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Speedman (or the unespected virtue of acqua e menta) speed+marijuana feat.scaramouche

ProtoZoon

Glandeuse pinéale
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4 Jan 2014
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19:35, comune sabato sera, il sole è appena tramontato e c’è ancora piena luce rifratta nell’atmosfera. Oltre il cortile di casa vedo lo Yellow Furgoncin di scaramouche parcheggiare di fronte al mio albero di albicocche. Esco corricchiando come ho imparato a fare per far sembrare che anche se qualcuno mi sta aspettando da 20 minuti io in realtà non abbia affatto perso tempo, salto in macchina e dopo i brevi e calorosi saluti il compagno Scara mi spiazza: “Hai LSD o MD?” Avevo la speed.

Dopo aver tentato miseramente di romanzare la vicenda, mi accontento di avere l’intro e vado diretto con tutto il resto se no non ne esco più. Scaramouche mi informa di avere erba sufficiente per un paio di cannoni, cosa che avevo dato per scontato e su cui basavo la buona riuscita della serata, che in realtà consideravo già compromessa nel momento in cui avevamo deciso di andare in esplorazione nei paesi più malghesi dell’altra valle invece di andare a ballare Goa in città. Non che io sia un’amante della città, anzi, ma quando si ha della speed, è il primo sabato dall’inizio dell’estate e c’è una festa goa gratuita e praticamente legale allo stesso tempo, ascendere alle vette (o meglio alle piazzette semi-deserte che ne stanno all’ombra) può apparire al limite come una cura conseguente ad un avvelenamento da serotonina; ovviamente, e per fortuna, mi stavo sbagliando disastrosamente. Decidiamo la dare la prima botta di speed poco dopo essere partiti, in un parcheggio a un quarto d’ora da casa mia e dopo i soliti disagi tipo non sapere dove appoggiare il CD o discutere per 10 minuti se usare una banconota arrotolata significhi condannarsi a una sicura epatite, riusciamo a tirare le nostre strisce, la mia leggermente più corposa, un po’ più timida quella di scaramouche, con un biglietto di Trenord per essere sicuri. Continuiamo la salita lungo la valle commentando che una qualche piazzola lungo la strada sarebbe un luogo pittoresco per una canna (ribadisco che non avevamo assolutamente nulla da fare a parte spostarci in macchina e camminare nei vicoli di paesini infestati da vecchiette-feisbuc e scritte fasciste) e ripromettendoci di fumarla lì magari al ritorno, intanto io percepisco l’effetto blando di una raglia, ossia le classiche sensazioni “sintetiche” in giro per il corpo, voglia di parlare, riduzione del sonno e il principio di quella solidità e immobilità psico-emotiva tipica dell’anfetamina, che pietrifica la normale fluidità dell’animo; di contro, il mio amico, autista e compagno di viaggi sostiene di non percepire niente. Raggiungiamo l’unico degno centro della zona, parcheggiamo la kangoo in stazione e vagabondiamo a caso fiduciosi nel fatto che prima o poi, senza tante difficoltà, saremmo sbucati nella piazzetta centrale, mentre racconto a scaramouche di una mia partecipazione a un rito shamanico-Hillmaniano (costellazioni famigliari per chi lo conoscesse), tra le mille ragionevoli perplessità di lui (che trovo però molto più ben disposto e interessato di come mi sarei aspettato, secondo me è l’effetto “serietà” della droga).
Arriviamo in piazza, dopo una lnga rassegna dei bar ne scegliamo uno che sembra affidabile ed economico, stiamo per ordinare due acqua e menta quando Scara si accorge di aver dimenticato il portafoglio in macchina. Ritorniamo indietro ripercorrendo con naturalezza la stessa strada convinti di starci muovendo ancora a caso, continuando lo stesso discorso spirituale e spiritico nonostante una ventina di excursus chiusi su se stessi. Recuperato il portafoglio, torniamo nello stesso bar e prendiamo due acqua e menta. Faccio la prima pisciata della serata, se ne conteranno molte altre (la speed sembra mi abbia voluto disidratare). Seduto al tavolo la mente funziona bene ma solo in senso orizzontale: penso a qualsiasi cosa senza difficoltà e ne parlo giungendo anche a conclusioni interessanti nel corso della conversazione, ma non sono in grado di saltare da un piano all’altro come mi accade normalmente (e ancor di più con la cannabis, l’alcool, i funghi, il caffè ecc., che non inibiscono questa caratteristica o non particolarmente) e i concetti perdono la loro multi-dimensionalità e i loro colori; parlo di psicologia, filosofia e un po’ di implicazioni esistenziali delle più recenti scoperte o teorie fisiche, ma il modo in cui la mente muove le idee (tutte grige, ferme, monolitiche) è più quello di uno scacchista, del calcolatore matematico che io non sono. Non è un giudizio negativo sugli effetti, assolutamente, solo una descrizione di come la speed abbia su di me spesso un effetto così ‘diversificante’ rispetto alla mia quotidiana condizione (l’ho travata ottima ad esempio per scrivere, perché permette ad ogni cosa di andare al suo posto senza implicazioni psico-emotive perticolari). Come sempre la sicurezza di me aumenta esponenzialmente, soprattutto nella facilità con cui tratto gli argomenti, che spesso tendo a prendere poeticamente o girando intorno ai concetti. Scaramouche continua a chiedermi se io senta qualcosa, gli rispondo di sì e gli descrivo gli effetti, lui dice di non sentire niente tranne, me lo dirà dopo, un senso di oppressione fastidioso a causa dei muri di telonato trasparente intorno alla veranda del bar, dove sedevamo; io però vedo chiaramente che il suo atteggiamento, incluso modo di parlare e di conversare, è radicalmente diverso a quello che ha abitualmente, inoltre ha gli occhi abbastanza sgranati, inizio a pensare che abbia una qualche resistenza che gli impedisce di accorgersi degli effetti. Paghiamo scoprendo che il costo era talmente basso da rendere inutile essere tornati in macchina a prendere il portafoglio. Costeggiamo un affluente mentre i discorsi si fanno via via sempre più sensati e interessanti e arriviamo fino in riva al fiume, dove faccio la mia seconda pisciata (sembra una minchiata, ma secondo me è rilevante), ci sistemiamo su una panchina e rolliamo una canna. Da quando ho cominciato a scoprire me stesso e a risvegliarlo, anche attraverso gli psichedelici, in particolare LSD, fumare marijuana ha per me degli effetti incredibilmente più marcati e in tutto ‘diversi’ da quelli che avevo prima e che si hanno comunemente, si tratta ogni volta di veri e propri tour psichici, con tappe riconoscibili e ogni volta approfondite in modo diverso, spesso allucinatori e in generale fortemente influenti sulla mia percezione di me stesso, soprattutto del rapporto “pancia-testa” se capite cosa intendo (sono accenni superificiali per daver una vaga idea), quindi fondamentalmente degli effetti in un certo senso opposti a quelli della speed, per questo ero estremamente curioso di provare il mix tra i due. Mentre fumiamo l’erba che si rivela essere buonissima (neanche il pusher l’aveva ancora assaggiata prima) appare una lucciola a cui, ne siamo convinti, stiamo molto simpatici e che si avvicina attratta dalle vibrazioni positive. Finiamo di fumare e ci allontaniamo, incontrando un’altra lucciola un’altra mezza dozzina ancora in pochi metri. Riteniamo di considerare che sia in realtà la stessa lucciola con il dono dell’ubiquità e la chiamiamo Betty.
Torniamo alla macchina commentando malamente la poca umanità che vediamo e decidiamo di spostarci per trovare un luogo dove rincarare la dose di speed prima che diventi troppo tardi e sia compromesso il sonno per tutta la notte, sono quasi le 22. Gli effetti della marijuana sembrano essere potenziati dalla speed ma contemporaneamente costretti ad agire avendo quello stesso “monolitismo” come base: un po’ come la speed imponesse alla ganja di agire sul suono di determinate corde fisse ma poi si mettesse a suonare come un pazzo con una foga inaudita. Gli effetti psichici così si concentrano in quella parte dell’essere che percettivamente si ricorduce allo spazio dalle spalle/petto in su (sì, ho una percezione spaziale di me stesso come essere spirituale) mentre la pancia, sede del subconscio, di Dio (per così dire) e sorgente reale di tutti i fantasmi dell’animo che vanno verso la ragione (il pannello di controllo in cima alla testa), è monolitizzata dalla speed, resa un unico blocco connesso al resto della persona, appunto, solo per mezzo di quelle “corde”; l’intensità psichedelica dell’effetto è tale da sorprendermi. Intanto si è fatto buio, scaramouche sente gli effetti della cannabis ma continua a non percepire alcunché dalla speed per quanto io veda in lui gli effetti palesarsi costantemente: ha una sicurezza di sé e una pacatezza rari, una loquacità fluente, un’attenzione e disnibizione nel parlare e nel consideare gli argomenti che chi come me lo conosce non può non notare, soprattutto per la totale assenza di paranoie, scatti d’ira irrazionale (la sto mettendo giù pesante, diciamo sfoghi irrazionali controllati) e simili manifestazioni cui è solito nella quotidianità. Tra noi intanto si è stabilita, nel corso della serata, una sintonia psico-emotiva percepibile quasi fisicamente, la speed sta avendo un effetto quasi empatogeno. Grazie al buio e alla scarsa conoscenza della zona sbagliamo strada, cosa che in realtà ci entusiasma e ci convince a perseverare, tanto nessuno di noi ha fretta; dopo un quarto d’ora di strada impervia tra paesini perpendicolari al fondovalle la riconosco come una delle strade che mi è capitato di fare per andare in montagna durante qualche gita, per accertarmi di aver ragione predico l’inizio di un bosco dopo la curva successiva. Comincio a rendermi conto di star vivendo un’ennesima volta il mio tour psicologico, potenziato però sta volta dall’irruenza della speed e con i punti di passaggio da una dimensione esistenziale a un’altra dati da coincidenze perfette negli eventi, nei discorsi e nel mondo circostante e non solo da una concatenazione di pensieri e stati d’animo. Dopo un po’ di bosco che in realtà so non portare in alcun luogo in cui avesse senso andare a quell’ora, giriamo la macchina e accostiamo su una piazzola. Non fumiamo una canna come ci eravamo ripromessi, ma rimpolpiamo la speed. Sta volta scaramouche ammette per lo meno di averla sentita picchiare nella narice. Esco per quella che è almeno la mia terza pisciata (e mica pisciatine, tra le più abbondanti che abbia mai fatto) e mentre espello, fissando il bosco nella poca luce lunare (che forse era in realtà dei fari posteriori), ho le prime vere allucinazioni della serata, paragonabili a delle visioni lisergiche ad occhi aperti, ma con i colori e le forme delle allucinazioni da cannabis (o anche simili alle allucinazioni da mente lucida che ormai sono costanti e vanno di pari passo con la mia riscoperta interiore). Risalgo in macchina, ripartiamo e da quel momento a me la combinazione speed-marijuana quella sera scatenò la stessa dinamica di un trip, lo stesso imput, solo esplorato con anfetamine e thc invece che con LSD. Sorpresa inaudita. Torniamo indietro, scendiamo per una strada secondaria lungo una fiancata della valle, veniamo fermati dai carabinieri perché la strada è chiusa, torniamo indietro e ci ritroviamo al punto di partenza, il paese con la piazza di cui sopra, e prendiamo la super.
Ci fermiamo a un distributore senza motivo e dietro all’edificio piazzo la quarta pisciatona in poche ore. Mi sento letteralmente sempre più asciutto, proprio fisicamente parlando. Scara continua a sostenere di non sentire nulla, cosa che oltre a essere impossibile è anche palesemente falsa come si evince dai suoi comportamenti, discutiamo di come sia possibile che gli effetti ci siano ma lui non se ne renda conto, supponiamo che sia per il fatto che lui continua a cercarli invece di lasciarvisi andare, ma non cambia nulla e lui continua a dire di non avere effetti; è comunque molto sereno e la serata sta essendo estremamente gradevole. Ritorniamo nel luogo dove avevamo fatto la prima tirata di speed e rolliamo la seconda ciorla, la fumiamo in un parcheggio sotterraneo girando su noi stessi con il furgo per 25 minuti per non far spegnere le luci, in un susseguirsi di discorsi psichedelici di cui non ho precisa memoria. Finita la canna che nessuno si spiega come abbia fatto a durare così tanto (se non forse che parlavo e parlavo senza fumare?) decidiamo che nonostante la ferma decisione presa all’inizio di non bere alcool una birretta tranquilla che la si può anche fare. Ci rechiamo al nostro bar di fiducia, a pochi passi da casa mia, ma come parcheggiamo il furgoncino vengo colto da una attacco psichedelico inaudito, chiedo a scaramouche di aspettare un attimo e accendiamo due sigarette: davanti a me il tendone di un campo da tennis al coperto diventa un lumacone, poi un pianetino che ruota, mille figure geometriche lo ricoprono partendo tutte dallo stesso punto e muovendosi a velocità spaventosa verso l’esterno venendo sostituite ogni tanto dalla superficie dell’oggetto che mi appare, e da altre figure che su di esso si muovono, o interagiscono, e poi tornare a essere figure geometriche, come rombi dagli infiniti colorati ricami. Le visioni si estendono ad ogni angolo del campo visivo, proprio come sotto effetto di LSD, solo con l’aspetto “cannabinoide” invece di quello lisergico. La sensazione fisica è spaventosamente simile a quella dell’acido, ma piacevolissima, senza il minimo fastidio o ambiguità, a sua volta monolitica, sento che dalla pancia arriva un’energia enorme che dà luogo a tutte quelle visioni, ormai le corde suonate dalla speed sono praticamente pura vibrazione. Lentamente mi rilasso e mi sento pronto ad uscire dalla macchina e affrontare la relazione con il mondo esterno (non che prima fosse impossibile, sarebbe stata semplicemente un po’ troppo, preferivo fare le cose una per volta, non ero “chiuso in una bolla”) giusto in tempo per vedere che il bar stava chiudendo il quel momento. Cambiamo bar, mentre Scara continua a riformulare il concetto che sta speed lui non la sente mentre ha gli occhi che gli penzolano dalle orbite.
Entrati nel nuovo bar (proprio nuovo, non ci eravamo mai stati), fatta la sesta e ultima pisciatona (ne ho dimenticata una da qualche parte) e ordinate due chiare piccole, la trasmissione di spirito attraverso le corde si placa: non saprei descrivere con parole sufficientemente entusiaste la realizzazione che provai (scusate lo sbalzo temporale, da qui in poi preferisco il passato) nel sentire la mia testa inglobare attraverso un canale energetico la mia pancia, dove nuove vibrazioni totalizzanti cominciarono ad essere emesse dal battere dei tamburi di una tribù dedita a un culto del sole; non potevo capire al momento che si trattasse della monolitizzazione di tutto il mio essere, un’unica semplice vibrazione vissuta nella mia totalità. Mentre sorseggiavo la mia birra, e ancor di più mentre ero al tavolo da solo (semplicemente perché non impegnato nel dialogo) perché scaramouche era fuori a fumare, godevo dell’ascolto della musica, quasi del tutto lontana dai miei gusti, trasmessa alla radio e dei video musicali nient’affatto relativi ai brani (ma, notammo, sempre perfetti con qualsiasi musica, questo era effetto dello speed per forza e lo notò spontaneamente anche Scara! u.u), avendone una percezione tanto intensa e differente dalla normalità che un brano di Jovanotti sembrava i Red Hot Chili Peppers. Intanto notavo costantemente come tutta la serata e gli eventi, soprattutto i dettagli più piccoli, sembravano posti tutti al momento opportuno, seguendo il mio percorso psicologico e indirizzandolo nella sua direzione necessaria (qualsiasi interpretazione di questo fenomeno sarebbe comunque vera). Concluse birrette e svarioni, fumata un’ultima sigaretta, scaramouche mi riaccompagna a casa, sono circa le 2 e mezza. Fiducioso mi metto a letto.
Non potete sapere il mio dispiacere per non ricordare quasi nulla delle visioni incredibili che costellarono per lo meno la prima mezz’ora di quella notte, prima che sprofondassero nel delirio tipico (ma tu guarda?) delle conclusioni dei trip quando si cerca di dormire o si aspetta pazientemente che avvenga. Ricordo solo che furono qualcosa di grandioso, a livello visivo, mai state così chiare e stabili, ma purtroppo (e me ne rendevo conto allora tanto quanto adesso) priva di una fonte di significato nella pancia, rimasta, per quanto ben connessa, bloccata nel monolite vibrazionale. Erano certamente immagini dal significato, per lo meno iconologico, fortemente spirituale, molte specificatamente mie (credo di aver avuto una visione antropomorfa di un mio dio interiore, ad esempio), altre legate alle religioni orientali, animiste, ataviche o shamaniche, o se non alle religioni per lo meno alle culture. Curiosamente, l’unica visione che ricordo chiaramente è anche l’unica a sfondo cristiano, l’unica che io abbia mai avuto devo dire, ma anche una delle più belle: un semplice tunnel di nubi celestiali con bionda luce divina dal fondo e cerchi di putti in volo, modello affresco rinascimentale (ma fatto meglio, questo va detto), un’immagine che mi diede per altro una gioia infinita. Pesanti postumi nei giorni dopo, difficoltà a risvegliare la pancia e quindi, fondamentalmente, me stesso, fino a sta mattina quando dopo una buona passeggiata mi sono rilassato con del troath singing sotto la doccia (che oltre allo sporco del corpo generalmente mi lava via anche quello morale) riacquistando la mia vitalità ‘de panza’ e la prospettiva della mia esistenza (è quasi sempre necessario dopo le anfetamine, poco male, basta tenerlo in conto ;) ). Detto ciò è stata un’esperienza decisamente interessante, emotivamente forte anche se su livelli “particolari”, superlativa per quanto riguarda la compagnia di scaramouche (chiaramente non son stato qui a scrivere i nostri discorsi né a dilungarmi sull’empatia, a parte due cazzate all’inizio ;) ), ma soprattutto sorprendente e del tutto inaspettata, che un’altra volta conferma come le sostanze ci collochino semplicemente in una determinata dinamica insita in noi e nessuna sostanza ha l’esclusiva :)
Scusate se sono stato lunghissimo, tanto nessuno vi costringe a leggere ;) se qualche ardimentoso sarà arrivato fino alla fine, e avesse addirittura trovato il resoconto di un qualche interesse, grazie mille! :’D
 

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Neurotransmetteur
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30 Juil 2014
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Ho trovato molto bello e interessante questo racconto. Mi ha colpito, anche se non ho completamente compreso, la visione che hai di te stesso e dell'esistenza; immagino che derivi da un lavoro interiore portato avanti per un po' di tempo.
Grazie per aver condiviso la tua esperienza
 

Abej^a G.

Holofractale de l'hypervérité
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20 Fev 2013
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ProtoZoon a dit:
mi sono rilassato con del troath singing sotto la doccia (che oltre allo sporco del corpo generalmente mi lava via anche quello morale) riacquistando la mia vitalità ‘de panza’ e la prospettiva della mia esistenza (è quasi sempre necessario dopo le anfetamine, poco male, basta tenerlo in conto ;) ).

non lo conoscevo per niente.. grazie!
 
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