fondo se servirà muoverci potremo sempre farlo dopo e sicuramente saremo messi meglio, visto che ora siamo nel picco. Guardo il cielo e sgombro la mente, lascio che la psilocibina sleghi i nessi tra tutte le mie preoccupazioni, fame, sete, sonno spariscono e il viaggio si fa profondo, profondissimo. Se lasciassi andare del tutto diventerebbe una di quelle esperienze che fanno capire la potenza di questa sostanza, ne sono sicuro, nonostante il dosaggio di per sé non fosse alto. La mia visione si concentra sempre di più sulle nubi, invece dei frattali stavolta le vedo brulicare di vita e ad un certo punto assumono una struttura a nido d'ape, che mi sembra bella e ovvia, giusta. Non distolgo lo sguardo e lascio che i pensieri siano guidati da ciò che vedo, sto veramente viaggiando lontano senza allo stesso tempo riflettere su nulla di profondo, mi basta ciò che ho attorno. Purtroppo è chiaro che non sono pronto per spingermi così a fondo, nel momento in cui in una nube compare una figura caleidoscopica rotante, dall'aria geometrica e tutt'altro che naturale (e curiosamente in bianco e nero), sebbene non sia nulla di spettacolare rispetto ad altre percezioni che ho già sperimentato, qualcosa mi colpisce al punto da scuotermi, perché mi fa capire dove sto arrivando. Non so spiegare meglio questo istante, è come se quella figura fosse l'avviso che sto varcando una soglia e senza nemmeno volerlo torno nel nostro mondo, o meglio, in questa sua versione un po' più psichedelica.
Nei viaggi precedenti ho manifestato una certa ossessione, proporzionale alla potenza del viaggio, a sapere dove mi trovo esattamente e che ore siano; ora però non so quanto tempo è passato da quando siamo qui, in quasi totale silenzio e profonda introspezione, ma M cerca insistentemente di convincermi ad alzarmi, vuole vedere com'è camminare per questo nuovo parco. Per una mezz'ora gli chiedo di rimandare, ma poi mi lascio convincere volentieri e ci alziamo, non senza vacillare un pochino.
--- continuo il 25 ottobre, ore 16.15 ---
Ci incamminiamo e "guido" io, M non ha un senso dell'orientamento particolarmente buono, specie sotto allucinogeni; attraversiamo una parte del parco, che come al solito sembra molto più fiabesco che in realtà, tagliando direttamente il green e propongo di salire in cima alla piccola collina. La strada che la costeggia sembra lunghissima e io vedo solo quella, non ho più in mente la collina, il panorama eccetera, c'è solo la strada e il pendio accanto che sembra uno strapiombo, nonostante sia solo la collinetta di un parco. Arrivati in cima, un nuovo strano personaggio ci accoglie. Ne darò la descrizione per ciò che ho visto io, che in questo caso è stato curiosamente diverso da ciò che è apparso a M. In cima alla salita c'è uno spiazzo di terra battuta, con in mezzo un ceppo rimasto dal taglio di un albero; seduto su questo c'è un uomo mulatto, vestito in maniera semplice ma che ricorda un po' un cow-boy per via del gilet e del cappello, che suona la chitarra. La melodia è molto dolce, lui ha occhi chiari e sereni, che accompagna con un sorriso mentre ci segue con lo sguardo intanto che passiamo. Sorridiamo anche noi, ma non abbiamo il coraggio di dire niente, siamo decisamente troppo distaccati dalla realtà per avere una conversazione. La cosa che più mi stupisce era lo sguardo consapevole di ciò che stavamo provando e il sorriso che sembrava complice e pieno di approvazione; lo stesso atteggiamento mi pare l'abbia colto M, solo che per lui il suo aspetto era leggermente luciferino e la musica più sensuale e maliziosa, un personaggio positivo ma in due modi totalmente opposti. Credo che M vedesse anche dei colori diversi dai miei, per quel che ho potuto capire.
Scendiamo e seguiamo il sentiero, che attraversa un piccolo pezzo di bosco, uno dei luoghi più magici che ci sembra di aver attraversato, sebbene siano in realtà solo poche decine di metri e si tratti semplicemente di un boschetto di un parco alla periferia di una città. Siamo così catturati dall'esperienza che arrivati in fondo non dobbiamo nemmeno discuterne e decidiamo di ripercorrere quel tratto per riviverne la magia.
Pian piano torniamo verso il punto in cui eravamo sdraiati prima e ci buttiamo di nuovo giù; ormai il viaggio dura da un po' e pensiamo sia ora di fare uno spuntino, idea che accolgo con felicità, forse recuperando energie mi godrò il resto del viaggio ancora di più. Osservo M e mi rendo conto che la sua barba e i suoi capelli sono fucsia, tutti gli altri colori sono più vividi ma normali in questo momento, trovo la cosa divertente, soprattutto perché per quanto mi muova e avvicini lo sguardo vedo come se fossero fucsia sul serio.
Qui faccio un errore e scelgo l'unico panino che contiene un roast beef che abbiamo preso perché piace a M, ma non a me, ma in un momento del genere il mio interesse per il cibo è veramente nullo; in più stare sdraiato mi toglie di nuovo le forze. Masticare è un'impresa, il movimento ripetitivo della mandibola mi risuona in testa e il ciclo masticatorio praticamente ora guida i miei pensieri e i viaggi mentali; l'idea di deglutire è del tutto superflua, mi rendo conto che praticamente non so più farlo, se fosse per me, una volta finito di masticare, sputerei tutto. Riesco a deglutire solo buttando giù una sorsata di succo e impiego circa mezz'ora a mangiare mezzo tramezzino! M non sembra avere i miei problemi e, dopo essersi saziato, si accende il suo secondo cannone, insistendo perché io mangi un altro panino, possibilmente uno che mi piaccia in modo che mi risulti più semplice. Non ha affatto torto, il secondo va giù che è un piacere e le forze tornano sul serio, insieme al desiderio di farmi anche io una fumatina. Decidiamo di approfittare delle ritrovate energie e camminare ancora, adesso il panorama è di una bellezza mozzafiato, quasi commovente, questa vista da sola varrebbe tutta la fatica del viaggio (perché riposante non è certo un aggettivo adeguato, specie per questo in particolare). Non resisto più e mi accendo una cannetta, per me è la prima, ho solo fatto tre tiri da quella che M mi ha passato all'inizio; lui dal canto suo me ne scrocca tre o quattro ora ma si sente ormai a posto. Tuttavia la stanchezza si fa sentire, vogliamo iniziare ad avviarci a casa quindi lascio che si spenga a metà e me la tengo per dopo.
Uscire dal parco e riemergere in mezzo alle casette della periferia fa un effetto stranissimo, ma soprattutto i dieci minuti di strada che ci separano da casa mia sembrano non finire mai: la strada è lunghissima davanti a noi, non ne vediamo la fine e ogni piccola pendenza, ogni dosso, ci mostrano curvature ancora innaturali ed esacerbate.
Sembra che tutto fili liscio, ma sarebbe troppo bello. Al contrario di M, io sono finito ad abitare in un posto dove è molto più facile stringere amicizia e, proprio mentre sto per aprire la porta, ci si para davanti una ragazza tedesca che ormai conosco abbastanza bene. Già chiacchierona di suo, sembra particolarmente desiderosa di conversare, ovviamente in inglese, in piedi sotto il sole. Per fortuna non ho finito quella canna prima. Non so come, riesco a sostenere una conversazione quasi decente, ma lei non vede l'ora di sapere tutto sul mio amico e vuole saperlo da lui. M è in uno stato pietoso, la guarda con disperazione, la testa un po' storta e due occhiaie incredibili, mentre ciondola con la mano gli occhiali da sole, che farebbe molto meglio a tenere indosso. "Scusa, ci siamo appena fatti una canna e vorremmo davvero entrare e risposarci un po'", è tutto ciò che lui riesce a dirle. Eroe. Siamo liberi.
Il resto del pomeriggio passa con la discesa del viaggio e noi buttati malamente a letto per ripigliarci: io finisco la canna di prima, accendo la seconda e dopo che M va via, non tanto più tardi, mangio l'ultimo panino che è avanzato e me ne rullo una terza con smania incredibile, prima di rilassarmi al punto tale che non ho praticamente più alcun ricordo.