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Primo –involontario- esperimento psiconautico: Dio ascolta i Pink Floyd

SiberianEye

Matrice périnatale
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1 Août 2015
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Quando: inizio giugno, tardo pomeriggio
Chi: io, consumatrice molto occasionale di sostanze psicotrope, e il ragazzo con cui mi frequentavo, decisamente più navigato ma con un interesse puramente ludico
Cosa: un joint di erba e tabacco
Dove: camera del suddetto fanciullo
Premessa: Erano sicuramente un paio di mesi che non fumavo, l’ultima volta è stato quando ho conosciuto L., allora semplice frequentazione (anzi, io con gli occhi a cuore che già mi immaginavo l’incontro dei nostri geni in una squadra di figli bellissimi e capelloni e lui che… Ah, fiha questa!), attualmente cappottato dall’ossitocina, dopamina, endorfina e tutte le cose che finiscono in –ina che succedono nel cervello degli innamorati <3
Vado a trovarlo dopo alcune settimane che non ci vediamo, vivendo in città diverse, e trovandoci per le mani un paio di grammi di erba di ottima qualità, decidiamo di approfittarne, anche perché a Bologna non ho mai trovato nulla di tanto forte. Ero un po’ preoccupata per avere i suoi coinquilini attorno alla stanza, ma si sono rivelati discretissimi e super gentili.

Mettiamo su i Pink Floyd, classica musica da drogatelli, dice lui col suo solito sorrisetto da Stregatto. Quasi tutti i classici con testo, nulla di solo strumentale ed eccessivamente trippogeno.
Sembra andare tutto come al solito, inizio tranquillo, leggerissimo bruciore alla gola, chiacchieriamo sereni, fievole sensazione di peso e contemporaneamente leggerezza del corpo.

Poi, il tracollo: MAI avuto brividi così forti, forse solo con il classico febbrone da influenza, eppure una sensazione di caldo infernale e di sete da sentirsi prosciugare tutto il corpo. Inizia la tachicardia, avevo il cuore che sbatteva dentro la cassa toracica come la biglia d’acciaio di un flipper, mi faceva male il torace e respiravo con fatica.
A dirla tutta, mi sono abbastanza spaventata, nonostante continuassi a ripetermi che non avevo nulla di cui preoccuparmi e che se avessi avuto bisogno, ci sarebbe comunque stato L. lì accanto, tranquillo quanto dopo un bicchiere di rosso.
Mi rannicchio sotto il suo braccio e resto così, ad occhi chiusi, tachicardica, ansante, profondamente letargica eppure curiosa di dove saremmo andati a parare.

È in quel momento che ho capito che non sarebbe stata affatto la solita fumata in compagnia, ridacchiando per stupidaggini, diventando un po’ sonnolenti e poi andandosene ognuno per la propria strada.

Mi sentivo risucchiare in un vortice scuro e con una eco della stessa intonazione di Money. Il tempo prende una piega assolutamente distorta, si flette, rallenta, si dilata, mi sembra di stringermi dentro una bolla in cui fare posto anche a lui che mi tiene stretta. Smetto di sentire l’assolo della canzone con le orecchie e lo percepisco… con i tendini! Vibrano come le corde di una chitarra. Nel frattempo compare una stranissima sensazione sulla pelle, mi sembra di venire punta da migliaia di piccolissimi spilli su tutto il corpo, in particolare sulla schiena, dietro le gambe e sul braccio. Solo guardando mi rendo conto che questi aghi non sono aghi ma L. che mi sfiora dove sento questa sensazione. Le punture iniziano a somigliare a scintille, allora gli vieto toccarmi nel modo più assoluto, per capire se questa sensazione sempre più forte di elettricità a flusso continuo mi piace o mi stordisce. Senza aver bisogno di chiedermelo riprende a toccarmi il braccio, ma questa volta è gradevolissimo, per quanto il tocco sembri un momento pesantissimo e un momento quasi piumato.
Gli chiedo se anche lui senta l’elettricità, mi risponde di sì e concorda sul circuito che gli spiego, cioè che le scintille mi risalgono dal gomito per tutto il braccio, entrano nella spina dorsale fino al cervello e poi precipitano per la schiena fino davanti il coccige.

Gli chiedo se può parlare. So che non si dovrebbe fare, disturbare un momento di rilassamento, ma in quel momento avevo bisogno di una componente uditiva meno di sfondo della musica, e poi glielo dico sempre, che ha una voce sensualissima.

Inizia una sorta di sensazione di paralisi, ora il corpo pesa tonnellate, eppure sembra muoversi dentro una colonna d’aria restando sospeso, un metro su e un metro giù, in fluttuazione. La tachicardia è ancora fortissima e pienamente percepibile dentro le carotidi, il senso di pesantezza sempre più incalzante, la testa gira come un mulinello, la bocca è intorpidita, non riesco a deglutire la saliva mentre ci baciamo e cerco di non aprire gli occhi per paura che mi venga la nausea.

Inizia Confortably numb. Una canzone che non ho mai valutato come davvero rilevante nel mio percorso floydiano. Bene: ha cambiato faccia. A distanza di due mesi non riesco ad ascoltarla senza che mi torni in mente quella sensazione di cambio di grammatura, di consistenza, di texture, come se prima, da lucida, non ci fossi mai affondata fino alla fine.

Mi assale un pensiero molto triste: come sarà risentirla tra dieci anni, quando magari ci saremo lasciati, e non sarà più la stessa, le saranno rimasti appiccicati tra gli accordi la sfumatura degli occhi di L., il modo in cui mi guarda e sembra scorticarmi, il suo tono di voce calmo, basso e blues, il modo in cui mi stringe e sembra distaccarmi dal corpo e dalla mente ogni preoccupazione (e ce ne sono state di molto pesanti, tra cui la perdita di mia madre poco più di un anno fa), ogni angoscia?

A dire il vero, concentrandomi molto intensamente, al buio, avendola in cuffia, quasi ripercepisco la stessa identica sensazione fisica che ho provato ascoltandola, per una nuova prima volta, quel pomeriggio.

Involontariamente, per bilanciare la cupezza del pensiero, apro una parentesi comica. La riporterò quasi testualmente perché a mio parere fa davvero ridere!

F: “Mi sono sempre chiesta come sia l’orgasmo di un ragazzo, ma se vuoi spiegarmelo devi usare una metafora”
L: “Diciamo come una diga che scoppia. Prima si apre una crepa qui, poi una crepa lì, e poi è il disastro. Però sono curioso anche io”
F: (ed ecco il colpo da maestro con poesia zero!): “Sai quando metti un pentolino di latte sul fuoco e te lo dimentichi? Si gonfia, la bolla sembra reggere come sotto una pellicola, ma poi scoppia, si rigonfia, ne scoppia un’altra, e trabocca una bolla alla volta?”

Mi guarda, per un attimo sembra poco convinto, poi scoppia a ridere. Io mi sento terribilmente stupida, e qualsiasi cosa dica è un’affermazione di verità assoluta e rivelata, mi sembra di essere la cheerleader gallina che si è innamorata del poeta della scuola. Eppure questa sensazione di minorità mentale non è affatto sgradevole, allora gli chiedo di continuare a parlare, e probabilmente è in quel momento che ho capito che qualcosa stava cambiando anche in lui, e il suo carattere un po’ burbero stava addolcendosi involontariamente, fuori dal suo controllo, come se in quel momento anche i suoi ventricoli cerebrali si stessero riempiendo di un liquido tiepido che fa lo stesso effetto di un massaggio su una schiena stanca.

Mi sono sentita fusa con ogni mia molecola ai suoi pensieri, sembrava ci stessimo infondendo a vicenda particelle elettriche, e ho deciso che non avrei mai più assunto nulla per il gusto di stordirmi, ma cercando di arrivare sempre un po’ più a fondo in strati altrettanto profondi.

Gli dico una cosa che ho appena visualizzato mentalmente (decisamente non un’allucinazione, ma come un film immaginario proiettato nella mente, dietro gli occhi chiusi). Attorno è buio. Siamo dentro un vuoto carezzevole. Fluttuiamo nell’universo. Giriamo lentissimi, è il moto dei pianeti e delle stelle e di un quasar e di una pulsar che ci mette in moto. Loro si muovono, lasciano una coda di polveri e idrogeno bruciato, lilla e verde e azzurra e bianca e arancione striata, sfocata, sfrangiata nel vuoto, e noi ci fluttuiamo dentro prendendone la forma. Abbandoniamo due lenzuoli nell’universo e guardiamo come si muovono nel nulla caotico eppure silenziosissimo; ecco, ci muoviamo così.
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E allora, nella fluttuazione, nell’avvolgersi dentro le correnti, nella sensazione mista tra la febbre, le vertigini, il sonno e un orgasmo stremante, gli chiedo: siamo noi, a oscillare, o è tutto il pianeta che oscilla?

Mi rendo conto che se Dio esiste, allora io lo sto percependo nelle fibre del corpo, mi guarda fisso negli occhi per un momento, mi ci sono abbandonata completamente, lascio che mi manipoli come preferisce, lo guardo sottosopra fluttuando nel vuoto, e penso che forse Dio ascoltava i Pink Floyd mentre creava l’universo.

“Non l’avevo mai conosciuta una che si desse così tanto. È stranissimo. E poi ti fai dei viaggi interessanti, dici delle cose… Deh bimba, ti rendi honto di che botta c’hai?”

A quel punto è risultato inevitabile darsi in ogni senso. La sensazione corporea è totalizzante perché nel mentre sentiamo Shine on you crazy diamond, esplodiamo dentro le sfere celesti, lente, senza tempo, senza peso, sincrone in movimento come in un carillon universale.

La sensazione dell’orgasmo trascina via anche quella dell’erba, come quando ci si risveglia da un sonno profondissimo, con grande calma. Il tempo è ancora lento, i movimenti un po’ impacciati, al punto che mi faccio tendere le mani per alzarmi dal letto.
Bevo acqua fresca come se fosse la prima volta nella vita, fumo una sigaretta con lo stesso gusto che hanno avuto tutte le ultime sigarette di Zeno, ci vestiamo e usciamo per cena, mentre il continuo a barcollare e tirarmi dietro le gambe come se fossero separate dal corpo.
Però, che buono quel sushi!


Dopo due mesi, ci sono ancora due cose irrisolte, riguardo questa esperienza.

È stata solo suggestione, per la musica, il fatto che fossi con qualcuno che amo e che mi era mancato moltissimo? È stata una stonata vera e propria con una sostanza che avevo sottovalutato fino a quel punto? O chi l’ha coltivata l’ha annaffiata con l’LSD? :roll:

E Dio, Dio li ascolta, i Pink Floyd?
 

MENE

Holofractale de l'hypervérité
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14 Juil 2014
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1 916
Bella esperienza!
Probabile che ti sia capitata un erba veramente buona. Molto spesso l'erba è sottovalutata tantissimo :)
 

SiberianEye

Matrice périnatale
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1 Août 2015
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18
MENE a dit:
Probabile che ti sia capitata un erba veramente buona. Molto spesso l'erba è sottovalutata tantissimo :)

Spero! Significherebbe poter ripetere l'esperienza!:unibrow:
 

PsychoJung

Neurotransmetteur
Inscrit
7 Juil 2014
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36
Neanche ad Amsterdam a me son capitate ste cose! bella esperienza, e che culo!
 

SiberianEye

Matrice périnatale
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1 Août 2015
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18
PsychoJung a dit:
Neanche ad Amsterdam a me son capitate ste cose!

C'è però da dire che io sono un po' una mammoletta, a parte con l'alcool, ed ero a tolleranza sottozero. Comunque sto facendo pressing per fare Capodanno a Dam, che tanto 'sto esame lo do a maggio :D
 
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