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psichedelia e nichilismo

sd&m

Holofractale de l'hypervérité
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7 Mar 2010
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secondo voi le esperienze psichedeliche, e le valutazioni susseguenti, conducono ad una visione filosofico-esistenziale di tipo nichilistico?
 

Mindburn

Alpiniste Kundalini
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15 Mar 2010
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secondo me no... ma di sicuro aiutano a venire fuori dalle grandi religioni monoteiste.... gli psichedelici hanno una fortissima componente empatica... aiutano ad avere una "prospettiva diversa" di un problema... il fatto che la tua essenza sia cosi facilmente alterbile e annullabile ti fa comprendere che in realtà non esiste nessuna componente soprannaturale chiamata anima, e che con la morte tu semplicemente cesserai di esistere... ma al contempo (almeno per me) ti fa capire che sei parte di qualcosa di meraviglioso... io non lo chiamerei nichilismo, ma antropocentrismo... capire che è all'uomo che vanno rivolte tutte le nostre preghiere... perchè se impariamo a comprenderci e rispettarci non esiste problema che non possiamo risolvere... siamo una creatura a "metà" spaccata tra il mondo animale... e un esistenza superiore... siamo incompleti... ma attraverso la nostra capacità di pensare e immaginare... attraverso il progresso tecnologico possiamo migliorarci... ricostruirci... superare i nostri limiti.. e un giorno divenire qualcosa di più.... consiglio un libro di un grandissimo scienziato, una delle menti più eccelse del nostro tempo a riguardo, si intitola: "la singolarità è vicina" di ray kurzweil...
 

Jackjack

Sale drogué·e
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15 Mar 2010
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Anch'io credo di no.. e che anzi portino a riscoprire le sfumature delle piccole cose, il legame con la terra, la relatività dei punti di vista, il tuo essere umano.. sono esperienze che portano ad una riscoperta di significati, il contrario del nichilismo.. perchè volendo il nichilismo fa parte dell'esperienza psichedelica, nel senso che porta ad un azzeramento di valori, di concezioni, inizialmente, il mondo non è più quello di prima, se vogliamo, è una sua negazione, ma perchè poi viene riscoperto interamente e attraverso sensazioni, comprensioni non verbali, pensieri ed esperienze simboliche che conducono ad una visione piena, ad una "totale accettazione della vita"..
 

mr_terrorman

Holofractale de l'hypervérité
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8 Mar 2010
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anch'io credo che l'esperienza psichedelica di per sè porti ad una visione delle cose e delle persone, della società e del mondo contraria a quella nichilistica, pone nuovi punti di vista, nuovi scopi, nuove problematiche e nuove vie per cercarne le soluzioni; conduce a nuovi modi di rapportarsi alle persone, all'ambiente e al sistema mondo. una rinata spiritualità personale che inevitabilmente porta ad un realazionarsi più complesso e più carico di sfumature alla routine e agli eventi. forgia un comportamento interessato e responsabile nei confronti di argomenti che si avrebbero altrimenti ignorato, scioglie la riflessione ed apre la mente a nuove vie di pensiero, comportamento ed azione.

ovviamente queste sono le potenzialità dell'esperienza psichedelica, andrebbe poi valutata la persona ed il modo di approcciarsi di quest'ultima alla detta esperienza.

credo invece che un abuso quotidiano o comunque sregolato di ben altro tipo di sostanze possa condurre ad un inconscio nichilismo a causa del disinteresse della persona a tutte le attività intellettuali: dall'arte alla politica, dalla storia all'ecologia a qualsiasi altra attività che devii il pensiero dalla routine di ricerca ed uso delle sostanze stesse.
 

sd&m

Holofractale de l'hypervérité
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7 Mar 2010
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pur non volendo discutere sulle opinioni riportate mi pare utile riportare qualche frase sui significati che il nichilismo attivo o passivo possa assumere:

Il termine nichilismo entrò però in circolazione più tardi, in seguito alla pubblicazione del romanzo di Ivan Turgenev Padri e figli (1862), e fu a lungo usato impropriamente per indicare le molte e diverse forme di pensiero e la prassi rivoluzionaria della Russia ottocentesca, dal terrorismo alle varie attività contro l'ordine costituito. In realtà il movimento, ancor prima che al dispotismo politico, si oppose a qualunque forma di costrizione morale nella vita privata dell'individuo. Fautore di un individualismo assoluto, nemico di tutti gli obblighi imposti dalla società, dalla famiglia e dalla religione, tra il 1860 e il 1870 conquistò l'ala più combattiva degli studenti e intellettuali russi.
Nietzsche chiama "nichilismo" quel movimento della storia occidentale di cui egli compendia l'interpretazione nella sentenza "Dio è morto". Dio è la rappresentazione degli ideali e dei valori immutabili e il nichilismo è per Nietzsche, il processo di svalutazione dei valori supremi e immutabili.
Il termine nichilismo assume due diversi significati, tra loro dipendenti.
Nel termine nichilismo, nihil esprime quel valore che la vita assume dopo essere stata svalutata attraverso l’imposizione della finzione rappresentata dall’idea di un mondo soprasensibile e di tutte le sue forme (Dio, al di là, essenza, bene, ecc.). Infatti i valori superiori alla vita portano sempre ad una svalutazione della vita e a una negazione del mondo terreno (3). Il valore di nulla assunto dalla vita, la finzione dei valori superiori che danno vita a questo valore e la volontà del nulla che in essi si esprime costituiscono il primo fondamento del nichilismo (nichilismo passivo o negativo). Il nichilismo ha però anche un secondo e più comune significato, che consiste nell’indicare una reazione contro il mondo soprasensibile e contro i valori superiori, di cui si negano l’esistenza e la validità: non più svalorizzazione della vita in nome di valori superiori, ma svalorizzazione degli stessi valori superiori.
Per quanto più familiare, questo secondo senso del nichilismo (nichilismo attivo o reattivo) rimarrebbe incomprensibile se non lo si correlasse al primo (nichilismo passivo) quale suo presupposto in cui la vita veniva svalutata. Qui la vita è ancora una volta oggetto di svalutazione, ma non più ad opera della esaltazione di valori superiori, ma costretta a perdurare in un mondo senza valori, priva di senso e di scopo.
Nietzsche ipotizza il passaggio dal nichilismo passivo a quello attivo attraverso l’idea dell’eterno ritorno e della volontà di potenza nel duplice significato di estremizzazione del nichilismo e di nuova condizione di felicità dell’uomo: la morale cristiana è servita all’uomo per uscire dal primo nichilismo, per salvarsi dalla insensatezza del divenire. L’uomo ha scoperto che la morale stessa è menzogna, una finzione costruita per servire a scopi vitali, ma priva di un fondamento di verità. La sua caduta ha piombato l’uomo nel secondo nichilismo, nessun valore sembra più capace di resistere al confronto con la morale, il mondo è senza fine né scopo e “l’esistenza, così com’è ma senza senso e scopo, ma inevitabilmente ritornante, senza finale nel nulla: l’eterno ritorno”. E’ questa la forma estrema di nichilismo, il nulla eterno (4). Secondo Nietzsche è possibile però superare il nichilismo con un atteggiamento diverso, che dica si al nulla eterno e che accetti la mancanza di scopo. Questo è possibile prendendo atto che ciò che caratterizza tutti i viventi è la volontà di potenza che si configura come un sì alla vita, in ogni momento e in ogni aspetto, anche al dolore che essa comporta e con la piena consapevolezza del rifiuto di assoggettarsi agli dei.

http://www.sirigu.it/nietzsche/autentic ... lismo1.htm
 

flcl

Sale drogué·e
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7 Mar 2010
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OT
un periodo molto lungo della mia vita è stato vissuto sotto tale pensiero.
Il flcl di allora, a qeusta tua domanda avrebbe risposto semplicemente questo: cazzo stai a filosofare coglione!! siediti, fottitene e butta giù tutto dun fiato.

Non so se mi capisci ma spiegare il termine con stupide citazioni mi incazza al quanto. Persone che hanno vissuto sotto quel pensiero sono andate all'autodistruzione alla morte. io lo so. Questo è il nichilismo. Non credre in niente e questo porta a tragiche conclusioni.

Se i pischedelici servono a espandere la cosienza..è qeulla del nichilismo è la strada che tu hai scelto, non hai bisogno di domande. ne di risposte.
 

mr_terrorman

Holofractale de l'hypervérité
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8 Mar 2010
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ignorante di elaborazioni filosofiche sul termine mi limito all'utilizzo corrente di quest'ultimo. come del resto da dizionario:
NICHILISMO:
1.(filos.) dottrina che nega in modo assoluto qualunque valore della società.
2.(psic.) condizione per la quale si è portati a negare l'esistenza di tutto.
3.(stor.) ideologia sviluppatasi in russia intorno al 1850, che si proponeva come obiettivo la distruzione dell'ordinamento sociale e politico esistente.

credo inoltre che le soggettive interpretazioni e riflessioni su di un termine non definiscano il significato del termine stesso, da qualsiasi fonte esse provengano (salvo si stia forgiando il termine in questione con quella specifica discussione, si crea in questo caso un neologismo che assume il significato della riflessione stessa).

mia modesta opinione.
 

mescalito89

Glandeuse pinéale
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11 Mai 2010
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1.(filos.) dottrina che nega in modo assoluto qualunque valore della società.

più o meno l ho sempre inteso così il termine.
perciò c e da dire che ho visto abusare droghe in modo nichilista un po di amici, semza più vedere altra realtà.tuttal più droghe diverse dagli psichhedelici.peso anche io che siano sostanze che per indole ti portano a una visione più amplia piuttosto che a un rifugio dove negare il resto della società.comunque non esclodo che ci sia qualcuno che ci riesca anche coi trip.
 

giugar1

Neurotransmetteur
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7 Mar 2010
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Mindburn a dit:
il fatto che la tua essenza sia cosi facilmente alterbile e annullabile ti fa comprendere che in realtà non esiste nessuna componente soprannaturale chiamata anima, e che con la morte tu semplicemente cesserai di esistere...

Non capisco la "consecutio" del tuo ragionamento. Gli effetti delle sostanze psicotrope, quasi universalmente, dimostrerebbero il contrario o per lo meno che la coscienza vive anche su altre dimensioni (nel qual caso potrebbe essere assimilata al concetto religioso di anima).
 

sd&m

Holofractale de l'hypervérité
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7 Mar 2010
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«Una rosa è una rosa e solo una rosa. Ma queste gambe di sedia sono gambe di sedia e sono anche san Michele e tutti gli angeli»
(Aldous Huxley, Le porte della percezione)

un tratto comune a molte delle esperienza con gli psichedelici è indubbiamente la percezione che istantaneamente si fa manifesta di una perdita di differenza fra le cose, una differenza che sì permane ma che si mostra come del tutto arbitraria, frutto di una distinzione convenzionale che potrebbe benissimo essere rimpiazzata da un'infinità di altre distinzioni altrettanto convenzionali...i contrari si uniscono: grande-piccolo, bello-brutto, amore-odio, sogno-realtà, maschile-femminile...e l'illusorietà di questa distinzione appare evidente (come se ciò fosse sempre stato sotto al naso, ma mai notato prima!)
ciò non conduce forse alla distruzzione di ogni imprinting culturale?
 

Jackjack

Sale drogué·e
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15 Mar 2010
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Si perchè di fatto azzera le norme e i punti cardine che noi-con-gli-altri possedevamo e su cui facevamo affidamento, ma al tempo stessa pone la condizione per crearne di nuove.. ecco perchè il nichilismo è una zona di passaggio per chi è capace di rifondare nuovi significati, e non il punto di arrivo.. la vera forza sta nello stare qua.. se no forse era meglio nascere piante, non avere coscienza (o chissà quella dell'anima del mondo, sarebbe splendido, in ogni caso non lo sapremo mai) e guardare il mondo senza mai esistere consapevolmente e spararsi tutte queste pippe mentali :wink:
 

Mindburn

Alpiniste Kundalini
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15 Mar 2010
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giugar1 a dit:
Mindburn a dit:
il fatto che la tua essenza sia cosi facilmente alterbile e annullabile ti fa comprendere che in realtà non esiste nessuna componente soprannaturale chiamata anima, e che con la morte tu semplicemente cesserai di esistere...

Non capisco la "consecutio" del tuo ragionamento. Gli effetti delle sostanze psicotrope, quasi universalmente, dimostrerebbero il contrario o per lo meno che la coscienza vive anche su altre dimensioni (nel qual caso potrebbe essere assimilata al concetto religioso di anima).

conosci il discorso aristotelico sulla "sostanza"? qualla proprietà che non cambia mai e che definisce qualcosa anche se tutto il resto dovesse mutare... esempio, un tavolo puoi farlo rotondo o quadrato... con 4 gambe oppure con 18... ma fin tanto che sarà possibile appoggiarci la roba sopra tu lo potrai definire in quanto "Tavolo"... nell'essere umano stupidamente chiamiamo "anima" la nostra somma essenza che non dovrebbe mutare neanche con la morte... io mindburn posso essere cosi come sono... ma se perdo un occhio oppure una gamba resto sempre mindburn... ma con le sostanze psichedeliche scopriamo che la nostra mente stessa può essere alterata... non esiste nessun nucleo immutabile, nessuna "sostanza" siamo creature dinamiche in costante mutamento, e il nostro "nocciolo" muta insieme a noi... quindi di conseguenza non esiste nessuna componente soprannaturale che per sua stessa natura dovrebbe essere eterna e del tutto statica.... perlomeno questa è solo la mia opinione :wink:

Le sostanze psichedeliche ci fanno apprezzare la bellezza del creato... e ci fanno comprendere meglio il prossimo grazie alla perdita momentanea dell'individualità dell'io.... ma al contempo ci mostrano questa verità... ovvero che quello che siamo è solo momentaneo e non esiste nessuna statica componente sovrannaturale...
 

manusha

Elfe Mécanique
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7 Mar 2010
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Però tu Mindburn parti dal presupposto che la mente sia l'eventuale "personalità sostanziale" e che cadendo lei cada di conseguenza la sostanza. Non so quanto possa essere valido questo presupposto. Io penso che ogni tipo di facoltà mentale, compresa l'autoconsapevolezza, siano solo alcune qualità che definiscono il tavolo d'Aristotele ma non ciò che rende tavolo il tavolo.
Magari molte esperienza psiconautiche non sono sufficienti ad andare oltre la mente in modo efficace e ordinato, oppure la superano ma lasciano la coscienza in una terra di nessuno, o magari è la coscienza a non essere pronta a riconoscere nuove forme di coscienza sopramentale (se un'oca prendesse un trip e venisse messa di fronte al teorema di Pitagora, difficilmente credo che possa trovare in sé i mezzi per capirne la sostanza e poterne riportare qualche forma di memoria utile nella coscienza ordinaria).
Ed è tipico della mente e dei suoi limiti creare questo iato definitivo tra personalità e impersonalità. O si è o non si è, punto. Al di là della filosofia e delle discipline mistiche, anche la scienza comincia ad aprirsi alla possiblità di certe sintesi complesse. Un elettrone può apparire come particella o come onda senza che le due cose si escludano. Oppure non so se qualcuno ha familiarità con la teoria della fisica olografica e l'idea di olomovimento, non-località, ordine implicito ecc. Secondo alcune teorie fisiche è un errore percettivo separare le cose in materiali e immateriali, vive e non vive, coscienti o incoscienti. La forma, la vita, la coscienza sono implicite ovunque e così come è possibile con esperienze non ordinarie (psichedelia?) percepire vicine cose lontane, lontane cose vicine, la vita dentro una pietra e la mente dentro una bacca di belladonna, sembra logico che sia possibile anche il contrario, il percepire l'assenza di vita e di coscienza all'interno di una manifestazione piuttosto evoluta come l'essere umano. Come l'onda non esclude la particella e non sono l'una la negazione dell'altra. L'onda non significa la fine della particella ma solo il suo essere implicita. La mente pare non essere in grado di percepire l'ordine implicito, ma solo le forme esplicite dove solo pochi elementi separati si manifestano creando un apparente inconciliabilità. Invece pare proprio che vita e non vita, forma e non forma, coscienza e non coscienza, personalità e impersonalità siano solo aspetti di una medesima esistenza, che si escludono apparentemente solo in fase esplicità ma che implicitamente sono equivalenti.
Per cui penso che il nucleo di cui parli possa essere percepito sia come mutabile che come immutabile senza che le due cose si ecludano, sono solo forme binarie in cui la coscienza mentale percepisce la sostanza esplicita.
 

Mindburn

Alpiniste Kundalini
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Conosco le teorie da te citate, e trovo molto interessante il tuo discorso... però prima di ragionare su questi argomenti bisogna avere bene in testa una "teoria della mente" è ovvio che le nostre conclusioni si basano su quello che noi reputiamo essere "la mente", quindi mi sembra doveroso esprimere la mia idea a riguardo... io sono un "emergentista", ritengo cioè che non esiste dualità tra cervello e coscienza. Più nel particolare l'ipotesi emergentista ritiene che la coscienza sia "una proprietà che emerge da uno stato di profonda complessità" partendo dal presupposto che "l'insieme è maggiore della semplice somma delle sue parti" questo plus che esiste nell'insieme e che viene chiamato comunemente "anima" in realtà non è separato dall'insieme stesso ma è una sua proprietà che "emerge" proprio in funzione dello stato dell'insieme... riprendendo il tavolo di prima la coscienza è per il cervello quello che per un tavolo può "l'essere utile ad appoggiarci le cose" non possiamo individuare l'essere utile in un singolo pezzo del tavolo, esso esiste solo in funzione del tavolo completo e cessa di esistere se il tavolo viene rotto... è appunto una "proprietà emergente". ora il discorso ovviamente è molto più vasto, studio medicina e potrei consigliarti molti libri interessanti, ma questa convinzione che nasce dalle odierne "teoria del caso" e da una moderna "teoria dell'informazione" è quanto di meglio abbiamo sulla natura della coscienza...

http://it.wikipedia.org/wiki/Emergenza

http://it.wikipedia.org/wiki/Emergentismo
 

manusha

Elfe Mécanique
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Capisco,
io invece credo, (sia per certe forme di "esperienza" sia perchè questa visione soddisfa le mie domande latenti più profonde) che l'emergere sia una realtà effettiva e innegabile, ma che sia conseguenza di un'involuzione o un'immersione precedente. Se è vero, o comunque plausibile, che la coscienza si possa trovare in un pezzo di grafite, ciò significa che non dipende dal supporto. Anche in esobiologia si studiano le forme di "essere cosciente" non basate su supporto fisico solido, o addirittura non materiale.
Credo che la scala di Giacobbe possa essere percorsa in entrabi i sensi: se la materia è emersa dall'energia, la vita dalla materia, la mente dalla vita ecc, è perchè in fase implicita non-locale e atemporale la coscienza si è implicitata nella mente, la mente nella vita, la vita nella materia, la materia nell'energia. Il seme produce un albero perché l'albero si è implicitato nel seme riducendosi ad una serie di informazioni desossiribonucleiche.
Quindi, da questo punto di vista, la coscienza non sarebbe un prodotto della materia, anche se in questo processo di realtà esplicito, con un tempo a scorrimento unidirezionale e irreversibile, la cosa ha preso la forma dell'emersione, come giustissimamente osservi.
Ed anzi, sono convinto, seguendo questa linea, che la coscienza mentale non sia l'ultima parola di questa evoluzione-involuzione ma che a sua volta debba far emergere qualcosa che la superi tanto quanto la coscienza mentale supera la mera vita incosciente. Qualcosa che ci dia la possibilità percepire uniti gli opposti come la mente non riesce a fare: vita e non vita, personalità e impersonalità, coscienza e incoscienza, unità e molteplicità, emergenza e involuzione precedente ecc.
La psiconautica può avere un suo ruolo in questo.
E ora andiamo a far finta di lavorare :axe:
 

sd&m

Holofractale de l'hypervérité
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7 Mar 2010
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la scoperta della divinità interiore è rivelazione di un'entità "esterna" superiore (Dio), è genesi dell'io trascendente (essere demiurgo del proprio io trascendente), o comprensione di un nostro io distaccato dalla nostra essenza al quale ricongiungerci?
la chiave di lettura è importante come l'esperienza stessa per la sua fruizione...

"abbiamo preso sul serio qualcosa con cui ci è permesso solo giocare, o viceversa?"
 

mr_terrorman

Holofractale de l'hypervérité
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rispondo in parole semplici (spero di aver capito la domanda).
secondo me le esperienze psichedeliche vanno prese sul serio ma senza esagerare. non credo sia un passatempo puramente ludico ma trascendere troppo nell'intellettualismo o nel misticismo mi sembra presuntuoso vista la leggerezza dei contesti in cui generalmente esercitiamo tali esperienze..
 

aryaman

Holofractale de l'hypervérité
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Che intendi per "leggerezza dei contesti in cui generalmente esercitiamo tali esperienze"?
 

mr_terrorman

Holofractale de l'hypervérité
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8 Mar 2010
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volevo dire che sono contesti semplici, improvvisati, senza pretese.. al di fuori di riti tramandati dalla nostra cultura o contesti religiosi o altre situazioni che avrebbero prestabilito e intrinseco il fine di tali asunzioni..
non dico che non se ne può cavar niente ma che solitamente seguiamo l'esperienza invece che condurla...
 
Haut