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alberi luminescenti

rango

Sale drogué·e
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2 Fev 2012
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catullo a dit:
Beh, tenendo conto che già solo il mais che mangiamo è quasi tutto ogm, non credo di aver capito il discorso suolo o.o


Mia opinione: per il mais è vero Catullo; è un discorso un pò lungo e ci sono tanti fattori da considerare, ma in sintesi io penso che l'introduzione massiccia di sementi OGM porterebbe alla scomparsa delle colture tradizionali/varietà antiche - che con parecchia fatica si stanno riscoprendo (parlo al pubblico medio) - e ad una perdita di competitività per la nostra agricoltura. E non credo che si possa introdurre "solo un pò" di OGM...
Non abbiamo le superfici americane/canadesi/sudamericane, o anche di paesi più vicini come l'Ucraina, quindi avremo grosse difficoltà a competere a parità di prodotto. Non ha molto senso coltivare lo stesso mais/soia transgenica che utilizzano negli Stati uniti, l'industria alimentare italiana si rifonirebbe (e purtroppo si rifornisce già ora) all'estero (es. Barilla, ma anche per il riso è la stessa cosa).
A mio parere se la nostra agricoltura vuole sopravvivere deve differenziarsi dal resto del mondo, puntare sulla miriade di produzioni locali che tra l'altro ci richiedono dall'estero. Questo non significa chiudersi a riccio, per es. sugli incroci tradizionali.
Abbiamo tutto per differenziarci, una posizione geografica che ci avvantaggia (pensa solo all'influenza nell'aria dei mari che ci circondano - casi com l'ILVA a parte ;) ), una quantità di prodotti tipici locali che non ha eguali tra le altre nazioni

Certo, se senti gli agricoltori il 70% è favorevole agli ogm (ho letto recentemente un sondaggio tra gli iscritti CIA e Coldiretti, associazioni tra l'altro contrarie all'utilizzo di OGM), ma l'agricolotre medio oggi pensa in termini di puro guadagno economico, e pensare di risparmiare su concimi e diserbanti gli sembra un sogno...invece pagare sempre di più le sementi e poi rimanere legati sempre di più con le aziende che glieli vendono...per poi magari dovere cambiare tutto perchè si è scoperta un'allergia su vasta scala per quel prodotto...

poi ci sarebbe da discurete su tanti altri fattori legati agli Ogm...cito da wiki alcuni punti riassuntivi:
Rischi ambientali:


  • Cambiamenti nell'interazione tra pianta e ambiente biotico:
    • Persistenza e invasività
    • Vantaggi o svantaggi selettivi
    • Trasferimento di geni
    • Interazioni con organismi target (esempio induzione di resistenza negli insetti infestanti cui le piante sono resistenti)
    • Interazioni con organismi non-target (esempio effetti su api e altri insetti non infestanti, con conseguenze sulla biodiversità)
    • Interazioni con l'ecosistema del suolo con conseguenti effetti biogeochimici
  • Cambiamenti nell'interazione tra pianta e ambiente abiotico:
    • Alterazioni nelle emissioni di gas serra
    • Alterazioni nella sensibilità ad effetti climatici
    • Alterazioni nella sensibilità a fattori abiotici del suolo (salinità, minerali...)
Rischi per la salute umana o animale:

 

catullo

Holofractale de l'hypervérité
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11 Sept 2012
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dunque...il discorso economico ogm, è che sono molto convenienti, ma spesso sono sterili, e i semi sono gestiti da UNA multinazionale di cui non ricordo il nome...
per quanto riguarda le produzioni locali, non ci credo che riescano a fruttare tanto, anche perchè non credo che il casu marzu sardo sia tanto richiesto all'estero, così come nient'altro...l'italia on produce niente di buono in questo momento, e terreni per le coltivazioni...beh, quei pochi che abbiamo io li destinerei a vigne, uliveti e agrumi, come si fa già in gran parte
per gli altri effetti di wikipedia (come è ovvio dato che si tratta di wikipedia) sono cose assolutamente ovvie...
la persistenza ce l'hai ovviamente, dato che pè una pianta nata per essere più resistente
vantaggi o svantaggi dipendono dalla prima
il trasferimento di geni si ha in riproduzione quando le piante non sono sterili, non tra pianta e uomo...non è che quando mangio agnello divento anche un po' pecora (sgarbi sarebbe contrario)
non ho capito cosa intende con le interazioni, dato che se mi nutro di ogm non divento più resistente...al massimo posso xcapire il discorso api se le piante non fioriscono
alterazioni gas serra...lì non ne ho la minima idea...tutte le piante emettono gas, oltre a ossigeno e diossido di carbonio...gas o sostanze volatili come oli essenziali, lì bisogna vedere nello specifico cosa salta fuori da quelle piante, SE salta fuori qualcosa di diverso, che no è detto
lo stesso vale agli altri due discorsi
ecco, gli effetti tossicologici sono già più interessanti, ma anche in questo caso wikipedia è la bibbia di un ipocondriaco...il problema è capire che proteine sono, se no non ci vuole niente: isoli le proteine e testi!
gli altri 3 son cagate che fanno da pagliativo per renderli cattivi


senza dubbio ritengo che gli ogm richiedano di altra ricerca e sperimentazione, ma io li trovo cosa buona...oltretutto io li trovo utili per la sintesi di una data molecola: premettendo che non sappiamo cosa tiri fuori ogni gene del dna, riuscendo a riscrivere un gene che sappiamo codifichi per una data proteina, la cosa sarebbe bellissima!
 

rango

Sale drogué·e
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2 Fev 2012
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dunque...il discorso economico ogm, è che sono molto convenienti, ma spesso sono sterili, e i semi sono gestiti da UNA multinazionale di cui non ricordo il nome...

...non è poco! Le principali aziende che hannoo i brevetti sulle sementi sono: Bayer, Monsanto, Novartis e Syngenta

Cito dal un servizio di Report andato in onda qualche sttimana fa:

Per fare un seme ci vuole un frutto? Al giorno d'oggi sarebbe meglio dire che per fare un seme occorrono un laboratorio e un brevetto. Se chi controlla il cibo controlla i popoli, per avere il potere sulla produzione alimentare, bisogna partire dal primo anello, cioè dai semi. Tutto ha avuto inizio nel 1994, quando a Marrakesh i Paesi dell'Organizzazione Mondiale del Commercio, su spinta degli Stati Uniti, si riunirono con l'intento di trovare una strategia per brevettare gli esseri viventi, semi compresi - la base dell'agricoltura e dell'alimentazione. I semi dovrebbero sempre essere a disposizione dei contadini, che hanno il diritto di scambiarli liberamente tra loro, oppure acquistarli senza problemi, nel caso non dovessero averne a disposizione a sufficienza. Il risultato dell'accordo ha portato ad un vero e proprio copyright sulle sementi e sulle piante.


per quanto riguarda le produzioni locali, non ci credo che riescano a fruttare tanto, anche perchè non credo che il casu marzu sardo sia tanto richiesto all'estero, così come nient'altro...l'italia on produce niente di buono in questo momento, e terreni per le coltivazioni...beh, quei pochi che abbiamo io li destinerei a vigne, uliveti e agrumi, come si fa già in gran parte

rimango dell'idea che con la superficie agricola italiana coltivare sementi ogm uguali in tutto il mondo non ci porterà da nessuna parte, e parlo solo a livello economico....vero molte varietà non sono conosciute e non sono richieste...ma si potrebbe cercare di valorizzarle e incentivarle...
Guarda cosa succede in Trentino:

Da una zucchina ibrida non sarà possibile ricavare semi fertili utilizzabili per ottenere un nuovo raccolto. I brevetti si estendono ai mangimi destinati agli animali da allevamento. Mais e soia Ogm, tra i loro ingredienti principali, sono un brevetto delle multinazionali biotech. E accanto ai brevetti non mancano i marchi registrati per la commercializzazione, come per le mele. Così non troviamo più le "mele di una volta", ma una serie di frutti omologati.
E' così che le famose mele della valle dell'Adige diventano proprietà di veri e propri "club di filiera". Dunque, se un agricoltore vuole coltivare una mela Pink Lady - varietà brevettata - e costretto ad acquistare piante che costano il doppio rispetto alle varietà tradizionali. I contadini non potranno né riprodurre le piante di mele né vendere i frutti in modo autonomo. I coltivatori di mele devono rispettare le indicazioni di chi detiene i brevetti e, se ciò non avviene, le piante devono essere estirpate. A raccontarlo sono le voci degli stessi coltivatori coinvolti nel business delle mele brevettate. Ma i melicoltori non guadagnano nulla, se non quanto occorre per sopravvivere, in una sorta di rinnovata mezzadria.



non ho capito cosa intende con le interazioni, dato che se mi nutro di ogm non divento più resistente...al massimo posso xcapire il discorso api se le piante non fioriscono

Per l'Interazioni con organismi target:

Fonte: Treccani Una notevole preoccupazione che riguarda l'uso dei geni codificanti tossine, o di ogni altro gene, per controllare gli insetti infestanti, è la probabile comparsa di insetti che possono neutralizzare o tollerare questi veleni. L'esperienza acquisita con le varietà di piante coltivate, ottenute con le tecniche classiche di miglioramento genetico tramite incrocio, ha mostrato che la resistenza basata su di un singolo gene non è di lunga durata e viene meno dopo 4 ÷ 8 anni, per la comparsa di insetti tolleranti. La resistenza crea, infatti, una fortissima pressione selettiva a cui gli insetti rispondono evolvendosi. Per esempio, è stato scoperto che la resistenza alla tossina di Bt può insorgere da modificazioni nelle molecole che legano la tossina alla superficie delle cellule epiteliali del tratto digerente della larva. Esperimenti di selezione con una sola tossina mostrano che gli insetti possono evolvere resistenza ad ampio spettro contro più tossine di Bt. In uno studio recente, è stato dimostrato che in Heliothis virescens la normale frequenza di alleli conferenti resistenza alle tossine di Bt è approssimativamente 10-³: si pensa, quindi, che sotto forte pressione selettiva tale resistenza evolva rapidamente.
Sono state proposte diverse strategie per ovviare al problema della comparsa di insetti resistenti in seguito al trasferimento di geni nelle piante transgeniche. Una è la creazione di 'rifugi', cioè piccole parti del campo, coltivate con piante non transgeniche, in cui gli insetti possano trovare rifugio, in modo da ridurre la pressione selettiva dovuta alle piante transgeniche resistenti. Un'altra strategia consiste nella miscelazione dei semi transgenici con una piccola percentuale di semi non trasformati, in modo da avere in ogni coltivazione un certo numero di piante suscettibili all'attacco degli insetti. Tuttavia, non esiste nessuna prova che queste strategie funzionino e, in effetti, è stata già ottenuta qualche prova della loro scarsa efficacia, specialmente con gli insetti che si muovono da una pianta all'altra. Una strategia per ottenere resistenza duratura agli insetti infestanti consiste nel trasferire alla stessa pianta diversi geni, codificanti diverse proteine, ciascuna delle quali conferisce resistenza grazie a un meccanismo differente da quello delle altre. Una strategia alternativa è quella di adottare i principi della lotta integrata, tentando di ridurre la popolazione di insetti nocivi al di sotto del livello minimo di danno economico, senza, tuttavia, eliminarla del tutto; a tal fine si possono mescolare semi transgenici e non, con una percentuale di non transgenici piuttosto elevata, fino al 50% a seconda del particolare insetto. È poco probabile, però, che gli agricoltori adottino una simile strategia se non vi sono obbligati da appositi atti legislativi.


mi fermo qui, scrivo dopo. Catullo sembra che io abbia la verità in tasca, ma non è così, mi piace discutere su questo tema :)
 

Abej^a G.

Holofractale de l'hypervérité
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riprendo Kissinger:

-per controllare tutte le nazioni è necessario controllare l'energia
-per controllare i popoli è necessario controllare le risorse alimentari
-per controllare il mondo è necessario controllare il settore finanziario

tecnologia finanza informazione il pappo....
...son cose serie, questi lo fanno veramente, lo stanno già facendo, e da tempo, e tra uno scambio di favore e l'altro c'hanno ficcato sti ogm (anche se gli alberi che illuminano una strada è bella come cosa, è romantica, ma a questo punto, visto che esistono già i funghi, mettiamoli ovunque e in miliardi!!!!)
 

rango

Sale drogué·e
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Fonte: BenbrookEnvironmental Sciences Europe 2012 - Environmental Sciences Europe | Full text | Impacts of genetically engineered crops on pesticide use in the U.S. -- the first sixteen years

Impacts of genetically engineered crops on pesticide use in the U.S. – the first sixteen years
Charles M Benbrook


Uno studio apparso di recente su Environmental Sciences Europe, a firma di Charles M. Benbrook, svela che l’uso di colture OGM ha portato negli USA ad un aumento nell’utilizzo dei pesticidi. Dopo sedici anni di massiccia diffusione di mais, soia e cotone OGM , l’impiego di pesticidi è aumentato di 183 kt (+7%).

Le multinazionali biotech avevano garantito che l’impiego di OGM avrebbe ridotto l’uso, rispettivamente, di diserbanti e di insetticidi: e così in effetti è stato dal 1996 (data dell’immissione sul mercato delle prime colture OGM) fino al 2001, secondo lo studio. Infatti dopo una modesta riduzione nell’uso di pesticidi nei primi anni di diffusione degli OGM, il loro impiego è tornato a salire; l’uso predominante di un solo erbicida – il glifosato- ha portato ad una forte pressione selettiva che ha dato origine ad almeno 22 piante infestanti.

L’aumento nell’utilizzo dei pesticidi moltiplica i rischi ambientali: i ricercatori segnalano una maggiore vulnerabilità agli agenti patogeni, una minore disponibilità di minerali e micronutrienti, una minore efficienza nell’uso dell’acqua ed una netta riduzione delle specie di insetti e uccelli nelle campagne.

Crescono anche i rischi per la salute umana. Il contatto con gli erbicidi può avvenire attraverso il cibo, l’aria e l’acqua. Negli stati agricoli del Mississipi e Iowa campioni di acqua e aria contenevano glifosato nel 70-100% dei casi.

Lo studio pubblicato da M. Benbrook prende in esame le 3 colture più diffuse negli Usa (cotone, soia, mais), la relativa gamma di OGM resistenti ai diserbanti o in grado di produrre insetticidi, la quantità di diserbanti ed insetticidi usati anno dopo anno dagli agricoltori americani. La prestazione peggiore è quella della soia OGM, resistente ai diserbanti. Hanno dato invece migliori risultati alcune colture in grado di produrre tossine insetticide: in effetti, l’impiego degli insetticidi è lievemente diminuito.

Secondo l’autore, però, neanche l’impiego di OGM resistenti a diserbanti come il 4,3-D, che sono ancor più potenti di quelli, tipo il Roundup, ora comunemente abbinati alle colture geneticamente modificate, non consentirà di risolvere la crisi. Si produrrà, infatti, lo stesso meccanismo e dosi maggiori di veleni saranno sparse sui campi e nell’ambiente.
 

rango

Sale drogué·e
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Adesso dovremmo cambiare il titolo del thread in "OGM" :\\


Nuovo allarme OGM: il mais geneticamente modificato uccide le farfalle


Con l’ormai nota espressione Organismi Geneticamente Modificati (OGM) si intendono quegli organismi il cui genoma sia stato modificato grazie alle moderne tecniche di ingegneria genetica.
Non sono invece considerati tali, ovviamente, quegli organismi il cui patrimonio genetico venga modificato a seguito di processi naturali spontanei o, comunque, indotti dall’uomo con altre tecniche.

Farfalla_monarca-1-e1332520809253-400x250.jpg


L’ingegneria genetica, per rendere certe colture più resistenti agli attacchi di batteri e malattie, lavora sulla modificazione delle proteine, dal momento che gli stessi geni contengono il ‘codice’ per la loro produzione: ecco, quindi, come vengono creati, ad esempio, il Mais Bt-176, resistente all’attacco della temibile farfalla Piralide, la soia GTS 40-3-2, tollerante agli erbicidi che sterminano le piante infestanti, o, ancora, la patata Amflora, modificata geneticamente per poter produrre solo amilopectina, addensante prezioso per numerose applicazioni industriali, e così via.


Anche le conseguenze per l’ambiente non sono da sottovalutare: l’impiego di colture geneticamente modificate, infatti, può indurre un inquinamento ambientale incontrollabile, dal momento che, una volta introdotte nell’ambiente, esse non sono più eliminabili, poiché vanno ad integrarsi con la flora e la fauna ‘tradizionali’, grazie all’impollinazione. Inoltre, non è prevedibile il loro effetto nemmeno sugli insetti ‘utili’.


Un recente studio della University del Minnesota e della Iowa State University ha infatti dimostrato come, tra il 1999 e il 2010, nello stesso arco di tempo in cui le colture OGM hanno preso piede e invaso l’agricoltura nord americana, il numero di uova delle belle e colorate Farfalle Monarca (Danaus plexippus) in tutto il Midwest sia diminuito di circa l’81%.

Un dato allarmante, se si pensa alle ragioni di questo sterminio: le grandi aziende agricole come la Monsanto, per citarne una tra le più importanti, sono riuscite a far passare gli agricoltori locali alla coltivazione intensiva di soia e mais geneticamente modificati per resistere ai diserbanti e pesticidi che, di conseguenza, sono impiegati in dosi massicce per uccidere quelle erbacce, tra cui l’euforbia, il cui polline è fondamentale per la sopravvivenza di questa meravigliosa creatura alata.


Un’idea lanciata dagli ammiratori di questa farfalla, nell’ottica di un aiuto concreto per la sua sopravvivenza, potrebbe essere, ad esempio, quella di rinfoltire la presenza di piante gradite alle farfalle impollinatrici piantandone di nuove nei pascoli, nei giardini e perfino ai bordi delle strade.
E pensare, amara ironia della sorte, che la Farfalla Monarca è stata nominata, nel 1989, “insetto nazionale” degli Stati Uniti d’America e del Canada…
 

Abej^a G.

Holofractale de l'hypervérité
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rango a dit:
Farfalla_monarca-1-e1332520809253-400x250.jpg


resistente all’attacco della temibile farfalla Piralide

la temibile!!!!!!!!
porelle, se dice bene campano un mese (poche) (e poche poche poche un anno)........

chissà come si ribellerà la Terra......
 

catullo

Holofractale de l'hypervérité
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Ah, errore mio, ho controllato su internet, e a quanto pare la sterilità è più una credenza.popolare...questo inneffetti complica parecchio le cose...si dovrebbero litare gli ogm alle colture al chiuso, in questo modo si limiterebbe, ma in effetti è tardi...cazz
 

rango

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forse è troppo tardi...

Spesso gli OGM vengono affrontati unicamente da un punto di vista scientifico, mentre le loro implicazioni sono soprattutto economiche, politiche e sociali.
 

Abej^a G.

Holofractale de l'hypervérité
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sugli ogm, notizia fresca fresca:

"FORMALIZZATO ACCORDO UE SU LIBERTÀ COLTIVAZIONE - E' stato formalizzato l'accordo politico Ue raggiunto dai ministri dell'ambiente dei 28 a giugno che dà agli stati membri la libertà di scelta sulla coltivazione o meno degli ogm sul territorio nazionale. Il Consiglio affari generali ha infatti adottato la sua posizione in prima lettura sulla proposta di direttiva sugli ogm che la Commissione Ue aveva presentato nel 2010 e già passata dal Parlamento europeo. Ora la palla passa alla presidenza italiana di turno dell'Ue, che dovrà cominciare a inizio autunno i negoziati con il nuovo Europarlamento."

http://www.ansa.it/europa/notizie/r...one_447b7630-c2e7-43e7-876f-cef60a3cd604.html
 

rango

Sale drogué·e
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io penso sia una (vecchia) nuova strategia, permettere ad alcuni stati membri di coltivare sementi OGM, e poi, dopo qualche anno, fare leva sul fatto che le nazioni vicine già le coltivano e quindi......
D'altronde cos'è il Parlamento Europero se non un gigantesco centro lobbystico:

Europa: le lobby a Bruxelles lavorano nell'ombra

La maggior parte delle attività di lobby, a Bruxelles, viene svolta nell’ombra. La mancanza di trasparenza è all’ordine del giorno, nonostante dal 2011 esista proprio un Registro per la trasparenza, istituito dalla Commissione e dal Parlamento europeo. Tutte le lobby si sono iscritte? Macché, la presenza sul librone dei gruppi di pressione non è neanche obbligatoria. Facile immaginare come qualcuno abbia più interesse ad agire senza comparire in nessun elenco, arrivando a pagare lobbisti senior fino a mille euro all’ora.


Il 30 per cento delle organizzazioni presenti a Bruxelles non è iscritto nel Registro della trasparenza. A marzo 2014 solo 6.370 tra organizzazioni, aziende, sindacati e think tank hanno deciso di comparire negli elenchi ufficiali. “All’appello manca almeno il 30 per cento del totale e quelli iscritti spesso cercano solo fondi”, ha precisato in più occasioni Alliance for lobbying and ethics regulation (Alter Eu), l’associazione che riunisce oltre 200 organizzazioni della società civile e dei sindacati e che si batte da anni per ottenere un regolamento più severo riguardo le lobby. Basti prendere ad esempio gli Stati Uniti: dagli anni ’90 l’iscrizione al registro delle lobby è obbligatoria. Lasciamo perdere l’Italia dove una legge che regolamenti queste delicate negoziazioni è ancora paludata nel vaglio del Parlamento.


“La Commissione europea dovrebbe modificare l’attuale articolo 352 del Trattato sul funzionamento dell’Ue”, si legge in una lettera inviata al presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz, da Rainer Wieland, eurodeputato tedesco dell’Unione cristiano-democratica (Cdu), che si occupa del gruppo di lavoro di revisione. “E se questo non fosse possibile, il Parlamento dovrebbe adoperarsi affinché sia creato un nuovo registro sulle attuali basi legali”. Per il momento si tratta solo di richieste formali, buoni intenti ma di concreto quasi nulla. “Le lobby attive in Europa non compaiono”, denuncia Oliver Hoedeman, fondatore dell’associazione no profit Corporate Europe observatory, che da 20 anni osserva e combatte la mancanza di trasparenza delle lobby che ruotano attorno all’istituzioni Ue. “Oltre 500 aziende hanno uffici di rappresentanza a Bruxelles ma almeno 100 di loro non sono registrate”. Da nessuna parte. Come Goldman Sachs che nel “2012 ha incontrato per ben tre volte il commissario degli Affari economici, Olli Rehn”, continua Hoedman ma “non abbiamo avuto altre informazioni su quell’incontro”.


Una sorta di zona franca, in cui i colossi delle multinazionali possono muoversi incontrastati con i loro gruppi di pressione. Ma quanto spendono? I conti li ha fatti Lettera43: anche più di mille euro all’ora. “La media è di 20mila euro al mese – spiega Hoedeman – anche se ci sono grandi industrie che spendono molto di più, fino a mille euro all’ora per le prestazioni professionali di lobbisti senior”. La stranezza, tanto per usare un eufemismo, è che dalle cifre riportate nel registro, i costi dichiarati per l’attività diretta di rappresentanza sono piuttosto contenuti. La European chemical industry council (l’Associazione delle industrie della chimica, Cefic), per esempio, in principio dichiarava di investire meno di 50mila euro all’anno, “ma il loro bilancio era di circa 45 milioni di euro”, come rileva la Corporate Europe observatory che ha più volte segnalato l’anomalia alla Commissione. Nel 2009 la Cefic fu momentaneamente sospesa dal registro, tornò ad essere iscritta dopo aver corretto la voce di spesa per il lobbying, dichiarando 5,9 milioni di euro. Dai 50mila euro iniziali, un bel balzo in avanti. “Comunque è una cifra ancora molto ridotta rispetto alla loro forza”, ci tiene a precisare sempre Hoedman che rincara: “Cefic è uno dei giocatori chiave nella battaglia delle industrie contro il sistema di controllo delle sostanze chimiche previsto dal Regolamento europeo Reach e dal pacchetto clima che prevede la riduzione delle emissioni”.


Ognuno difende i propri interessi. A cavallo delle norme, sfruttando un vuoto normativo, facendosi furbi con il cavillo da interpretare. L’elenco delle piccole o grandi astuzie è ben assortito. C’è chi dichiara meno di quello che spende in lobbying, per passare inosservato. Oppure si può scegliere una categoria ma in realtà rappresentarne un’altra. La riprova è quella dei think tank: nel registro compaiono 451 centri di studio, istituti accademici e di ricerca. La maggior parte fa davvero questo tipo di attività, ma molti altri usano la scusa dell’osservatorio come una sorta di copertura per esercitare una vera e propria attività di lobbying.


https://it.finance.yahoo.com/notizie/europa-lobby-bruxelles-lavorano-ombra-133131420.html
 

Ajeje Brazorf

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Alberi luminosi al posto dei lampioni anche sì!
Che qui si cementifica a destra e manca sbattendosene le balle della permeabilità del territorio e levando alberi. Siccome pare che il produrre ossigeno non sia abbastanza, non sia mai che sostituendo i lampioni ed evitando quindi una fetta di spese qualche amministrazione non li possa valutare.

OGM? Bene pure loro. Dipendere dal venditore di semi o da quello di pesticidi non cambia poi molto. E le colture BIO sono solo fumo negli occhi buone solo a rincarare i prezzi sugli scaffali.
 

Psycore

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Ajeje Brazorf a dit:
... E le colture BIO sono solo fumo negli occhi buone solo a rincarare i prezzi sugli scaffali.

Potresti approfondire con fonti, studi, o anche solo tue opinioni personali? Io sono vagamente d'accordo, o meglio, credo anche io che il bio così come è fatto A VOTE sia QUASI uguale alla cosidetta coltivazione convenzionale, ma a volte si arriva alle stesse conclusioni per vie diverse.
 

Ajeje Brazorf

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Il BIO altro non è che una certificazione che attesta che si sono usati i pesticidi canonici entro determinate soglie (più basse, perché comunque anche nelle colture tradizionali ci sono soglie da rispettare).
Il punto è che la legislazione è fumosa, e se da un lato si abbassano certe soglie, dall'altro è un "tana libera tutti" per altre sostanze usate come insetticidi, che però non sono regolamentate né altro. Quindi si è ben lontani dall'immagine idilliaca che ci propongono.

Inoltre le colture BIO necessitano di una quantità di terreno ed acqua spropositati rispetto a quelle tradizionali (ed è uno dei motivi per cui il BIO costa di più, oltre che per tendenza). Roba che se tutte le colture del mondo fossero BIO non basterebbero terra né acqua :D

Me ne parlava mio zio contadino, quando ci fu l'esplosione del BIO e si trovò a meditare, leggi e numeri alla mano, su cosa gli convenisse.

Lo stesso zio aveva, oltre ai campi coltivati per lavoro, un appezzamento di poche centinaia di metri quadri, dove coltivava frutta e verdura da regalare a noi familiari coltivata "come una volta", e dove potevo staccare le albicocche dall'albero e mangiarle senza nemmeno lavarle per poi rendermi conto di quanto fossero più buone.
Però era una cosa a uso personale, come si va sulle grandi quantità è impossibile ottenere lo stesso risultato. Tanto nelle colture tradizionali che in quelle BIO, per questo che il BIO è una mezza fregatura.
 

Monad

Holofractale de l'hypervérité
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Ajeje sono d'accordo sul fatto che il BIO sia di moda (comunque una moda sana), che la legislazione sia fumosa e che dietro le certificazioni ci siano delle mafie incredibili, ma... Seppur il BIO (o un approccio ancora piu' ecologico come la permacultura) richieda piu' terra e piu' lavorazioni, non impoverisce il terreno quanto il monocultivo! L'agricoltura intensiva sta distruggendo il cosiddetto "top soil" (non si rigenera la vita nel terreno, ma semplicemente lo si riempie di fertilizzanti) e questo fa aumentare l'erosione e la desertificazione (percio' si usa piu' acqua), le malattie, le piante e gli organismi "dannosi", e quindi anche l'uso di pesticidi (e il conseguente inquinamento dei fiumi e delle falde acquifere).

Inizialmente e' sicuramente piu' costoso e rischioso convertirsi ai metodi ecologici, ma con le giuste strategie, si possono avere dei prodotti con un piu' alto valore sul mercato.

Per quanto riguarda la quantita' di terra coltivabile sul pianeta, sappi che ce n'e' abbastanza... E' solo l'approccio che deve cambiare!

Guarda cos'anno fatto in Cina con una zona desertica grande come il Belgio...
[YOUTUBE]UAmai36XJDk[/YOUTUBE]

E guardo cos'hanno fatto nel deserto in Giordania...
[YOUTUBE]43RDIochym0[/YOUTUBE]

Anche la produzione di carne puo' continuare, bisogna solo trovare il modo piu' conveniente ed ecosostenibile... Qui un esempio di multifunzionalita' tipico della permacultura (si rigenere l'ambiente, si trattiene CO2 nel terreno e si produce cibo)
[YOUTUBE]vpTHi7O66pI[/YOUTUBE]

Insomma, fondamentalmente la tecnologia e le conoscienze necessarie per un cambio radicale ci sono, quello che manca e' la voglia di mettersi in gioco e di lavorare.

La maggior parte dei contadini preferisce indebitarsi per comprare il trattore da centomila euro, produrre il quantitativo piu' alto di prodotto scadente per metro quadrato, indebitarsi per i fertilizzanti e per comprare semi ibridizzati o geneticamente modificati... Un circolo vizioso senza fine! Come prendersi a martellate in testa e prendere un'aspirina per non sentire il dolore :retard:

Il vero cambiamento avverra' quando la gente ritornera' a prodursi il cibo da se... E per come stanno andando le cose, non sembra una cosa neanche troppo lontana!
 

LaFouinefarc-ep

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da me ovvero da mio papa abbiamo sempre coltivato per noi stessi,tranne gli ultimi secoli che coltiviamo anche per vivere e comprarci cose...ma per comprare cose e lavorare la terra come professione è impossibile! ci sono tante terre in italia che vengono riconvertite al BIO ma prima cosa ci facevano su quei terreni????una su tutte, nel comune di montale (pistoia) c'è un inceneritore,tutto attorno campi coltivati e la gente del posto che tranquillamente o senza coscienza, VENDE questi prodotti ad altra gente,una cosa legale ma altamente immorale per uno come me
 
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