Dippold
Neurotransmetteur
- Inscrit
- 12/1/14
- Messages
- 36
Sostanza: LSD
Dosaggio: 120-130ug
Modalità di assunzione: sublinguale (blotter)
[12.10]
Esco da scuola e metto il blotter sotto la lingua. Devo stare un'oretta con la mia ragazza. Andiamo a fare un giro in un parco.
[12.40]
Mentre parliamo, ho l'impressione che la conversazione che sto sostenendo sia formata da vari pezzi, che ad ogni pausa, ogni volta che finisco una frase, l'ambientazione e il tono cambino. Comincio ad essere un po' agitato, strofino le mani una con l'altra, parlo velocemente, rido con grande facilità.
[12.55]
Accompagno la mia ragazza alla fermata, e sento che mi sta salendo sempre di più. Lei se ne va, e io in un primo momento mi siedo e mi fumo una sigaretta, poi mi ricordo di dover mangiare qualcosa, ed opto per un pezzo di pizza. Riesco tranquillamente a parlare con il pizzaiolo, e a mangiare.
[13.10]
Dopo qualche altra sigaretta torno al parco, salgo su uno di quei castelli di legno per bambini. Il sole è ancora alto e il clima è freddo, ma lo sopporto. Mi metto a sentire un po' di musica (Neutral Milk Hotel) con delle cuffie, e noto che sono molto più sensibile ai bassi. Mentre ascolto, mi accorgo che se fisso un punto sul prato, il resto comincia ad ondeggiare, ed in parte posso controllare il movimento. L'ombra del castello comincia ad allungarsi molto velocemente, come quando il sole sta per tramontare. Rimango a fissare tutto questo per parecchio tempo. Intanto sento una sensazione stranissima quando un mio dente si tocca con un altro, stringo le mani l'una con l'altra, sudo, parlo da solo.
[13.??]
Dopo un po' di tempo (non ho idea di quanto) mi sdraio e mi metto a guardare il cielo, con la testa appoggiata sul mio zaino. La musica è ancora accesa, l'album non è ancora finito. Dopo pochi secondi le nuvole cominciano a muoversi molto velocemente, si ramificano, diventano frattali (molto simili alle ramificazioni del frattale di Mandelbrot). Continuo ad essere agitato a livello fisico. Continuo ogni tanto a parlare da solo.
[13.39]
Mi arriva una chiamata da M, che mi dice che sarebbe arrivato entro mezz'ora. Io riesco con difficoltà a parlare e a dirgli dove sono. Mi sdraio di nuovo, ma dopo poco mi stanco di star fermo e vado in giro per il parco, visto che non c'è nessuno nei paraggi. Mi siedo su una panchina e comincio a contemplare gli alberi che ondeggiano e respirano. Parlo da solo del fatto che l'unico pensiero di cui riesca a parlare è il fatto che parli da solo, e questo mi innervosisce, quindi comincio a stare in silenzio. Mi metto a suonare il tavolo come una chitarra hawaiana.
[14.00]
Mi alzo dal tavolo e torno verso il castello, dove M sarebbe arrivato a momenti. Mentre cammino mi viene in mente che questa esperienza è anche un po' psicotica, e potrebbe essere il principio di un bad trip. Sento che M mi urla da dietro, allora mi tolgo una cuffia e lo accolgo. Sostenere una conversazione risulta davvero complicato, trasformare le idee in parole è quasi impossibile. Ci sediamo sul castello. Anche lui mette il suo blotter sotto la lingua. E' insostenibile il non poter parlare da solo per paura che M giudichi il mio comportamento.
[14.30]
Stiamo a parlare di ciò che sentiamo per un bel po', ed entrambi consideriamo due persone che portano a passeggio il cane come nemici, che ci infastidiscono ed impauriscono.
[15.30]
Decidiamo di andare a mangiare. Torniamo in pizzeria, io prendo un dolce, ci fumiamo una sigaretta. Andiamo a casa di L, dove ci sono anche altri nostri amici. Lì per me diventa complicatissimo fare quello che faccio normalmente quando parlo, ovvero prevedere la reazione ed il pensiero dell'interlocutore dopo ogni mia frase. Il doverlo fare necessariamente diventa insopportabile. Non riesco più a capire i contesti sociali, essere in casa o in centro, parlare con una persona piuttosto che un'altra non fa alcuna differenza, sento solo emozioni base, nessuna emozione composta. Più o meno come un bambino.
[20.00]
E' scesa quasi completamente, ma ho ancora la sensazione di fastidio nel dover sostenere una conversazione pensando alle reazioni dell'altro.
(Racconto di Qualcuno Che Non Sono Io)
Dosaggio: 120-130ug
Modalità di assunzione: sublinguale (blotter)
[12.10]
Esco da scuola e metto il blotter sotto la lingua. Devo stare un'oretta con la mia ragazza. Andiamo a fare un giro in un parco.
[12.40]
Mentre parliamo, ho l'impressione che la conversazione che sto sostenendo sia formata da vari pezzi, che ad ogni pausa, ogni volta che finisco una frase, l'ambientazione e il tono cambino. Comincio ad essere un po' agitato, strofino le mani una con l'altra, parlo velocemente, rido con grande facilità.
[12.55]
Accompagno la mia ragazza alla fermata, e sento che mi sta salendo sempre di più. Lei se ne va, e io in un primo momento mi siedo e mi fumo una sigaretta, poi mi ricordo di dover mangiare qualcosa, ed opto per un pezzo di pizza. Riesco tranquillamente a parlare con il pizzaiolo, e a mangiare.
[13.10]
Dopo qualche altra sigaretta torno al parco, salgo su uno di quei castelli di legno per bambini. Il sole è ancora alto e il clima è freddo, ma lo sopporto. Mi metto a sentire un po' di musica (Neutral Milk Hotel) con delle cuffie, e noto che sono molto più sensibile ai bassi. Mentre ascolto, mi accorgo che se fisso un punto sul prato, il resto comincia ad ondeggiare, ed in parte posso controllare il movimento. L'ombra del castello comincia ad allungarsi molto velocemente, come quando il sole sta per tramontare. Rimango a fissare tutto questo per parecchio tempo. Intanto sento una sensazione stranissima quando un mio dente si tocca con un altro, stringo le mani l'una con l'altra, sudo, parlo da solo.
[13.??]
Dopo un po' di tempo (non ho idea di quanto) mi sdraio e mi metto a guardare il cielo, con la testa appoggiata sul mio zaino. La musica è ancora accesa, l'album non è ancora finito. Dopo pochi secondi le nuvole cominciano a muoversi molto velocemente, si ramificano, diventano frattali (molto simili alle ramificazioni del frattale di Mandelbrot). Continuo ad essere agitato a livello fisico. Continuo ogni tanto a parlare da solo.
[13.39]
Mi arriva una chiamata da M, che mi dice che sarebbe arrivato entro mezz'ora. Io riesco con difficoltà a parlare e a dirgli dove sono. Mi sdraio di nuovo, ma dopo poco mi stanco di star fermo e vado in giro per il parco, visto che non c'è nessuno nei paraggi. Mi siedo su una panchina e comincio a contemplare gli alberi che ondeggiano e respirano. Parlo da solo del fatto che l'unico pensiero di cui riesca a parlare è il fatto che parli da solo, e questo mi innervosisce, quindi comincio a stare in silenzio. Mi metto a suonare il tavolo come una chitarra hawaiana.
[14.00]
Mi alzo dal tavolo e torno verso il castello, dove M sarebbe arrivato a momenti. Mentre cammino mi viene in mente che questa esperienza è anche un po' psicotica, e potrebbe essere il principio di un bad trip. Sento che M mi urla da dietro, allora mi tolgo una cuffia e lo accolgo. Sostenere una conversazione risulta davvero complicato, trasformare le idee in parole è quasi impossibile. Ci sediamo sul castello. Anche lui mette il suo blotter sotto la lingua. E' insostenibile il non poter parlare da solo per paura che M giudichi il mio comportamento.
[14.30]
Stiamo a parlare di ciò che sentiamo per un bel po', ed entrambi consideriamo due persone che portano a passeggio il cane come nemici, che ci infastidiscono ed impauriscono.
[15.30]
Decidiamo di andare a mangiare. Torniamo in pizzeria, io prendo un dolce, ci fumiamo una sigaretta. Andiamo a casa di L, dove ci sono anche altri nostri amici. Lì per me diventa complicatissimo fare quello che faccio normalmente quando parlo, ovvero prevedere la reazione ed il pensiero dell'interlocutore dopo ogni mia frase. Il doverlo fare necessariamente diventa insopportabile. Non riesco più a capire i contesti sociali, essere in casa o in centro, parlare con una persona piuttosto che un'altra non fa alcuna differenza, sento solo emozioni base, nessuna emozione composta. Più o meno come un bambino.
[20.00]
E' scesa quasi completamente, ma ho ancora la sensazione di fastidio nel dover sostenere una conversazione pensando alle reazioni dell'altro.
(Racconto di Qualcuno Che Non Sono Io)