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La mia prima volta con Achuma (esperienza con San Pedro)

Inorganico

Neurotransmetteur
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16 Mai 2015
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20
Sabato 16/05/15
reperito esemplare di Echinopsis Pachanoi
mi preparavo fisicamente (alimentazione) e spiritualmente (meditazione) da un pò di giorni
evitato cibi piccanti e alcool, per la carne e latticini non c'era problema dato che sono vegano.
la sera prima dell'esperienza fumato due canne di presunto nepalese molto forte



LA MIA PRIMA VOLTA CON ACHUMA


Domenica 17/05/15
sveglia ore 09:30,
mangio una mela e bevo una tisana alla malva.
Verso mezzogiorno partiamo io e l'amico con cui avrei fatto l'esperienza. (lui aveva già provato il peyote, mentre per me era la prima volta con la mescalina).
Verso le 13:30 arriviamo in montagna e alle 14 iniziamo a preparare il nostro San Pedro.

Lo tagliamo sulla sommità, per controllare tramite il sapore se fosse ricco di principio attivo: amarissimo. Procediamo.


Il mio amico toglie le spine e la pellicina trasparente, io nel frattempo affetto un limone e un grosso pezzo di zenzero da usare per facilitare l'ingestione e limitare la nausea. Tagliamo poi il cactus in piccoli pezzetti e spremiamo sopra la sacra insalatona un altro limone intero.


ore 15:00
inizia la prima prova, mastichiamo tre piccole fettine alla volta unendole con un pezzettino di zenzero e uno di limone.
I primi bocconi risultano particolarmente facili, ma più andiamo avanti più il pasto si fa difficoltoso, smorfie di disapprovazione solcano i nostri visi, ridiamo e decidiamo di aumentare la quantità dei bocconi per velocizzare il tutto. Cinque pezzi alla volta, masticati per bene, richiedono un pezzo in più di zenzero da mettere sotto i denti, ogni cucchiaiata aumenta in amarezza e comincia ad accompagnarci una leggera nausea e qualche conato sporadico "facilmente" controllabile.

Tra le 15:30 e le 15:45 terminiamo l'impresa, senza però finire l'insalatona psicotropa, ne lasciamo infatti una piccolissima parte, decidendo all'unisono che ne avevamo mangiato abbastanza (più che altro non ce la facevamo più, ogni cucchiaiata iniziava a diventare una martellata nelle nostre povere bocche e avevamo paura di vomitare prima di assorbirlo). Così lo impacchettiamo e decidiamo di finirlo quando ce la saremmo sentita.


Io ho una strana sensazione di rilassamento euforico generale resa faticosa da una leggera nausea di fondo, mi sento "mentalmente intorpidito", il mio amico sta leggermente meglio di me.




Partiamo zaini in spalla verso la meta che avevamo prestabilito, dei laghetti oltre la montagna. Avevamo però sottovalutato il digiuno e la spossatezza post-san pedro, avanziamo lenti e il sole alto nel cielo ci fa sudare, gli zaini pieni di vivande (che poi si sono rivelate inutili) ci bloccano, e la mia nausea non mi permette di godere a pieno del panorama.
Seguiamo la sterrata che sale nel bosco e porta all'inizio vero e proprio del sentiero, cerchiamo dei bastoni per aiutarci nell'impresa.

Imbocchiamo il sentiero che si inoltra sempre più nella vegetazione fitta, e più il bosco s'infittisce, più la nausea sale, inizio dunque a emettere una serie spropositata di rutti sofferenti nel vano tentativo di liberarmi da quel male. Il mio amico sta piuttosto bene, anche se di tanto in tanto un conato lo assale. Ben presto ci accorgiamo che il sentiero è stato abbandonato a se stesso e non è minimamente segnato, rovi e rami s'intrecciano sul cammino, e incedere diventa sempre più duro. Dopo più di un'ora e mezza io inizio a sbandare e a reggermi in piedi solo grazie al bastone, ad un certo punto all'improvviso mi libero dello zaino e mi chino a vomitare. Schiuma. Zero tracce del cactus. :eek:ak:


Mi sento letteralmente "lavato" interiormente, la nausea scende di molto, finalmente la smorfia di sofferenza che mi accompagnava è sostituita da uno stolto sorriso da fatto. Riprendiamo per poco il cammino, poi ci rendiamo conto che non c'è più un sentiero da seguire e c'è il rischio di perdersi, e perderci allucinati di tardo pomeriggio nei boschi non ci sembra una buona idea.

Così iniziamo a tornare indietro, per cercare il sentiero o un luogo ameno e selvaggio.

A metà strada sfinito dal digiuno e sofferente (la nausea era tornata), inizio a masticare pezzi di focaccia che però invece di ingoiare sputo (il mio corpo non li vuole, ma il masticare mi da sollievo).

Più scendiamo di quota più la nausea diventa sopportabile, col mio amico parliamo del fatto se ci sarebbe salita e analizziamo le sensazioni, entrambi ci sentiamo strani, rintronati ma lucidi.


QUI IL VERO VIAGGIO INIZIA

Ad un certo punto le percezioni iniziano a cambiare e la salita diventa più evidente, al punto che il mio amico all'improvviso grida "è lui! lo sento!" con gli occhi spalancati,come se fosse in allerta :retard:

io sono più sedato, ridacchio e barcollo, ma la sua energia mi fa risvegliare da quella specie di trance sofferente che mi accompagnava,noto che effettivamente l'atmosfera non è la solita, è decisamente onirica, e ogni cambio di luce sconvolge le sensazioni.

Il mio amico tende le orecchie verso valle dicendo che sente la foresta respirare,
io mi butto carponi contro la parete di terra alla mia destra, attratto da una specie di cumulo di radici che formava una cavità-tana buia e profonda, osservo dentro e vedo un occhio sulla parete legnosa interna che mi guarda, inoltre questa si deforma leggermente e sembra respirare.


Torniamo sulla nostra strada e continuiamo a scendere, intanto la mia nausea si placa completamente e viene sostituita da un mal di pancia piuttosto fastidioso che ancora una volta inibisce le mie percezioni distraendomi.

Finalmente verso le 18 raggiungiamo una prateria circondata dalle montagne e dal bosco, nel cui centro è posto un edificio nuovo ma abbandonato (che abbiamo poi scoperto in seguito essere un albergo mai messo in funzione), scegliamo di fermarci lì dato che sentiamo ormai gli effetti avvolgerci.



Appena arrivati io mi butto a terra sull'erba, rotolandomi in preda al dolore e alla stanchezza, il mio amico si allontana nel prato, io guardo le mie mani, l'erba, è tutto così strano e diverso eppure così familiare... mi stendo pancia in sotto stremato e con la testa appoggiata di lato al suolo guardo "dal basso" l'erba stendersi sul prato in lontananza, inizio a vedere fili luminosi che collegano orizzontalmente tutti i fili d'erba, osservo per un pò, cercando di capire, poi mi tiro su e la magia scompare. Chiudo gli occhi e vedo un grande teschio luminoso da cui esce ogni genere di visual psichedelico, ma non mi da belle sensazioni così riapro gli occhi.
Rotolarmi a terra non migliora le mie condizioni, così decido di esplorare un pò la zona, prendo con me il cellulare per fare qualche foto o video e il bastone. Percorro la prateria in mezzo costeggiando l'albergo abbandonato, poi rivedo il mio amico e mi dirigo verso di lui sul limitare del bosco, mi chiama e mi dice di provare a sentire l'energia degli alberi, così iniziamo ad abbracciarli, abbandonandoci a loro.

Sentiamo una fortissima empatia con la natura che ci circonda, accarezziamo i cespugli e l'erba, baciamo i rami, io mi appoggio con la pancia ad un grosso ramo orizzontale e sento la sua energia massaggiarmi l'addome, togliendomi molto del dolore che ancora mi dava noia.

Poi io e il mio amico ci dividiamo ancora una volta, io mi addentro nel boschetto, meravigliato nell'osservare i rapporti tra le varie piante e alberi, sento una specie di piacevolissima e rilassante "ubriachezza energetica".

Vago un altro pò nel bosco poi curioso mi avvicino all'edificio e salgo sul pavimento che lo circonda, le sensazioni cambiano completamente, si sente la violenza con cui l'uomo ha colato quel cemento a forza in quel luogo sconvolgendo il suo ecosistema, percorro il perimetro osservando ogni dettaglio con una calma profondissima.

Torno verso il luogo dove avevamo lasciato gli zaini, incontrando nuovamente il mio compagno di viaggio, scendiamo brevemente nella rimessa auto dell'albergo dove trovo un grosso filo di ferro arrugginito e lo uso per suonare strani ritmi ipnotici sbattendolo contro il muro e il mio bastone.

Una volta di nuovo nel prato decidiamo di toglierci gli scarponi da trekking per sentire meglio il contatto con la terra, la sensazione è stupenda, sembra finalmente di essere completi, sensibili e subito iniziamo ad esplorare nuovamente l'ambiente circostante scalzi, mi sembra di sprofondare nell'erba e sciogliermi in essa, mentre quando raggiungo zone terrose la sensazione è più stabile ma ugualmente gustosa, vediamo degli strani alberi sul limitare del bosco nell'altro versante della prateria e ci dirigiamo verso questi, nel frattempo una forte folata di vento muove tutti gli alberi e la mia vista si concentra in un punto in mezzo al bosco, zoomando in maniera incredibile e trasportandomi quasi all'interno di quel gruppo di alberi che ondulavano in una danza armoniosa e sensuale. Arriviamo dove avevamo deciso e qui notiamo che il bosco è separato dal prato da un piccolo ruscello-acquitrino, rimaniamo ipnotizzati dall'acqua e per un attimo ho una deformazione fantastica della realtà, osservando lo specchio dell'acqua e seguendo le immagini riflesse, salgo con lo sguardo verso il bosco, senza accorgermi che non stavo più guardando appunto l'acqua ma gli alberi reali e non riflessi, questo mi fa sobbalzare e ridere. Il mio amico è immerso in una calma totale e osserva tutto incantato, io cerco di salire su un rialzo sopra la pozza, ma metto il piede su una pianta velenosa o spinosa e vedo letteralmente per un attimo esplodere il dolore davanti ai miei occhi in un piccolo big bang personale di colori accesissimi.

Rido esterrefatto dall'esperienza insolita e ho come la sensazione che lo spirito del San Pedro mi stesse rimproverando per la leggerezza e stoltezza con cui stavo procedendo.

Ad un certo punto, entro ancora più in contatto con il tutto, con me stesso, il mondo che mi circonda e lo spirito di Achuma, il mio maestro.
Dicono di concentrarsi su di una richiesta da porgli, io fin dal giorno prima ero concentrato su "INSEGNAMI A VIVERE".


Il mio amico s'è seduto nella posizione del loto in mezzo alla prateria, baciato dal sole ed è entrato in meditazione con una espressione serena e pacifica da Buddha, io tranquillamente mi sono allontanato, sentivo qualcosa di forte e saggio che da dentro mi guidava e sapeva cosa era meglio per me, così seguendo questa forza sono giunto alla salita da cui eravamo scesi per giungere lì. Una salita di ghiaia cementata, cosparsa di pietrisco. Non mi ricordo come è partito, (ora a distanza di quattro giorni l'esperienza fatta alla memoria risulta meno forte e chiara) però ricordo che ho iniziato a salire sempre scalzo su questa stradina, pronunciando il mantra suggeritomi da Achuma "ACCETTA IL CORPO".

Il respiro regolarizzato dal mantra scandiva i miei passi e il dolore sembrava così distante e controllabile, i miei piedi lo sentivano, ma concentrandomi sulla frase che pronunciavo a voce sommessa e rilassata, risultava non mio, non importante.
Giunto sulla sommità della salita, mi sono guardato intorno e di nuovo l'energia che mi possedeva mi ha suggerito di tornare giù, così con lo stesso metodo ho iniziato la discesa, ma metà strada la mia attenzione è stata spostata sul bosco alla mia sinistra, fitto e bellissimo, proprio il bosco che durante la folata di vento aveva attirato il mio sguardo-zoom.

Così mi sono portato sul confine e ho guardato dentro, la mia parte razionale mi ha suggerito di restarne fuori e che poteva essere pericoloso senza scarpe, ho titubato, fino a quando il mantra non è ricominciato.

"Accetta il corpo, accetta il corpo, accetta il corpo"

Così ho lasciato inascoltate le mie sciocche paure mortali inculcate dalla società e dall'esperienza altrui e mi sono immerso nella macchia verde.
Ogni passo sapeva dove andare, l'empatia con la natura che mi aveva inglobato era totale, mi sono avvicinato a dei rami intricati che sporgevano da un cespuglio in direzione della mia pancia e ho sentito facendomi graffiare leggermente, l'energia della pianta che mi toglieva definitivamente gli ultimi dolori e subito venivano sostituiti da una sensazione intensa di piacere, come se il dolore precedente fosse volto a sciogliere un nodo che una volta sciolto mi aveva curato sotto ogni aspetto.

Ho ringraziato, ogni dettaglio esplodeva di bellezza e perfezione, mi s'è avvicinato un vespone ai piedi che succhiava qualche fiore, ma neanche mi ha notato ronzandomi intorno senza girarsi, intanto il suo ronzio potentissimo mi riecheggiava amplificato davanti e dietro la testa come fossi immerso in una strana vibrazione. Ho continuato a vagare nel sottobosco, meravigliato dal mondo, osservato con gli occhi purificati dalla mescalina, era come tornare bambino e al contempo essere protetti da un saggio maestro, senza scarpe la totalità con la natura era perfetta, i miei passi non aggredivano il suolo e la vegetazione o gli insetti, ma s'inserivano in quel micromondo rispettandolo e di risposta questo mi accoglieva come parte di esso. Non mi sentivo più solo un uomo, mi sentivo figlio della terra, fratello di ogni essere vivente.

Mi sentivo al sicuro, e il piacere mi pervadeva in ogni sua sfumatura, nella pancia un tepore mi massaggiava dall'interno facendomi quasi godere, ero felice, ogni cosa che accadeva aveva un significato simbolico e profondamente connesso con ogni accadimento della mia vita futura e passata, ogni dettaglio era una lezione, ogni minuto d'estasi aumentava la mia gratitudine nei confronti di ogni cosa e questo non faceva che aumentare l'estasi.

Ricordo di aver pensato che la migliore allucinazione è la realtà, la realtà pura e grandiosa, e per me era un grande traguardo dato che anche quando fumo purini sono piuttosto allucinato. Così ho capito che era un messaggio di Achuma, per me che in genere volo con la fantasia e poi ne sono risucchiato e a volte ne esco quasi annullato e stordito. Quella connessione perfetta con la realtà è stata un'illuminazione. Era la risposta al mio "Insegnami a vivere", come il percorso che stavo facendo. Non avevo bisogno di allucinazioni surreali, potevo averne ma non ne avevo bisogno, erano solo una distrazione sul sentiero dello spirito.

Eppure in un momento in mezzo a quel boschetto mi sono seduto a terra in contemplazione, davanti a me solitario si ergeva un grosso albero sul cui tronco era inciso naturalmente un teschio a metà, c'era qualcosa di profondamente diverso in quella scena che disturbava l'armonia, sono entrato in una strana trance guardandolo e poco dopo lo sfondo degli alberi attorno s'è mischiato all'albero in questione e scossa da un vento energetico la parete di energia che s'è venuta a formare ondulava con forza, sfocando tutto il resto e ipnotizzandomi per qualche istante.

Una volta terminata la visione, mi sono rialzato, ho sentito che non dovevo avvicinarmi a quell'albero o sarebbe stato il punto in cui sarei morto, quindi senza troppa fretta mi sono allontanato, fermandomi per qualche istante in un punto per fare una posizione yoga in mezzo a degli accoglienti rami. Poi mi sono diretto verso la salita e uscendo dalla macchia ero commosso, sentivo un amore incondizionato verso l'universo e quel mondo che mi aveva accolto e guarito.

Tornato sulla discesa verso la fine ho incontrato un telone di plastica quasi completamente sepolto, grato alla natura dovevo aiutarla così ho estirpato quel cancro dalla sua pelle e l'ho portato al "campo base", mentre nella mia mente sconvolta dalla bellezza si sono formate le parole di questa specie di haiku "LA PELLE DEL SERPENTE, ESSERE UMANO, SINTETICO."

Arrivato agli zaini mi sono ributtato a terra, ma questa volta un alone di piacere e gioia mi circondava, ridevo da solo, mi accarezzavo lo stomaco che mai in vita mia avevo sentito così messo bene ( di solito ho sempre la pancia gonfia e tesa). Ho preso il mio diario nuovo iniziato per l'occasione e ho scritto il mantra e la frase-poesia suggeritemi da Achuma, mentre scrivevo sorridevo e le scritte sbandavano e di distorcevano sotto la guida instabile della mia mano, poi alzando lo sguardo ho visto il mio amico tornare in lontananza con un'espressione di pace assoluta, coperto di schizzi di fango.

Ridevo e mi rotolavo sull'erba e quando è arrivato abbiamo iniziato a condividere le nostre esperienze mistiche, poi ci siamo abbracciati come fratelli. Lui mi ha suggerito di assaggiare una banana e godermi il gusto, e lì mi sono accorto che era una giornata intera che ero a digiuno e avevo bevuto si e no due sorsi d'acqua dopo aver vomitato, eppure non ne sentivo il bisogno fisico, mi stavo nutrendo più di sempre con la forza di quella doccia di realtà luminosa, accettando il mio corpo lo avevo reso completo, integro e nessun bisogno mortale mi sfiorava. Ma per provare anche questo ho mangiato tranquillamente la banana mentre passeggiavo lì intorno, e l'unica cosa che riuscivo a fare era sorridere come non avevo mai fatto.

Abbiamo guardato il sole scomparire dietro gli alberi, regalandoci giochi di luce spettacolari, poi dopo un pò che il sole era sceso ci siam messi una felpa e gli scarponi e insieme abbiamo fatto un altro giro d'esplorazione continuando a parlare e cercando di capire "razionalmente" la potenza di quella pianta. Ci siamo fermati in piedi su due grandi rocce che sembravano fatte apposta per noi e una grande anatra ci ha sorvolato girandoci intorno facendoci credere a causa del suono assurdo delle sue ali che sbattevano, che fosse un'allucinazione collettiva :-o

Ormai era buio e con la mia torcia ci siamo inoltrati tra un grosso muro messo a caso e degli alberi, e ancora abbiamo sentito l'arroganza dell'uomo, parlavamo di Castaneda e Gurdjieff e il mio amico ha sentito che dovevamo andarcene da lì perchè "la natura cercava vendetta"
io per un attimo ho chiuso gli occhi e ho visto uno strano essere (umano?) di energia rossa accessa in lontananza che ci spiava, allora siam tornati sui nostri passi. Abbiamo osservato le stelle che si vedevano sempre di più e insieme abbiam deciso che era ora di tornare a valle, ci siam preparati, abbiam raccolto le immondizie raccolte nel bosco (anche il mio amico aveva raccattato una bottiglia e un pallone bucato) e poi tranquillamente a torce spente ci siam diretti verso il paesino di partenza, guardando le stelle che diventavano sempre di più, abbiam visto anche qualche stella cadente e forse qualche ufo :retard:

qualche ora dopo, dopo aver mangiucchiato, abbiam ripreso la macchina e siam scesi in un altro paesino, ormai gli effetti principali erano scesi, rimaneva una serenità profonda di base e una profonda coscienza di noi stessi. Eravamo totalmente incantati da quella giornata, e tuttora lo siamo. Arrivati ad una strana chiesetta accanto ad un cimitero abbiamo fumato una canna di fumo, che ci ha sparato l'immaginazione a mille e reso paranoici, eppure la parte mescalinica continuava a farci da maestra e tenerci a bada.

Alla fine abbiamo schimicato alla grande in macchina e poi ci siam diretti con qualche lacrimuccia ipotetica verso la civiltà, incontrando casualmente per strada, di notte, un branco di cinghiali con i loro cuccioli,che c'ha costretto a inchiodare e rimanere folgorati anche da quell'incontro.

Le risate che ci siam fatti al ritorno poi solo Achuma lo sa :)


THE END

spero di non aver scritto troppo, ma essendo la prima esperienza e così intensa non mi andava di perdere troppi dettagli che se ne sono già andati comunque per colpa della memoria e dell'estasi.

alla prossima :tonqe:
 

MENE

Holofractale de l'hypervérité
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14 Juil 2014
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1 916
Semplicemente meravigliosa! :D
 

Zatla

Alpiniste Kundalini
Inscrit
5 Avr 2015
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650
Bellissima esperienza davvero!! :)
 

Inorganico

Neurotransmetteur
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16 Mai 2015
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LSyD_ a dit:
Molto bella come esperienza, a parte la nausea

grazie ragazzi! :D eppure ti dirò quella nausea è stata importantissima nello svilupparsi del viaggio.
ogni grande rivoluzione interiore a suo modo per avvenire deve far male in qualche senso, la mutazione è dolorosa, eppure al tempo stesso non c'è niente di più bello. Non cambierei niente di quest'esperienza tornando indietro
 

Cartagena

Neurotransmetteur
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23 Mai 2015
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64
Inorganico a dit:
grazie ragazzi! :D eppure ti dirò quella nausea è stata importantissima nello svilupparsi del viaggio.
ogni grande rivoluzione interiore a suo modo per avvenire deve far male in qualche senso, la mutazione è dolorosa, eppure al tempo stesso non c'è niente di più bello. Non cambierei niente di quest'esperienza tornando indietro


Sono assolutamente d'accordo, e il tuo racconto è stato molto piacevole da leggere!!! Well done!
 
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