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Funghi, Pre-morte, Religiosità

SaulSilver

Holofractale de l'hypervérité
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11 Oct 2013
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Ciao a tutti, voglio condividere con voi una lettura molto interessante in uno dei libri di Jodorowsky:
Il Maestro e Le Maghe.

Tale episodio è nato dall'incontro di Jodorowsky, con la figlia di Gurdjieff, Reyna D'Assia, che nel libro di Jodorowsky racconta questo aneddoto:
Prima della lettura vi pongo queste domande:

Che funghi sono quelli descritti nella vicenda? O è solo una storiella romanzata per descrivere il vasto impero degli abissi dopo la morte?
Se si, molte religioni(in primis mi viene in mente quella Egizia) ne parlano.
Seconda domanda, e qui andiamo sullo specifico, è veramente importante trascendere dalla materia durante questa vita per sconfiggere il grande nemico che sta alle porte della Morte?

Mi sono risposto a questa ultima domanda, in questo modo:

So che posso ampliare la mia coscienza, fino ai limiti di questo mondo, e forse un pochino oltre, ma i simboli non sono l'infinito.
Perciò l'unico antidoto è il non sapere che ci fosse una malattia, e tornare come bambini, persi nell'infinito del mondo.
Appena scompaiono le parole, ecco che il brivido forse ci coglie, dove siamo in quell'istante? Penso sia questo una esperienza che dovrò fare, col tempo e molta pazienza.
Anche questo discorso è vano, perchè uso parole, dobbiamo tendere a cancellare la nostra memoria, e poi cosa sarà? Lo scoprirò.

Vi copio incollo il testo preso dal libro:

-inizio testo-
donPrudencio Garza, che vive in un paesi no aqualche chilometro da qui... Avevo paura di sottomettermi allaterribile esperienza che lui propone, ma dopo questo segno minicoloso devo farlo, se intendo demolire il castello di illusioni clucontanta fatica ho costruito. "
"Aquale esperienza ti riferisci?"
"Quellostregone da da mangiare dei funghi che provocano uhmveramorte. Se nell'aldilà riesci ad attraversare il fiume di acido e-latua coscienza essenziale non si è liquefatta, resusciti... In casocontrario, muori... Non dire di no con la testa, nessuno mi impe*diràdi passare attraverso questa prova definitiva. Non puoi fare al troche accompagnarmi oppure percorrere a piedi i nove chilome*triche ci separano da Oaxaca e prendere un treno che ti ripori i nellacapitale, perché la limousine la prenderò io."
"Staiper commettere una pazzia.Misento obbligato a venire-conte."
Scendemmodalla collina quasi di corsa. La limousine era sen zale quattro ruote! La testa appoggiata sul volante, don Rodolforussavasonoramente con la bocca aperta. Quando lo svegliammo, vedendoquel disastro perse tutta la sua eleganza di autista per tu*risti,si mise a imprecare furiosamente, fece un nodo ai quattro an golidel fazzoletto, se lo mise in testa a mo' di copricapo e conti nuandoa maledire i ladri e il sole intraprese la lunga camminata versoOaxaca. Reyna D'Assia, cocciuta come doveva esserlo an cheil suo santo padre, decise di percorrere a piedi i chilometrine*cessariper trovare lo stregone. Senza mostrarle la mia inquietudi ne- quell'uomo poteva vivere molto più lontano di quanto lei cre*desse- le dissi:
"Comesi chiama il paesino che stai cercando?".
"Qualcosatipo Huapancingo o Huanotzcan, non me lo ricor*dobene. Ma smettila di preoccuparti. I problemi non sono altro cheillusioni mentali. Abbandonati alla realtà di questo momento. Ormaisiamo a pochi passi da qualcosa d'incredibile, che importa sesono mille o centomila. Andiamo ! "
Camminavamoda oltre quattro ore. Il sole picchiava sempre-piùforte. Il vento con le sue carezze taglienti ci feriva le labbra.Le-miescarpe, rinsecchite per il calore, mi torturavano i piedi. Reyna,mormorandoesercizi matematici, camminava come uno zombie. Mi sedetti su untronco caduto. Dovetti chiamarla a gran voce per fermarla e farlauscire da quella sorta di trance.
"Tihanno dato delle informazioni sbagliate. Questa strada non portain nessun paese, è meglio se ritorniamo."
"Uomodi poca fede! Accetta quello che sei adesso, smettila di pensareal futuro, liberati dal dominio della mente, usa la soffe*renzadei piedi per risvegliare la coscienza del tuo Essere, e alloraavverrà il miracolo. Andiamo avanti! "
"Vaccitu, se vuoi, io torno indietro. La tua follia non è la mia."
Mialzai e in un impeto di furia incontrollabile sferrai un calcio altronco. Parte della corteccia esplose sprizzando fiotti di piccoliragni neri. Scappai via di corsa. Reyna m'inseguì insultandomi.
"Vigliacco! La tua resistenza è la causa del fallimento. Non vuoi lasciartiandare, così ti perdi l'incredibile trasformazione!"
"Questastrada è molto lunga e attraversa soltanto campi di er*bamedica. Posso aiutarvi?"
Lavoce dell'anziano uomo risuonò ai nostri orecchi grave e gentile.Non lo avevamo sentito arrivare. Probabilmente stava ri*posandoall'ombra di un albero. Gli occhi affossati, circondati da unsole di rughette, con le pupille velate dalla cataratta lo faceva*nosembrare cieco. Reyna, inquieta, cominciò a chiedergli:
"Leiper caso conosce un guaritore di nome...?".
Ilvecchio la interruppe con uno strano sospiro.
"PrudencioGarza?Sonoio, figliola. Il vento mi ha portato scheggedelle vostre ombre. Sono sceso qui ad aspettarvi. Prego, seguitemi."
Oltrepassammouna foresta di pini, camminammo lungo un sentieroche serpeggiava fra le colline e finalmente giungemmo in una piccolavallata. Vicino a una roccia nera ricoperta di muschio c'erauna casupola. La porta era incorniciata da rostri di avvoltoi. Lìaccanto, tre capre con le zampe posteriori legate saltellavanogoffamente,un cane nero divorava una iguana e un maiale affon*davail grugno nella terra umida di una fossa scavata di recente.
Vedendociarrivare, il cane dimenticò la preda. Abbaiando ru*morosamente,cominciò a girare intorno a Reyna, poi si sollevò sul*lezampe posteriori e posò le anteriori sul suo petto. Reyna loac*carezzò sulla testa senza nessun timore.
"Fermo,Mictiani, lascia stare quella donna! "
L'animale,obbediente, si allontanò di qualche metro guardan*dola mia amica con occhi pieni d'amore.
"Entratenella mia umile casa."
All'interno,salotto e cucina erano divisi da un fragile tramezzo di vecchi pezzi di cartone. Al centro del salotto, con una lan terna che pendeva dal soffitto nero di fuliggine, c'erano un tappe*to di foglie di palma intrecciate e in un angolo un altare con unii statua di gesso che rappresentava la Santa Morte, uno scheletro ri coperto da un mantello simile a quello della Madonna di Guada lupe, alcuni fiori gialli, un pacchetto di sigarette di tabacco bruno, una bottiglia di aguardiente, quattro piccole caraffe di creta piene1 di atole* tredici candele nere e alcune ossa umane. In mezzo spic*cava una zucca argentata che, con un taglio circolare effettuato al la sua sommità, era stata trasformata in uno scrigno.
Don Prudencio, dopo avere obbligato Mictiani a distendersi sulla soglia e avermi fatto sedere su una panchetta a tre gambe nel*l'angolo opposto all'altare, diede a Reyna la stuoia di palma.
"Siediti di fronte a me, figliola. Vedo che sei decisa a visitare la terra dei morti. Non sarà facile. Il fungo ti darà una morte di tre giorni. Vagherai per i quattro petali del fiore delle tenebre: in quel*lo dell'Est, mille avvoltoi trasformeranno le tue carni e le tue ossa in una pappetta nerastra. In quello del Nord, un fiume rovente ti corroderà la memoria. In quello dell'Ovest, branchi di morti ti svuo*teranno l'anima. E nel petalo del Sud, le dee golose divoreranno l'ultima cosa che ti sarà rimasta, lo sguardo. Se sarai capace di re*sistere, arriverai come un'entità cieca al centro, laggiù dove dentro e fuori sono la stessa cosa, e conoscerai Talocan, il tuo dio interno. Se te lo meriti, lui ti farà rinascere. Se ti disprezza, non ritornerai alla vita. La fossa che hai visto arrivando qui l'ho scavata per te. Magari ci finirai dentro... Quanto a lei, mio caro bambino, visto che è qui in qualità di guardiano, può restare, ma a condizione di non parlare. Se dirà anche una sola parola, la sua amica si risve glierà trasformata in demonio e le succhierà il sangue."
Ero terrorizzato. Avevo voglia di scappare via, dimenticare per sempre lo stregone e Reyna. Eppure, per curiosità o per orgoglio, accettai la prova dicendomi che erano soltanto superstizioni in*fantili, Reyna non poteva essere un vampiro e quel vecchietto non poteva essere un assassino: in fin dei conti, cercava soltanto di gua dagnarsi qualche dollaro approfittando del desiderio di avventure esotiche di una turista.
Non appena gli feci segno che sarei rimasto, don Prudencio chiese a Reyna di spogliarsi completamente e distendersi sulla
: Bevanda dolce a base di mais, cotta in acqua o latte, che si beve caldissima. [N.d.T. \
stuoia. Lei, senza nessun pudore, si tolse gli abili r si sdraio. Al lora, con nostra grande sorpresa, don Prudencio cambio aspi-ilo. Non era più un umile vecchietto, la cataratta parve svani iv da i si ioi occhi, raddrizzò la schiena che sembrava quasi ingobbiti e pivsc a muoversi con gesti eleganti, felini, indossò un mantello di Lina ricamato con motivi aztechi, afferrò un coltello di ossidiana verde e, mentre accendeva le tredici candele nere, recitò una preghiera alla Santa Morte.
"Santa Morte, essendo tu stata creata per Ordine Divino per rinnovare la vita, per carità cancella dall'anima e dal corpo di que*sta povera donna ogni traccia di sofferenza, vergogna, pena e pau*ra, provocate dai modi crudeli con cui è stata trattata da bambina.
"Santa Morte, possa la Falce Celeste che porti tagliare alla ra*dice amarezza, dolore, pena, disperazione, rancore, tristezza, soli*tudine, sconcerto e tutte le altre afflizioni dovute al veleno che è stato versato nella mente di questa povera donna, e consentile di conoscere tramite te Colui Che Tutto Vede e Tutto Può."
Con l'autorevolezza ieratica di un sommo sacerdote, aprì la zuc*ca argentata e tirò fuori una zolla di escrementi bovini su cui cre*scevano ammucchiati quaranta funghi bianchi, simili a piccoli fal*li. L'energia emanata da quei vibranti tallofiti parve riempire la stan*za. Con il coltello verde lo stregone prese a tagliarli, uno a uno, pa*zientemente, per poi introdurli nella bocca di Reyna. Lei, nel mo*mento in cui ebbe ingoiato l'ultimo, cominciò a sudare e a trema*re. Dopo qualche minuto si mise a vomitare. Il guaritore contò i funghi che galleggiavano nel vomito.
"Ogni corpo conosce le proprie possibilità. Ha buttato fuori dieci bambinelli... è una donna vigorosa: ha tenuto nello stomaco la dose più elevata che si possa tollerare."
Si inginocchiò davanti all'altare e mentre Reyna cadeva in un profondo letargo, sempre più pallida, cominciò a cantare lodi alla scultura di gesso.
"Tu sia lodata, Santa Morte, perché la tua divina bellezza è il premio che Dio da ai giusti.
"Tu sia lodata, Santa Morte, perché senza il tuo aiuto l'umanità non potrebbe liberarsi della superbia.
"Tu sia lodata, Santa Morte, perché la tua perfezione è para*gonabile alla perfezione della vita che Dio ti fa rinnovare."
E così, in ginocchio, il guaritore continuò con le sue preghiere e litanie fino a notte inoltrata. Reyna, tramutata in una statua di ce*ra e ricoperta da uno sciame di mosche, non respirava e sembrava che non l'avrebbe fatto mai più. Io, seduto lì, scomodissimo, tre mando di un freddo che era soprattutto ansia, ipnotizzato dalla mo notonia della voce dello stregone, finii per addormentarmi. All'ai ba venni svegliato dall'assordante gracchiare di uno stormo di av voltoi. Reyna era sempre morta. Lo stregone imprecava fuori dal la casupola. Mi alzai con difficoltà, avevo le gambe intorpidite, e uscii. Lo stregone scacciava con un bastone gli avvoltoi che rico privano come un tappeto nero il cadavere di Mictiani. La povera bestia aveva le orbite vuote e sanguinanti. Le viscere gli penzola vano fuori dal ventre squarciato. I rapaci, presi a bastonate, spie careno il volo.
"Non sono stati gli emissari del diavolo a finirlo. Lui si è la sciato morire. Mi aiuti a metterlo nella fossa. "
II cane era grande. Il guaritore lo afferrò per la collottola e io per le zampe posteriori e lo buttammo nella buca. Cominciò a ri coprirlo con la terra ammucchiata sul bordo.
"Non avrei mai pensato di scavare questa fossa per te, fratello. Sei così buono che hai deciso di morire al posto della straniera. Nel submondo starai proteggendo la sua anima... Sii lodato perché hai sacrificato la tua felicità per mitigare il dolore altrui, e perché hai da*to tutto in cambio di nulla. "
Si riempì i polmoni d'aria e pronunciò un amen che sembrava non avere mai fine. Mi guardò sorridendo, ma con la tristezza ne*gli occhi. Vidi riapparire la cataratta. La schiena tornò a incurvar*si e nel giro di pochi attimi non era più lo stregone feroce bensì un vecchietto gentile.
"La tua amica, grazie a Mictiani, non corre più alcun pericolo. Ieri ha attraversato due petali. Oggi attraverserà gli altri due. Do*mattina presto arriverà al centro del fiore e tornerà alla vita... Ho qualche tortilla in casa, formaggio di capra e fichi d'India. Mangia tranquillo. "
Mi aspettava una lunga notte. Don Prudencio, in ginocchio, stava recitando un'altra interminabile litania in lode alla Santa Mor*te. Reyna D'Assia, sdraiata sul pavimento, orribilmente pallida, con*tinuava a non respirare. Anch'io sdraiato sul pavimento, con la te*sta appoggiata contro la panchetta, cercavo di dormire, ma per quanto tentassi di svuotare la mente, ero inondato da un fiume di parole. Avevo creduto di risolvere il koan, camminare nell'abisso e realizzare quello che il monaco cinese Dazu aveva scritto in una poesia il giorno della sua morte:
Nell'aspetto reale, sono cancellate la parola <•• la riflessione, Nell'identità vera, sono eliminati la vista e l'udito. Questo è il luogo della pace serena. Qualsiasi altro studio è soltanto verbosa verbosità.
Oppure capire che cosa aveva scritto il filosofo Seng Zhao,* condannato a morte dal suo sovrano, prima di venire giustiziato:
Quando il filo nudo si avvicinerà alla mia testa sarà come decapitare vento di primavera.
Eppure il coraggio che Reyna aveva dimostrato mettendo la pro*pria vita nelle mani di un guaritore primitivo, mi aveva causato una grave crisi. Quando Ejo aveva detto: "Intellettuale, impara a mori*re! " voleva dire che dovevo smetterla di identificarmi con i miei pen*sieri o che dovevo accettare la morte fisica, così come stava facendo la mia amica? D'altronde, il suo stato catalettico era una vera mor*te? I deliri provocati da un avvelenamento possono considerarsi co*me un'esplorazione dell'aldilà? In questa lunga notte, chi è Reyna? Il suo corpo inerte o il suo spirito che sta vagando in un mondo mi*tico? Quando leggevo insieme a Ejo il libro segreto dei koan, ne ave*vamo trovato uno che poteva andare bene per questa situazione**:
(C'era una volta una donna di nome Seijo, il cui corpo e spirito si erano se*parati. Una delle due Seijo fuggì per sposarsi con il suo amante Ozu, mentre l'altra restò nella casa dei genitori, malata e incapace di parlare, in un letto.) Il maestro Goso Hoen domanda a un monaco: "Se il corpo e lo spirito di Seijo si sono separati, quale di loro è la vera Seijo?". Il monaco risponde: "Quale di loro è reale?".
All'inizio mi sembrava che il monaco dicesse chiaramente che non si trattava della realtà dell'una o dell'altra Seijo, ma della realtà
* Su Dazu esistono poche informazioni. Secondo quanto raccolto dal sinologo Paul Demiéville (in Poèmes chinois d'avant la mori et édités par Jean-Pierre Diény, L'Asiathèque, Parigi 1984), in base alla citazione che di lui si legge nel Zongjing (terminato nell'anno 961), probabilmente visse tra il periodo Tang (618-906) e le Cinque Dinastie (907-960). Seng Zhao (374-414) può considerarsi il primo filosofo del buddhismo cinese: dopo avere letto i taoi-sti, la Vimalakirti-nirdcsa e avere seguito gli insegnamenti di Kumàrasvìva - morto nel 409 -per ordine del sovrano venne condannato a suicidarsi per colpa di tale maestro. I fatti eb*bero luogo a Zhang'an, dove la scuola di Kumàrasvìva aveva suscitato invidie e discussioni.
** Si tratta del caso 35, raccolto nel Mumonkan, presentato da Goso Hoen (1024-1104), in cinese Wuzu Fayan, a uno dei suoi discepoli.
dei concetti di corpo e anima. Più tardi mi resi conto che il mona co si riferiva allo spirito e al corpo di Coso Hoen. "Nel momento in cui mi proponi il koan, volendo farmi cadere nel tranello meta fisico di stabilire un dualismo corpo/spirito, quale dei due sei tu? In realtà, sei un'unità: anche se la definisci con nomi diversi, essa non cambia." A sua volta, Coso Hoen risponde alla domanda del monaco con un'altra domanda:
"Lo stato dell'esistenza di Seijo, com'è?".
Risposta:
"Penoso, auspicabile, odioso, affascinante...".
Anche se il mio anello d'oro è cresciuto di un pollice dico alla gente che non sono innamorato.
L'esistenza non si può dividere in parti, è tutto contempcra neamente.
Maitreya, il vero Maitreya,
divide il suo corpo in mille, cento volte centomila pezzi. Ogni tanto davanti alla gente sottomessa al tempo lui appare. La gente sottomessa al tempo non lo vede.
Il modello della realtà non è la realtà. Un anello che cresce sim*boleggia un amore crescente, ma non è l'amore reale. La parola che descrive il mondo non è il mondo. L'esistenza può essere lo spiri*to e il corpo insieme o non essere né lo spirito né il corpo, è quel lo che è e non come l'analizza o la concepisce il nostro intelletto. Quel corpo sdraiato per terra non è separato dallo spirito, né lo spirito vaga lontano in un'altra dimensione. Entrambi sono una co sa sola. Domani, quando Reyna si sveglierà, crederà davvero di ave*re viaggiato in un altro mondo, arrivando al centro dove regna il mitico Dio? E se non ritorna in vita? Magari 'sto vecchio pazzo l'ha intossicata!
Don Prudencio smise di pregare, andò in cucina e fece ritorno con una brocca piena di latte.
"È delle mie capre. Bevilo, così riesci a dormire. I tuoi pensie*ri fanno tanto rumore."
Non appena ebbi inghiottito quel liquido saporito caddi in un sonno profondo.
Mi svegliai a mezzogiorno. Reyna era vestita, pronta a partire. Don Prudencio era sparito.
"Il vecchio è andato a pascolare le sue capre. Andiamocene! "
Camminammo per tre ore, e lei non apriva bocca. Rispettai il suo silenzio. Non sembrava più la stessa: il suo volto era cambiato - se prima era un susseguirsi di smorfie adesso era simile a una su*perficie liscia, come se le avessero strappato una maschera - e an*che i suoi movimenti fisici erano cambiati. Camminava con tanta leggerezza che i suoi passi, pur essendo carichi di energia, non fa*cevano quasi rumore. Con la colonna vertebrale eretta e il mento leggermente sollevato, dava l'impressione di portare una corona.
Quando scorgemmo il Monte Alban con le sue piramidi, deci*se finalmente di parlare:
"Come avrai notato, pur essendo la stessa ora sono un'altra. Non pensare che creda di essere morta e resuscitata. Ho fatto un viaggio verso me stessa, sono entrata nel submondo della mia ragione nel tentativo di raggiungere il centro dell'inconscio. Così come ha det*to lo stregone, i suoi funghi dapprima mi hanno fatto perdere la per*cezione della mia carne e delle mie ossa: mi sono resa conto di ave*re sempre vissuto dentro il mio corpo come se fosse una prigione. Nel momento in cui l'ho perduto, ho provato per lui un amore in*tenso, e compassione. Poi mi si è cancellata la memoria: a mano a mano che svanivano i legami emozionali, ho capito quanto fossi sta*ta legata a persone, luoghi, eventi. Ogni essere, ogni cosa, ogni atto si erano innestati sulla mia persona per amalgamarsi con la mia es*senza, soffocandola. Nel momento in cui ho dimenticato, ho potu*to essere me stessa. Ma anche quelT'io sono' è stato annientato: ho perduto qualsiasi definizione, qualsiasi contenuto, qualsiasi forma. Non possedevo più. Ero soltanto un punto di vista impersonale... che non è durato a lungo: l'occhio ha smesso di essere separato dal mondo per non vedersi né vedere, ma soltanto essere. Ho recupe*rato l'innocenza e la purezza, sono stata la creatura ingenua di pri*ma di nascere e la creatura saggia di dopo essere morta. Luce fusa con l'ombra, unione armoniosa di tutti gli opposti, amante di me stessa, sono diventata un sole. E allora, con una chiarezza spaven*tosa, mi sono resa conto che il mio corpo, l'altro, mi stava aspet*tando. Era giunto il momento di ritornare... È stato facile, mi è ba*stato aprire gli occhi. Mi sono ritrovata distesa sul pavimento, nu*da, con le gambe spalancate e don Prudencio su di me che stava in*filando il fallo nella mia vagina. Me lo sono levato di dosso e il vec*chio, tranquillo, come se niente fosse si è tirato su la cerniera dei pantaloni, ha spento le tredici candele e mi ha teso una mano por*gendomi il palmo aperto. Gli ho dato una manciata di dollari. Li ha infilati in una bisaccia e se n'è andato via con le sue capre".
"Quello svergognato deve avermi messo del sonnifero nel latte! " "Non so che cosa pensare. È strano che sia ritornata in vita prò prio nel momento in cui lui eiaculava. Forse l'ha fatto per strap parmi alla morte. Lasciamolo stare. Quello che è successo, è suc*cesso perché doveva succedere. Non mi pento di nulla. È stata un'c sperienza liberatoria. Non sarò mai più la stessa. Gli insegnamen*ti del mio santo padre sono stati la barca che mi ha aiutata ad at traversare il fiume: ora che sono giunta sull'altra sponda sarebbe stupido voler vivere per sempre sulla barca. Il passato è morto. K tu fai parte del mio passato. Consideriamo finita la nostra avven*tura. Intendo sparire per un po' di tempo, un giorno ti scriverò. Da ora in avanti non ci parleremo più."
E così, muti, in mezzo a un gruppo di turisti che erano venuti a visitare la collina sacra, ritornammo in autobus nella capitale, se*duti l'uno lontano dall'altra. Arrivati a Città del Messico non ci sa*lutammo neanche. Non la rividi mai più. Qualche anno dopo ri*cevetti una busta, arrivava da Bali. All'interno trovai una fotogra*fia accompagnata da una frase laconica: "Io e Ivanna, mia figlia. Non so se suo padre sei tu o don Prudencio".
-fine testo-

;)









 

Abej^a G.

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-i funghi bianchi saranno i teonanacatl, della famiglia degli strophariacea, genere psilocybe? (http://www.samorini.it/doc1/alt_aut/ek/giacalone.pdf)
gli Aztecorum?! LIFE - Google Books ..... praticamente quelli usati da Maria Sabina..... (http://www.psychonaut.com/notizie-a...mushroom-ceremony-mazatec-indians-mexico.html)

-sul trascendere la materia, credo di sì. è tutta una illusione, il nostro corpo un involucro fatto della stessa consistenza astratta di tutto l'universo, che noi però percepiamo come materia. o come vidi qualche giorno fa: "La vita è illusione. Poi muoriamo."

bello cmq!!! specialmente il finale!
 

SaulSilver

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La figlia di Gurdjieff sarà stata preparata alla vita dopo la morte, ma per noi comuni mortali? Ci vuole calma e sangue freddo, e giorni a meditare?

Abej^a G. a dit:
-i funghi bianchi saranno i teonanacatl, della famiglia degli strophariacea, genere psilocybe? (http://www.samorini.it/doc1/alt_aut/ek/giacalone.pdf)
gli Aztecorum?! LIFE - Google Books ..... praticamente quelli usati da Maria Sabina..... (http://www.psychonaut.com/notizie-a...mushroom-ceremony-mazatec-indians-mexico.html)

-sul trascendere la materia, credo di sì. è tutta una illusione, il nostro corpo un involucro fatto della stessa consistenza astratta di tutto l'universo, che noi però percepiamo come materia. o come vidi qualche giorno fa: "La vita è illusione. Poi muoriamo."

bello cmq!!! specialmente il finale!

Maria Sabina è una sacerdotessa che Jodorowsky tratta nel libro, ma non saprei dirti se i funghi sono gli stessi.
 

Abej^a G.

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beh, a essere bianchi sono bianchi, hanno la forma di un fallo, sono simboleggiati ovunque (specialmente nella statua di Xochipilli....), magari-magari....

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SaulSilver a dit:
La figlia di Gurdjieff sarà stata preparata alla vita dopo la morte, ma per noi comuni mortali? Ci vuole calma e sangue freddo, e giorni a meditare?

il finale dice tutto. annientando il nostro Io (?!). e soprattutto:

SaulSilver a dit:
Ma smettila di preoccuparti. I problemi non sono altro che illusioni mentali. Abbandonati alla realtà di questo momento.
 

Abej^a G.

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